Quanto costa e chi paga la giustizia ticinese?
La parzialità dei verdetti raggiunti con il compromesso, l’abuso del sistema e la totale «scemata responsabilità» dello Stato - Di Manuela Mazzi
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La parzialità dei verdetti raggiunti con il compromesso, l’abuso del sistema e la totale «scemata responsabilità» dello Stato - Di Manuela Mazzi
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La parzialità dei verdetti raggiunti con il compromesso, l’abuso del sistema e la totale «scemata responsabilità» dello Stato - Di Manuela Mazzi
Non sempre, non in ogni circostanza, ma troppo spesso, il sistema giudiziario ticinese risulta essere astruso, illogico, cronofago, estremamente costoso, autoalimentante, e protettivo degli imbroglioni.
Quarant’anni fa l’Ufficio dei Registri commette un errore di trascrizione sui propri atti seguendo in modo scorretto la richiesta pervenuta da una Pretura; quest’ultimo atto legale riportava precisi accordi presi tra le parti nel 1985. L’estratto dei Registri che riporta l’errore è ancora valido ed è, anzi, il documento ufficiale che definisce la situazione circa gli oneri e le servitù di una determinata particella di terreno. Si parla di vicinato e conflitti inaspriti da questa errata trascrizione scoperta solo due anni or sono. L’avvenuto errore è un dato verificato e dunque pacifico anche presso l’autorità che tuttavia non può essere corretto senza la sottoscrizione di tutti i proprietari: nel caso in cui uno di essi non sia d’accordo, anche solo per capriccio, la parte lesa dovrà intentare una causa rivolgendosi a un giudice, questo perché sarebbe trascorso troppo tempo e uno dei proprietari è cambiato. Così facendo si creeranno costi, lungaggini burocratiche e lavoro extra per preture e tribunali notoriamente già ingolfati da incarti, e impegnati in processi, dibattiti, querele, e via elencando.
Questo è solo l’ultimo caso di una lunghissima serie dell’assurdo che coinvolge il sistema, non solo burocratico ma anche normativo, in atto nelle nostre istituzioni. Di ogni fatto qui riportato (sebbene non in modo approfondito, ma solo per esemplificare), la redazione può disporre di tutte le carte.
Fascicoli interi che permettono da una parte di intuire quanto lo Stato sembrerebbe non avere mai colpe, tanto da potersi dissociare dagli errori commessi dai suoi funzionari evitando così le proprie responsabilità, mentre dall’altra fanno emergere come il sistema giudiziario, oltre a essere sempre estremamente costoso, talvolta protegge – anche involontariamente –, non certo gli interessi dei cittadini in modo democratico, ma piuttosto chi sguazza normalmente nel torto: per ottenere giusta ragione occorre essere milionari, o perdere tutto prima di poterla dimostrare.
Si parla di tassazioni rielaborate d’ufficio «a naso», che sono poi contestate tutti gli anni dagli stessi utenti, ai quali viene riconosciuta la ragione solo dopo un’opposizione ufficiale («Sì, mi sono accordo di aver confuso le cifre di sostanza e debiti – ma ormai la stavo già emettendo e ho pensato che l’avrebbe poi risolta facendo un reclamo»); cavillamenti su procedure di incasso che fanno perdere anni e un sacco di soldi che non saranno mai recuperati da nullatenenti (c’è chi ci campa sul non avere nulla, continuando a imbrogliare con acquisti che non pagheranno mai – qui intendiamo non la povera gente che ci prova, ma chi lo fa in modo sistematico; un agire che a noi non pare tanto diverso dal rubare: perché non esiste una pena sociale per chi inganna regolarmente ad esempio locatori, artigiani, garagisti e quanti altri? Non si potrebbe prevedere almeno un recupero con dei lavori sociali?
Magari ci penserebbero due volte prima di fingersi solvibili); difetti di forma che si trasformano in boomerang (basta una dicitura errata su un rigetto d’opposizione di un precetto per vanificare il procedimento d’incasso dopo aver speso già quasi cinquecento franchi di costi procedurali – l’invito dell’autorità, ovviamente, è sempre lo stesso: bisognerebbe sempre rivolgersi a un avvocato; altri soldi per pretendere un risarcimento che non avverrà forse mai); errori la cui responsabilità va rimandata a chi li subisce (come nel caso citato nell’incipit); procedimenti legali che sono costati in un caso 40mila franchi per dimostrare che l’accusato da un perditempo aveva piena ragione, rifusi solo nella misura di 3mila franchi (erano 8mila ma 5mila costava una delle perizie legali) così come stabilito da una legge assurda che determina il costo ideale di una causa e non quelli reali); cattiverie per invidie o altre sciocchezze in tema edilizio dinanzi a piene regolarità, vanificate da abusi mai denunciati e men che meno sanificati; denunce da vicinato palesemente inventate che costano quattro anni di esami, scambi tra avvocati, incontri in tribunale fino ad arrivare alla Corte d’appello, per dimostrare di nuovo l’insostenibilità dell’accusa, che nello specifico denunciava il vicino di aver tagliato «tutti gli alberi presenti» sul suo terreno (almeno una cinquantina), limitandosi poi a ridurle a una decina di piante sempre all’interno della sua proprietà: dieci piante, non piantine. Alberi interi. Si è risolta con la conferma del taglio di tre rami sporgenti nella proprietà dell’accusato, ovvero con una bagatella, per intenderci, costata allo Stato, cioè a tutti noi anni di lavoro di polizia, avvocati, giudici, pretori… senza che nulla sia stato rimproverato all’istante che aveva palesemente mentito.
E l’elenco potrebbe andare avanti all’infinito. Il sistema fa acqua da tutte le parti, gli errori burocratici su documenti legali sono all’ordine del giorno (vi sono avvocati che basano le loro difese solo sui difetti di forma) e creano disagi e cause inutili, tanto che i pretori, i giudici, e immaginiamo persino le segretarie sembra non sappiano più dove sbattere la testa per stare dietro ai plichi, che difficilmente sembra riescano a leggere sempre per intero.
In buona sostanza, sembrerebbe che con il nostro sistema giudiziario se non hai niente da perdere puoi rubare, imbrogliare, e denunciare chi ti pare, ma se hai appena appena qualcosa fatichi anche solo a difenderti: o ne hai tanti, di soldi, oppure sei fregato. Ma fregata è anche la giustizia. Infatti, sempre più spesso gli avvocati puntano alla mediazione. Se uno vi accusa ingiustamente di dovergli pagare 70mila franchi (l’esempio non è inventato) e salta fuori di fatto (dopo cinque anni di perizie e accuse e inviti di comparizione) che nulla gli dovete, avrete comunque speso metà di quella stessa cifra per pagare l’avvocato (costo che non sarà mai risarcito). Preventivamente, dunque, l’avvocato vi inviterà a fare una trattativa cercando di spendere meno di quanto non vi costerebbe la sua parcella, chiedendo ad esempio di abbassare la richiesta dell’istante a ventimila franchi, come stessimo al mercato della giustizia.
L’imbroglione incasserà quindi comunque dei soldi che non gli spettano e voi sborserete un sacco di quattrini convinti di aver risparmiato comunque il costo della difesa. Una somma, peraltro, che potreste pagare solo nel caso in cui aveste tanta liquidità; ma se al posto dei contanti avete una casa? Vi toccherà metterla all’asta per pagare l’imbroglione…
Vince l’ingannatore, perde il cittadino, fallisce la giustizia.
Così pare che funzioni il nostro sistema giudiziario. E a noi non resta che una domanda: davvero non esiste una legge contro chi abusa di questo sistema? Probabilmente c’è, ma costerebbe troppo metterla in pratica.
Manuela Mazzi è giornalista e scrittrice
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