La scomparsa di Sergio Ostinelli – Un saluto, con tanta gratitudine
Un omaggio della “collega” Emanuela Gaggini
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Un omaggio della “collega” Emanuela Gaggini
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Un omaggio della “collega” Emanuela Gaggini
Fu lui a valutarmi, insieme a Jacky Marti, nel mio provino per Rete Tre, che mi ha portato poi a condurre sin dall’inizio la Domenica Sportiva; fu lui, come capo dello sport alla Radio, che mi fece diventare la prima donna ad andare al microfono in “Sport e Musica”.
Da allora e per tanti anni, Sergio è stato sempre un collega prodigo di consigli, un grande Maestro che ho sempre ammirato: dapprima in Radio, per quella sua inimitabile intonazione della voce, per quella sua sicurezza infinita, in ogni frangente, nel raccontare qualsiasi storia; per quel suo saper cambiare registro a seconda della situazione, insomma per quella sua enorme professionalità, che per me … come lui nessuno!
Ho avuto colleghi che agli inizi mi hanno guardata con sospetto: con Sergio, invece, è stato feeling immediato; con lui si poteva parlare di qualsiasi cosa, e sempre e su tutto era pronto a dare una mano, ad elargire preparazione e competenza; aveva soprattutto una dote non comune nel giornalismo, in particolare nel giornalismo sportivo: massimo rispetto e grande attenzione verso qualsiasi interlocutore.
Anche quando passò alle telecronache fu un vero punto di riferimento.
Nel calcio ho imparato moltissimo da lui, quando, ad esempio, ho fatto la bordocampista, ai tempi del Grasshopper in Champions League. Lui commentava, io facevo le interviste.
L’intesa era grande con Sergio, che ritrovavo regolarmente in tutta la sua signorilità in veste di commentatore della nostra nazionale, anche in occasioni speciali, quando a me è toccato il ruolo di conduttrice in studio per gli Europei o i Mondiali di calcio.
Ricordo che diceva spesso: “Solo il grande lavoro, la grande preparazione ti danno modo di esser pronto a commentare qualsiasi sport in qualsiasi momento”.
E questo mi è servito sempre, negli appuntamenti olimpici in cui abbiamo lavorato insieme, anche se su sport diversi o quando, insieme, delle Olimpiadi abbiamo commentato le cerimonie di apertura e chiusura. Per me un doppio onore ed una doppia fortuna: vivere professionalmente eventi tanto emozionanti e poterlo fare con accanto una guida sicura e comprensiva.
Sergio sapeva tutto dello sport, non lo trovavi mai impreparato; è stato un Maestro capace di trasmettere “naturalmente”, senza sforzi o artifici, una passione che alimentava con l’incessante preparazione, perché sentiva il dovere di essere al servizio del pubblico, di tutti i telespettatori. Anche questa era una dote non comune nel nostro mondo.
Gli dispiaceva star lontano a lungo dalla famiglia, ma quello era veramente il lavoro per cui era nato, e lo sapeva sin da quando con suo padre frequentava lo Stadio del Lido per seguire il Locarno.
Se alcuni giovani colleghi a volte erano restii a voler commentare squadre locali, lui che era una vero Grande, non si tirava mai indietro. D’altra parte, da lui ho imparato anche questo: non ci sono “sport minori”, ma piuttosto grandi prestazioni di atleti che con fatica e sacrificio provano ad esprimersi al massimo, ad andare, come si dice, “oltre l’ostacolo”.
Penso a Sergio Ostinelli, oggi e per sempre, con profonda gratitudine, per tutto quello che ho ricevuto, umanamente e professionalmente, da lui: è stato un dono prezioso.
Immagine da archivio RSI
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