Racconto d’agosto – Il martirio di Filomena (6)
Uno scorcio di trama
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Uno scorcio di trama
• – Simona Sala
È già rientrato il grande allarme provocato dal crollo borsistico internazionale di inizio settimana. Ma i problemi reali rimangono
• – Aldo Sofia
Berna riconosce che vi è stato un clamoroso errore di calcolo, e che la spesa effettiva è inferiore di circa 4 miliardi. Ma lo sbaglio non era già noto prima della votazione sulla 13esima AVS, inutilmente avversata da governo e maggioranza parlamentare proprio con l'affermazione che mancano i soldi per finanziarla?
• – Maurizio Corti
Il governatore del Minnesota, ex professore di liceo, che ha difeso aborto e diritto di voto. Ha invocato il cessate il fuoco a Gaza e l’ascolto dei cittadini arabo americani
• – Redazione
l successore di Haniyeh vive da dieci mesi nascosto nei bunker della Striscia di Gaza
• – Redazione
Di Marco Tarquinio, La Stampa La pace è sul serio un intervallo appena tra massacro e massacro? E la Storia è un libro scritto solo col sangue, da leggere dalla parte dei...
• – Redazione
Un senso di gratitudine
• – Simona Sala
Quale potrà essere la risposta militare della teocrazia iraniana?
• – Aldo Sofia
Il prolungamento incomprensibile dell’intervento militare a Gaza produce saturazione nell’informazione, e la catastrofe umanitaria diventa un “rumore di fondo” che comporta assuefazione e un’utile indifferenza da parte dell’opinione pubblica. Ma c’è anche una ragione inconfessabile
• – Delta Geiler Caroli
In un mondo in cui tutti sono stati educati a essere individualmente responsabili per sé stessi, dalla salute all'istruzione, la precedente rete sociale si è disfatta
• – Redazione
Buone notizie, la newsletter con la segnalazione dei nuovi articoli a quanto sembra ha ripreso a funzionare. Ma siccome lo ha fatto per conto suo, senza che sia stato possibile comprendere la causa del difetto, potrebbe fermarsi di nuovo. Speriamo di no, naturalmente. Intanto continuiamo a fare il possibile per capirci qualcosa e ripristinare il servizio in modo affidabile. Grazie di nuovo per la comprensione e per l’interesse, dimostrato dalle numerose segnalazioni che abbiamo ricevuto. La redazione.
Si è mai chiesto, Professor Galvani, di cosa riempiamo la nostra vita, noi emigrati, malati di nostalgia e di distanza da casa? Crede che gli incontri al circolo portoghese bastino per integrarsi, per riempire le serate? Pensa che una chiamata settimanale al proprio figlio risarcisca il vuoto che si prova in occasione dei compleanni, delle feste, dei Natali?
È vero, quando cominciammo a disporre di più soldi, i regali aumentarono. João fece sicuramente festa alla bicicletta da cross nuova che aspettava da anni o alla maglietta del suo giocatore di calcio preferito, ma noi? Quei sorrisi, quei ringraziamenti telefonici o epistolari non potevano di certo sopperire al vuoto, all’assenza.
Mio marito, che è sempre stato un uomo pratico ed espansivo, cominciò presto ad allenare la squadra di calcio dei pulcini tre sere alla settimana, proiettando su quei piccoli calciatori le speranze e le aspettative di cui in realtà avrebbe voluto investire João. Filipe sa farsi amare molto più di me, ride, scherza e corre di qua e di là per rendersi utile: pota gli alberi degli amici, si occupa della griglia durante le feste, organizza tornei di calcio e, grazie a questo suo attivismo, per lui che è integrato, è stato facile trovare il dialogo con João. Dal giorno in cui è arrivato se l’è trascinato appresso, catapultandolo in un mondo pieno di lavoratori pronti a battergli sulla spalla e a dirgli quanto fosse in gamba suo padre. Sono sicura che mio marito a modo suo, e io a modo mio (e ovviamente con il suo aiuto, Professore) abbiamo trovato una via per nostro figlio, e per una madre non vi è nulla di più importante. Sono fiera di João.
Ma ritorniamo a noi. Io ho trascorso molto tempo della mia vita da sola. Non sono mai stata una grande amante della televisione, nutrendo una spiccata predilezione per la lettura. Questo era uno dei motivi per cui andavo molto d’accordo con mio suocero, la cui morte fu un duro colpo anche per me. Durante i primi mesi in Svizzera, quando ancora non lavoravo, leggevo tantissimo. Andavo in biblioteca quasi tutti i giorni: dopo avere spulciato gli annunci sul giornale, passavo ai libri. A volte ne leggevo uno al giorno. E, cosa per me fondamentale, anche se scriverlo mi fa arrossire, senza sborsare un centesimo! Poi una sera (mio marito era uscito a cena con gli amici del calcio), senza preavviso alcuno, mi venne un’idea… un’idea di storia. È strano da spiegare, ma ebbi come la visione di uno scorcio di trama, e decisi di metterla nero su bianco trascrivendola dalla mia mente a un quaderno.
Il giorno successivo, al lavoro mi ritrovai più volte a pensare a quel mozzicone di storia, e cominciai ad arricchirlo secondo possibilità diverse. Entro sera la mia storia era già lunga il triplo, e le sue diramazioni possibili sembravano letteralmente scoppiarmi in testa. Lei è un uomo di lettere, Professor Galvani, insegna da anni e ha vinto molti concorsi letterari: sicuramente conosce la sensazione di euforia, di emozione e eccitazione che si prova quando si sente una storia che cresce in testa…
Galvani non aveva mai avuto quella sensazione, perché paradossalmente era un uomo senza fantasia. Tutto quello che aveva scritto, indistintamente, era il risultato di rimaneggiamenti di grandi romanzi mescolati a squallide storie da rotocalco. Copiava a destra e a manca, cambiando i nomi ai personaggi, il loro sesso, l’età, modificando il paesaggio, così da non renderli riconoscibili. Mai nella sua vita aveva avuto un’illuminazione come quella cui faceva riferimento la donna, mai aveva sentito il bisogno impellente di buttare giù all’istante una frase o un’idea allo stato embrionale, per poi aiutarla a crescere, nutrendola con la propria fantasia. Durante gli anni in cui era stato insegnante si era sforzato, ci aveva provato, aveva immaginato di essere uno scrittore nella speranza di facilitare l’ispirazione, ma non era successo nulla. Eppure aveva continuato a non fare segreto delle proprie velleità e delle proprie ambizioni letterarie, tanto astruse da strappare sorrisi di sufficienza ai colleghi. Con il passare degli anni il «circolo degli intellettuali» della scuola in cui insegnava cominciò ad escluderlo sempre più teatralmente: i colleghi smettevano di parlare quando compariva in aula docenti e nessuno lo invitava quando uno di loro presentava la propria nuova raccolta di poesie in libreria.
Galvani soffriva terribilmente per quel trattamento, e a poco valevano gli inviti degli insegnanti delle materie scientifiche (più spigliati e meno cervellotici): lui con loro non voleva avere a che fare perché si reputava comunque un intellettuale.
© 2017 Simona Sala
Illustrazioni di Franco Cavani
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