Lezioni di moralità
La coraggiosa protesta delle donne iraniane contro i "guardiani del buoncostume"
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La coraggiosa protesta delle donne iraniane contro i "guardiani del buoncostume"
• – Simona Sala
Considerazioni e osservazioni sull’impennata dei costi dell’energia
• – Enrico Lombardi
L’Organizzazione per la Cooperazione di Shanghai che riunisce Cina, India, Pakistan, Iran e Russia (con gli ex-Stati sovietici eurasiatici), mette in secondo piano e in forte discussione il ruolo di Vladimir Putin
• – Roberto Antonini
Considerazioni controcorrente e un po’ irriverenti sulla scomparsa di una monarca e forse di un’idea di monarchia
• – Redazione
Con l’addio alle competizioni di Roger Federer si chiude la carriera di uno dei più straordinari protagonisti dello sport mondiale, raccontato anche da grandi scrittori – Con un ritratto di Gianni Clerici
• – Enrico Lombardi
Due figli del '68 tra entusiasmi, dubbi e illusioni
• – Fabio Fumagalli
“Racconti di due Americhe” e “Donne d’America”, due libri per narrare un continente contradditorio e pieno di sorprese
• – Redazione
Mentre il PS annuncia la candidatura di Marina Carobbio e Yannick Demaria per il Consiglio di Stato, nel partito continuano a risuonare gli echi di battaglie elettorali personalistiche
• – Enrico Lombardi
Per uscirne vivi serve solidarietà, convinzione e... un piccolo, rudimentale periscopio
• – Rocco Bianchi
Per non dimenticare un Paese in cui circa il 90 per cento degli abitanti vive al di sotto della soglia di povertà e con 5,5 milioni di rifugiati accolti in cinque Paesi limitrofi.
• – Redazione
La coraggiosa protesta delle donne iraniane contro i "guardiani del buoncostume"
Ma facciamo un passo indietro: perché è morta Mahsa? Perché a detta di alcune guardie, arrivata a Teheran per fare visita a una parente, Mahsa, 22 anni, non indossava in modo corretto il velo. Lasciava intravvedere forse una ciocca di capelli, o magari addirittura un orecchio, ma ciò non sia mai, poiché proprio quei segnali femminili, assurti a ossessione per ogni uomo a sua volta represso, conterrebbero in nuce già la colpa di spingere al peccato chi li guarda. Mahsa, dunque è stata caricata violentemente (il video dell’arresto, diventato virale, spezza il cuore) in un furgoncino e portata al posto di polizia, dove l’attendeva una lezione di moralità talmente seria e impegnata, che la giovane donna da quel posto di polizia è uscita in coma a bordo di un’ambulanza, spirando poche ore dopo.
Con una scelta sorprendente per il coraggio che implica, le donne che hanno partecipato al funerale si sono sfilate il velo dalla testa, sciogliendo le meravigliose chiome corvine, e spingendosi a invocare la morte del dittatore, ricevendo, in cambio (la BBC conferma la notizia) nuova violenza sotto forma di repressione armata. D’altronde, non vi è di che stupirsi, se consideriamo che a giugno di quest’anno, sotto l’egida di Raisi, il tasso delle esecuzioni capitali risulta essere il doppio rispetto a quello di tutto il 2021.
Come spesso accade, non sembra esserci limite al peggio, e anche in tempi recenti ce lo hanno dimostrato molti paesi nel mondo, in cui nascere con un’attribuzione biologica femminile corrisponde in modo pressoché automatico a una vita deficitaria, contraddistinta da soprusi, repressione e violenza.
E quello che più spesso ci manca, di fronte a cronache come quella di Mahsa Amini, fatta di violenza cieca, di sangue e morte, è la voce delle donne. Non ci è dato sapere cosa pensano, come vivono una situazione di questo tipo, se sognano, cosa immaginano.
Netflix (sì, proprio la piattaforma di streaming in caduta libera e apparentemente votata solo al mainstream) a questo proposito ci giunge in soccorso, presentandoci i pluripremiati documentari della brava regista svedese-iraniana Nahid Persson Sarvestani. Una serie di documentari datati, è vero (hanno più di dieci anni), ma appartenenti a un’epoca considerata meno repressiva di quella attuale. Più grande ancora, di fronte a questa consapevolezza, è lo stupore quando si scopre che in Iran la droga (eroina) distrugge famiglie intere, che la prostituzione è fonte primaria di sostentamento per molte iraniane (e i clienti spesso sono proprio loro, i guardiani del buoncostume), che in seguito a una politica demografica che ha lungamente proibito la contraccezione, in un quarto di secolo la popolazione è pressoché raddoppiata, che la poligamia è addirittura sostenuta dal governo.
Documentari come Four Wives One Man o Prostitution: Behind the Veil, per noi donne libere, ma anche per ogni uomo, diventano preziosi e sconvolgenti strumenti di lettura del presente, ma anche moniti, su come sia facile scivolare lungo certi pendii, e come sia poi difficile risalirne. Su come sia pericoloso abbassare la guardia, qualsiasi tipo di guardia, quando di mezzo c’è il rispetto, e ogni volta che vengono calpestati i diritti umani. Senza arrivare a scomodare gli estremismi di Iran o Afghanistan, dovremmo acquisire consapevolezza di come nulla sia per sempre, e certe lotte mai concluse, poiché il talebano, sia esso americano avventista o italiano ipercattolico, è sempre dietro l’angolo.
Nell’immagine: fotogrammi dai video che le donne iraniane hanno realizzato e pubblicato mentre si tagliano i capelli o bruciano l’hijab in segno di protesta
In un volume edito da Salvioni la raccolta di articoli di Andrea Ghiringhelli pubblicati da “La Regione” nella rubrica “La trave nell’occhio” – La prefazione inedita
Una conversazione su La Stampa a cura di Simonetta Scandivasci con Vito Mancuso e Gabriele Nissim in occasione della Giornata dei Giusti dell'Umanità