Appello sugli stupri di Hamas: “Basta omertà negazionista”
Le Comunità ebraiche: “Lottiamo insieme affinché le violenze siano tutte superate”. Non una di meno: “Corteo aperto anche alle israeliane”
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Le Comunità ebraiche: “Lottiamo insieme affinché le violenze siano tutte superate”. Non una di meno: “Corteo aperto anche alle israeliane”
• – Redazione
Il primo stop ai raid utilizzato per cercare i dispersi, recuperare i cadaveri nelle strade, tornare sulle macerie della propria abitazione. 15mila morti, 7mila dispersi, 35mila feriti. E 1,7 milioni di sfollati. Anche ieri l’esercito ha sparato sui civili. E il governo israeliano assicura: è solo una «breve pausa, la guerra continua»
• – Redazione
È moralmente aberrante decidere di “risanare” il bilancio dello Stato scegliendo semplicemente misure che hanno più probabilità di essere applicate. La giustizia è una norma morale, non può limitarsi a una strategia contabile
• – Silvano Toppi
Il primo cessate il fuoco e lo scambio di una parte degli ostaggi con numerosi detenuti palestinesi non è ancora uno spiraglio di pace nella guerra fra Israele e Gaza
• – Aldo Sofia
Vittoria shock del PVV: conquista 37 seggi alla camera, più del doppio di due anni fa
• – Redazione
Parte oggi una grande campagna nazionale contro la violenza di genere
• – Redazione
Il successo della manifestazione di Bellinzona è il preludio di ulteriori azioni di lotta sindacale dei dipendenti pubblici
• – Redazione
Una testimonianza sulla manifestazione di Bellinzona e su quanto sta accadendo all’Organizzazione sociopsichiatrica cantonale in merito alle annunciate misure di risparmio – Di Michel Petrocchi
• – Redazione
Piani, progetti e documenti incomprensibili per un'istituzione che dovrebbe invece ritrovare attenzione per il senso e i contenuti della formazione
• – Fabio Camponovo
La liberazione degli ostaggi è una festa provvisoria. Va goduta. Ma la festa della pace è molto lontana
• – Redazione
Le Comunità ebraiche: “Lottiamo insieme affinché le violenze siano tutte superate”. Non una di meno: “Corteo aperto anche alle israeliane”
Uno stupro però non è sempre uno stupro, qualunque donna ne sia vittima? E la parola d’ordine del MeToo non era: “Sorella io ti credo?”. “Al silenzio assordante delle organizzazioni femministe è seguita una campagna negazionista, che ha messo in dubbio gli stupri perpetrati Hamas, in certi casi tanto violenti da provocare la rottura delle gambe e del bacino delle vittime» scrive Tamar Herzig. Raffaella Rumiati, filosofa e neuropsicologa dell’universitò di Trieste, che si era opposta al boicottaggio degli atenei israeliani, sottolinea: “È atroce che il femminismo consideri le donne israeliane stuprate vittime di serie B”.
Ieri sul Foglio Adriano Sofri, che lungamente ha raccontato gli stupri etnici di più guerre, commentando la ricostruzione di Tamar Herzig, il tacere del femminismo, ma finalmente la rottura dell’omertà sugli stupri del 7 ottobre, scriveva: “Ho l’impressione che di tutti i fraintendimenti tragici o grotteschi che la guerra di Hamas e Israele ha fatto esplodere nella testa degli spettatori e delle spettatrici sugli spalti, questo sia il più rivelatore”. Adesso però sembra che nel silenzio una crepa si sia aperta. Hanno cominciato le femministe francesi, con un appello su Liberation dal titolo: “Riconoscere il femminicidio di massa del 7 ottobre in Israele”.
In Italia, è stata Pina Picierno, vicepresidente del Parlamento europeo, la prima a prendere la parola. “Il 7 ottobre Hamas ha ucciso e stuprato. Gli esiti delle autopsie e delle refertazioni mediche che ho letto sono terribili, i racconti dei terroristi arrestati fanno rabbrividire e i video che ho visionato dalle bodycam dei terroristi sono la rappresentazione dell’orrore. Queste donne israeliane sono state escluse dal dibattito femminista così come accadde per gli stupri di guerra avvenuti in Ucraina. Abbiamo il dovere di raccontare quello che avvenne il 7 ottobre, perché se toccano una toccano tutte”.
Alla sua voce è seguita quella di Valeria Valente, ex presidente della commissione sul Femminicidio: “Gli stupri sono un crimine contro l’umanità, dunque tali sono da considerare, senza se e senza ma, le atroci violenze compiute contro le ragazze e le donne israeliane ad opera dei terroristi di Hamas. Mi auguro, auspico, che il Cedaw, l’Onu, così come il mondo del femminismo, condanneranno con forza quanto è avvenuto ai danni delle ragazze e delle donne israeliane”.
Il punto però è: cosa accadrà oggi alla manifestazione contro la violenza, la cui piattaforma non cita, mai, il femminicidio di massa contro le donne israeliane? L’Unione delle Comunità Ebraiche italiane lancia un appello per “lottare assieme, ricordando tutte coloro che il 7 ottobre hanno subìto crimini di guerra, violentate e stuprate in quanto donne, in quanto israeliane, in quanto ebree”. Ma sono diverse le sigle del mondo ebraico che sottolineano il silenzio sugli stupri di Hamas e la piattaforma “escludente” della manifestazione nonostante ieri “Non una di meno” abbia detto: “Saremo una piazza aperta anche alle donne israeliane”.
Scrive “Hashomer Hatzair”, organizzazione di teenager dagli 8 ai 18 anni: “Ogni anno partecipiamo alla giornata del 25 novembre lottando per tutte le donne abusate ovunque nel mondo. Quest’anno però è diverso: credevamo che voi, come noi, voleste combattere per ogni donna, di ogni nazionalità, religione,etnia, idea politica. Invece neanche una parola è stata spesa da voi per denunciare il massacro delle le donne stuprate, torturate, mutilate e uccise da Hamas. Come se quelle donne non meritassero la vostra pena, il vostro cordoglio”. E la Fiep, Federazione italiana ebraismo progressivo, annuncia di aver deciso di non aderire alla manifestazione, «visto che da molte organizzazioni femministe non viene espressa condanna contro le violenze per le donne uccise e abusate il 7 ottobre”. E infatti oggi le piazze saranno due: le donne palestinesi al corteo di “Non una di meno”, le donne israeliane ricorderanno al Ghetto le vittime “stuprate e uccise da Hamas”.
Nell’immagine: una ragazza israeliana rapita al rave il 7 ottobre
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La testimonianza dalla Striscia. L’assenza di cibo sta cambiando anche i nostri volti. Ci sentiamo ancora più miserabili