I dilemmi del Sol Levante
Le Olimpiadi, la pandemia e l’emergenza nucleare: il Giappone intrappolato tra più crisi
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Le Olimpiadi, la pandemia e l’emergenza nucleare: il Giappone intrappolato tra più crisi
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Le Olimpiadi, la pandemia e l’emergenza nucleare: il Giappone intrappolato tra più crisi
Il Paese ha registrato finora 443 mila casi d’infezione e più di 8 morti. In 11 delle 47 prefetture nazionali è in vigore lo stato d’emergenza. Ma è la diffusione delle varianti che preoccupa. C’è voluto un anno per registrate le prime quattro mila vittime da coronavirus e solo due mesi per le altre quattro mila. Il timore è che le varianti possano rallentare la campagna di vaccinazione avviata da poco e compromettere ulteriormente l’evento sportivo, già controverso e rinviato di un anno.
Molti cittadini credono che un rinvio dell’ultimo minuto sia ancora possibile, malgrado le rassicurazioni degli organizzatori, altri vedono le olimpiadi come l’ennesima maledizione, mentre una minoranza ritiene che siano ciò di cui il Paese ha bisogno. L’ex Primo Ministro Shinzo Abe voleva che fossero i giochi della ripresa, a dieci anni dal triplice disastro, che ha sconvolto il Paese. Il tre marzo 2011, un terremoto di magnitudo 9, innescò un devastante tsunami e causò il crollo della centrale nucleare di Fukushima, le cui conseguenze rimarranno per decenni a venire.
Oltre 280 miliardi di dollari sono stati spesi per la ricostruzione a livello regionale, compresa la pulizia dei detriti, la riedificazione delle infrastrutture e il sostegno alle vittime. Ma sono lenti i progressi per mettere al sicuro le aree a rischio tsunami. Almeno sette municipalità di Fukushima rimangono inabitabili, 30 mila persone non hanno ancora fatto ritorno nelle proprie case e sono innumerevoli, forse insormontabili, i problemi legati ai reattori nucleari di Daiichi.
Si stima che ci vorrà mezzo secolo per lo smantellamento degli impianti ancora altamente radioattivi. Tonnellate di acqua sono state usate per raffreddare gli impianti danneggiati. Acqua, contaminata, raccolta in serbatoi che stanno per traboccare e potrebbero quindi venire svuotati nell’oceano. Questo è uno dei principali problemi del governo giapponese. Novecento tonnellate di detriti si trovano ancora all’interno dei tre reattori colpiti, che gli ingegneri della Tokyo Electric Power Co. Holdings, l’ente elettrico proprietario della centrale nucleare di Fukushima, stanno cercando di ripulire con l’aiuto di robot che rendono il processo lento e costoso.
Per molti analisti l’essenza del disastro deriva dal mito di assoluta sicurezza dell’atomo, propagandato dai promotori dell’energia nucleare, il villaggio nucleare, come è conosciuto. A causa dell’esperienza traumatica di Hiroshima e Nagasaki durante la guerra, il popolo giapponese aveva sentimenti anti-nucleari molto forti, ma apportare modifiche ai protocolli e alle normative, sarebbe in contraddizione con il messaggio di assoluta sicurezza. Per anni hanno quindi insistito sull’assenza di rischi, tanto che le agenzie di regolamentazione nucleare non avevano incluso un incidente grave nella pianificazione della risposta alle emergenze.
Quando uno dei peggiori disastri della storia moderna ha colpito il Giappone, il governo si è dimostrato totalmente impreparato, a più livelli. L’incapacità di ammettere le colpe, di assumersi le responsabilità, così come la mancanza di trasparenza sugli errori umani alla centrale nucleare hanno minato la fiducia e la credibilità delle autorità.
Il problema è che oggi, con le vaccinazioni in ritardo, le morti in aumento e la comunicazione olimpica contraddittoria, si chiede alla popolazione di fidarsi del governo per la gestione della pandemia e la sicurezza delle olimpiadi.
Nel giorno del decimo anniversario di Fukushima, il presidente di Tokyo 2020, Seiko Hashimoto ha sottolineato che il potere dello sport è diventato un punto focale dei giochi, dopo Fukushima e che il concetto va esteso alla pandemia.
Secondo i media locali, anche l’inizio della staffetta della torcia olimpica, prevista per il 25 marzo, si terrà senza spettatori. Le persone sono invitate ad assistere al passaggio della fiamma solo vicino alle loro case ed evitare gli assembramenti. Dovranno indossare la mascherina e non potranno gridare. La fiaccola partirà proprio da Fukushima in un gesto altamente simbolico, che toccherà le 47 prefetture e coinvolgerà 10.000 corridori. Annullarla significherebbe perdere sponsorizzazioni lucrative e alzare bandiera bianca.
Nel minuto di silenzio osservato in Giappone per commemorare le ventimila vittime del disastro, c’era il dolore per il passato, l’ansia per un futuro incerto e la consapevolezza che gli ultimi dieci anni non hanno insegnato abbastanza.
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