Quel fastidioso rumore della piazza
Quando una manifestazione contro i tagli alla spesa pubblica viene definita come espressione irrazionale, da stadio, di una sinistra autolesionista, dogmatica e sognatrice
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Quando una manifestazione contro i tagli alla spesa pubblica viene definita come espressione irrazionale, da stadio, di una sinistra autolesionista, dogmatica e sognatrice
• – Alberto Cotti
Ricorre ogni 25 novembre la Giornata mondiale contro la violenza sulle donne. Ben venga, se aiuta a non trascurare il fatto che pure tutti gli altri giorni sono giornate mondiali di violenza contro le donne
• – Federica Alziati
È arrivato il momento di una grande mobilitazione per l’«orgoglio maschile»: non in difesa (tardiva) delle donne stuprate, ma contro la violenza dei maschi, contro i maschi violenti
• – Paolo Di Stefano
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• – Franco Cavani
Le Comunità ebraiche: “Lottiamo insieme affinché le violenze siano tutte superate”. Non una di meno: “Corteo aperto anche alle israeliane”
• – Redazione
Il primo stop ai raid utilizzato per cercare i dispersi, recuperare i cadaveri nelle strade, tornare sulle macerie della propria abitazione. 15mila morti, 7mila dispersi, 35mila feriti. E 1,7 milioni di sfollati. Anche ieri l’esercito ha sparato sui civili. E il governo israeliano assicura: è solo una «breve pausa, la guerra continua»
• – Redazione
È moralmente aberrante decidere di “risanare” il bilancio dello Stato scegliendo semplicemente misure che hanno più probabilità di essere applicate. La giustizia è una norma morale, non può limitarsi a una strategia contabile
• – Silvano Toppi
Il primo cessate il fuoco e lo scambio di una parte degli ostaggi con numerosi detenuti palestinesi non è ancora uno spiraglio di pace nella guerra fra Israele e Gaza
• – Aldo Sofia
Vittoria shock del PVV: conquista 37 seggi alla camera, più del doppio di due anni fa
• – Redazione
Parte oggi una grande campagna nazionale contro la violenza di genere
• – Redazione
Quando una manifestazione contro i tagli alla spesa pubblica viene definita come espressione irrazionale, da stadio, di una sinistra autolesionista, dogmatica e sognatrice
la saggezza popolare narra che anche ai più lenti a capire le cose semplici, dovrebbero bastare tre fette per rendersi conto che la polenta è… polenta. Immagino perciò che lei abbia già capito che il “Decreto Morisoli” non può essere applicato se non facendo a pezzi lo Stato. Così presumo che la sua protervia nel demonizzare la sinistra e le migliaia di cittadini e cittadini scesi in piazza a protestare, sia semplicemente figlia della sua personale visione politica della società [il riferimento è all’articolo di fondo “Il rumore della piazza, il verdetto delle urne”, uscito sul C.d.T. del 23.11.23, ndr].
Lei, proprio come Sergio Morisoli e Paolo Pamini (i due politici ticinesi che, più di altri, desiderano distruggere lo Stato così come lo conosciamo), può fingere di non vedere quali siano i veri effetti dell’imporre il risanamento dei conti del Cantone “agendo prioritariamente sulle spese”. E può anche fingere di credere che sia tutta colpa della “sinistra dogmatica e sognatrice” che avrebbe “trasformato il decreto parlamentare formato topolino in un elefante con l’avallo popolare”. Sono però piuttosto certo che lei abbia capito perfettamente – già dopo la prima fetta peraltro – come i veri dogmatici siano Morisoli e Pamini che perseguono, con una cocciutaggine che rasenta il mulesco, il loro sogno di distruggere l’ente pubblico, emarginando con cinismo una parte consistente della popolazione: quella che ha la colpa di essere povera. Perché i tagli proposti dal Consiglio di Stato non sono altro se non l’applicazione (neppure troppo spinta…) di quello che lei descrive come un “decreto parlamentare formato topolino”. Un decreto, come lei ben sa, approvato dapprima dal Gran Consiglio e poi dai cittadini.
Un decreto, perdoni la franchezza, che era già un elefante al momento della sua elaborazione. La sinistra si è limitata a dire, sin da subito, che “agire prioritariamente sulle spese” si sarebbe tradotto in una serie di tagli ai servizi e alla socialità. Ed è proprio ciò che sta succedendo. In barba anche a tutte le rassicurazioni di Morisoli e Pamini, che persino al momento del voto hanno spudoratamente fatto credere ai cittadini che di tagli alla socialità non ce ne sarebbero stati.
Certo, politicamente può apparire pagante accusare il Consiglio di Stato e la sinistra. Il problema, per lei, Morisoli e Pamini, è che ad aver imposto i tagli è chi ha concepito il “Decreto Morisoli”, chi lo ha difeso e chi lo ha approvato e nessun altro. E fra chi lo ha approvato ci sono anche delle cittadine e dei cittadini volutamente ingannati proprio dai promotori del decreto. Cittadine e cittadini che, in un futuro non troppo distante, se si dovessero trovare in difficoltà e tentassero di chiedere aiuto allo Stato, si sentiranno rispondere: purtroppo non possiamo fare nulla perché per effetto del “Decreto Morisoli” lei è troppo benestante per ottenere degli aiuti pubblici.
Già, perché nella visione dello Stato di Sergio Morisoli e Paolo Pamini, ci sono anche dei meno abbienti benestanti che in nome del risanamento dei conti del Cantone possono fare dei sacrifici. E magari anche contribuire a garantire degli sgravi fiscali favorevoli ai benestanti più benestanti che di sacrifici non ne vogliono proprio fare.
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