“Quale bellezza salverà il mondo?”
Un interrogativo, un episodio raccontato da un premio Pulitzer, una questione che non dovremmo smettere di porre e di porci, cercando anzitutto di saper guardare e ascoltare
Filtra per rubrica
Filtra per autore/trice
Un interrogativo, un episodio raccontato da un premio Pulitzer, una questione che non dovremmo smettere di porre e di porci, cercando anzitutto di saper guardare e ascoltare
• – Alberto Cotti
Naufraghi/e pubblica in italiano l'inchiesta di Republik (con Investigativ.ch) sui rapporti della città con dubbie società di criptovalute e fanatici ultraliberisti
• – Redazione
Gestore del ricco fondo Libya Africa Investment Portfolio (LAP), Bashir Saleh Bashir era uno degli uomini più vicini al dittatore libico. Dopo oltre dieci anni di indagini l'uomo – latitante – è stato condannato dalla Procura federale per riciclaggio e partecipazione ad organizzazione criminale
• – Federico Franchini
Polemiche e indignazione per le condizioni in cui è detenuta e viene portata davanti ai giudici Ilaria Salis, da un anno in carcere senza processo per l'aggressione a un manipolo di neonazisti magiari
• – Redazione
Ma forse gli ‘Zampanò’ di turno, gli avidi padroni del Circo Bianco, si daranno una mossa. Non per amore dello sport o per ragioni etiche: perché l’impresa sta per fallire
• – Libano Zanolari
Punto principale, fare in modo che Kiev rinunci alla riconquista dei territori occupati dalla Russia e torni alle tattiche militari del primo anno di guerra
• – Yurii Colombo
La corte costituzionale francese boccia parti salienti della legge restrittiva sugli immigrati; una sconfitta che conferma le difficoltà della rimonta su Marine Le Pen
• – Aldo Sofia
L’obiezione diffusa della difficoltà di provare empatia e solidarietà per la tragedia del popolo ebraico mentre gli attacchi israeliani si abbattono con ferocia sui palestinesi dimostra anche il fallimento dell’Europa. Le possibili vie d’uscita
• – Sarah Parenzo
L’Unrwa rappresenta l’ultima speranza di ricevere cibo e medicine. Ingiusto che paghiamo per 12 sospetti criminali
• – Redazione
Riflessioni su una Giornata di riflessione su cui è piombata la tragedia del conflitto israelo-palestinese
• – Aldo Sofia
Un interrogativo, un episodio raccontato da un premio Pulitzer, una questione che non dovremmo smettere di porre e di porci, cercando anzitutto di saper guardare e ascoltare
Già, la bellezza. È un concetto così opinabile da essere persino divisivo e non mi sembra casuale che una penna arguta come quella di Dostoevskij abbia scelto di chiedersi “quale” sarà la bellezza a salvare il mondo. Perché ognuno misura la bellezza in modo diverso. C’è chi ama i numeri e la scienza. C’è chi preferisce la natura; altri prediligono il cielo e le stelle e altri ancora l’arte e la cultura. Tutti abbiamo qualcosa che ci piace un po’ di più: un’alba, un sorriso, una poesia, una fotografia, un dipinto, un fiore, un animale, una scultura, una canzone, un film…
A volte però la bellezza ci sfiora, ma non riusciamo a coglierla per i motivi più disparati; anche se a me piace pensare che questo succede soprattutto perché siamo imbrigliati dai ritmi di una vita vieppiù frenetica. Ed è un po’ quello che suggerisce Gene Weingarten in un memorabile articolo del 2007 sul Washington Post – “Perle prima di colazione” – che gli è valso il Pulitzer.
Quella che narra quasi in punta di penna Gene Weingarten, è una storia straordinariamente normale. È la storia di un uomo comune che in una fredda mattina invernale si siede su una panchina di una stazione assai frequentata della metropolitana di Washington, imbraccia il violino e si mette a suonare. Quando inizia ad accarezzare con l’archetto le corde del suo strumento, non sono ancora le otto. È l’ora di punta per i pendolari che sfilano a centinaia davanti a lui, forse insensibili alle sue melodie. L’uomo suona per una quarantina di minuti e solo una decina di persone si fermano ad ascoltarlo almeno per un po’. Ad essere sedotti dalla musica ci sono alcuni bambini con i rispettivi genitori però poco propensi ad attardarsi. Di tanto in tanto poi, qualche passante gli lascia un po’ di denaro prima di proseguire il cammino. Così, quando smette di suonare, quel violinista in jeans si ritrova con una trentina di dollari in più in tasca.
Ecco, ridotta ai minimi termini, la storia è tutta qui: una stazione, un uomo, un violino, la musica e centinaia di passanti. Dietro l’apparente normalità di un artista di strada che suona in una stazione, quel giorno c’era però anche altro. Molto altro. Quel violinista era Joshua Bell: uno dei più noti musicisti a livello mondiale che, seduto sulla panchina della stazione, aveva interpretato alcune delle migliori pagine di Bach e di Schubert, facendo vibrare le corde di uno Stradivari dal valore di alcuni milioni di franchi, ma riuscendo a suscitare l’attenzione di poche persone. Solo pochi giorni prima Joshua Bell si era esibito, con quello stesso Stradivari e con un programma simile, in una sala per concerti di Boston stracolma di melomani che a fine concerto gli avevano tributato un lungo applauso.
Quanto basta per chiedersi se la bellezza (perché la musica proposta da Bell era bella e ben suonata, sia a Boston che a Washington) ha bisogno di un contesto particolare per essere intuita, individuata ed apprezzata. Forse sì, ma sono piuttosto propenso a pensare che per intuire la bellezza anche fuori contesto serva soprattutto la… lentezza. Perché se, per un qualsiasi motivo, non si vuole o non si può guardarsi attorno, la bellezza non riuscirà a sorprenderci e resterà celata.
Insomma: e se fosse la nostra incapacità di svincolarci dai veri o presunti impegni improrogabili della quotidianità ad impedire alla bellezza di salvare il mondo?
Nell’immagine: scultura a Lugano
Due rigori parati a Sergio Ramos, uno a Mbappé, uno a Jorginho: qual è il segreto?
Da anni si lanciano anatemi o si predica il libero accesso dei più piccoli a internet e smartphone; ma il mondo della scuola non ha affrontato seriamente il rapporto fra...