Racconto d’agosto – Il martirio di Filomena (5)
Un senso di gratitudine
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Un senso di gratitudine
• – Simona Sala
Quale potrà essere la risposta militare della teocrazia iraniana?
• – Aldo Sofia
Il prolungamento incomprensibile dell’intervento militare a Gaza produce saturazione nell’informazione, e la catastrofe umanitaria diventa un “rumore di fondo” che comporta assuefazione e un’utile indifferenza da parte dell’opinione pubblica. Ma c’è anche una ragione inconfessabile
• – Delta Geiler Caroli
In un mondo in cui tutti sono stati educati a essere individualmente responsabili per sé stessi, dalla salute all'istruzione, la precedente rete sociale si è disfatta
• – Redazione
Seguendo l’andamento delle Borse, la moneta digitale più importante scende sotto la soglia dei 53 mila dollari e trascina con sé le altre
• – Redazione
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• – Franco Cavani
Altruismo?
• – Simona Sala
l’Iran prepara la rappresaglia per le uccisioni mirate di suoi esponenti e alleati, Israele ha già pronta la replica: il rischio più concreto di allargamento del secondo fronte di guerra
• – Aldo Sofia
Giorgia Meloni tiene aperto uno spiraglio al grande dubbio. Non rinuncia a coltivare l’ipotesi di un ribaltamento della storia, di una rilettura ideologica della vicenda nazionale. O almeno di una sterilizzazione politica e culturale della natura della Repubblica
• – Redazione
Razzisti, hooligan e teppisti stanno attaccando stranieri, musulmani e gli hotel dei richiedenti asilo. Gli scontri in seguito all’uccisione di tre bambine a Southport. Il primo ministro Starmer annulla le vacanze a causa dell’emergenza: “Ve ne pentirete amaramente”. Il racconto dei “riots” città per città
• – Redazione
Lui per un certo tempo li aveva aiutati. In modo molto discreto, così che nessuno potesse un giorno rimproverargli di avere fatto delle preferenze, o di avere avuto dei secondi fini. Galvani fece di tutto perché João godesse delle simpatie dei professori, calcando la mano con i colleghi sulle sue presunte doti; chiuse più di un occhio di fronte a certi atteggiamenti prevaricatori nei confronti di ragazzi più mingherlini, ma soprattutto istituì un incontro settimanale a tre con la madre, al fine di discutere progressi ed errori alla presenza di João.
Galvani si rivide in quel periodo lontano, in cui si sentiva ancora molto maldestro. D’altronde sentimentalmente non gli andava particolarmente bene: la prima moglie aveva chiesto il divorzio proprio in un momento in cui lui viveva nel terrore di ammalarsi alla prostata come era successo a suo padre (i segnali c’erano tutti: di notte si alzava almeno due volte per orinare). Galvani aveva cominciato a prestare attenzione all’alimentazione e si era banalmente iscritto in palestra, sostituendo gradualmente gli abiti vecchi con roba più colorata e alla moda. Forse era diventato un po’ pacchiano, col senno di poi doveva ammetterlo, ma all’epoca pensava di essere attraente a sufficienza per una donna delle pulizie, per di più portoghese.
Gli incontri settimanali cominciarono come stabilito, e lentamente diedero i propri frutti. Settimana dopo settimana João sembrava acquistare fiducia. A casa la madre continuava a seguirlo da vicino, con un affetto e una dedizione mai opprimenti, sebbene permeati dai sensi di colpa. Ma settimana dopo settimana Galvani notava con sconcerto anche qualcos’altro: se la prima volta la donna si era presentata con un abito che l’aveva turbato, cominciò gradualmente a coprirsi, spesso indossava dei dolcevita e capitava che non si togliesse nemmeno il soprabito. Teneva i capelli sempre raccolti e le sue frasi si fecero più brevi. Galvani ignorò quella presa di distanza: continuò a invitare madre e figlio a mangiare con lui, a bersi almeno una cosa, a fare una passeggiata, ma la risposta alle sue proposte era sempre negativa.
Quel comportamento, che Galvani leggeva come altezzoso, con il passare dei mesi lo aveva portato a sviluppare un’antipatia, quasi un odio, nei confronti di quella donna che, in cambio delle sue attenzioni e del suo tempo, lo trattava con sdegno e freddezza.
Conservo con gelosia il ricordo dei nostri scambi, per i quali non potrò mai esserle grata abbastanza. Adesso che ci ripenso, rammento che João, dopo il nostro primo incontro, mi chiese di vestirmi con maggiore decenza. Secondo lui a volte indossavo abiti troppo appariscenti. Mi creda, Professor Galvani, non è mai stata mia intenzione cercare di sedurla in alcun modo, o venire etichettata come donna poco seria. Sono legata a mio marito da moltissimi anni, e non gli ho mai dato motivo di vergogna. Le parole di João quindi mi colpirono profondamente, facendomi riflettere sul fatto che non abbiamo mai modo di capire fino in fondo la conseguenza di ogni nostra azione. L’imprevisto finisce sempre per avere il sopravvento.
Mi dispiace avere potuto contraccambiare solo miseramente il suo tempo e le sue attenzioni per João. Quello che lei ha fatto non ha prezzo per noi, eppure eccomi di nuovo qui a chiederle aiuto. Ci sarebbe di che vergognarsi… Questa volta, glielo prometto, non mi limiterò a inviarle conserve fatte in casa, marmellate e buoni-libro, ma vorrei pagarla. Non si scandalizzi, la prego, ma sono convinta del fatto che il tempo di ognuno di noi abbia un prezzo. La mia situazione economica, pur non essendo rosea o al di sopra di ogni preoccupazione, è sicuramente migliore rispetto a quando arrivammo in Svizzera, abbastanza stabile da evitarmi quelle situazioni imbarazzanti che creano disagio e senso di inferiorità.
I nostri incontri terminarono da un giorno all’altro, verso la primavera. Quando gliene chiesi il motivo lei non me lo volle fornire, e io non insistetti. Immaginai che affrontare un divorzio (me ne aveva accennato João) fosse una cosa difficile, che richiedeva tempo ed energie, per cui decisi di continuare da sola il percorso di dialogo che avevamo iniziato con João. Spero che nel frattempo lei abbia raggiunto una sua serenità. Ho sempre serbato nel cuore un profondo senso di gratitudine, e spesso, ripensando alle sue parole, ho trovato una risposta e un sostegno. È anche grazie a lei, Professor Galvani, se João ha individuato la sua strada e ora ha una vita serena. Presto compirà vent’anni e la settimana scorsa ci ha portato a casa la sua prima ragazza, una persona deliziosa. Ma sto di nuovo divagando, mi scusi.
Credo che una delle cose più belle di quando si aiuta il prossimo sia anche la gratitudine che ci viene data in cambio. E proprio il ricordo della sua generosità, le sensazioni di accoglienza provate allora, mi hanno armata ora del coraggio necessario per cercarla, per riprendere sfacciatamente i contatti con lei. È vero, avrei forse potuto chiederle il permesso, ma avevo troppa paura di un rifiuto, e oltre a lei non saprei a chi rivolgermi. Non sono mai riuscita a costruire grandi rapporti con gli indigeni, ancor meno con persone in qualche modo impegnate in attività intellettuali.
La prima volta che aveva letto quell’espressione Galvani si era stupito. Nonostante la donna non gli avesse mai dato l’impressione di essere stupida (aveva pur sempre imparato quasi perfettamente l’italiano e aveva fatto una certa carriera), non l’avrebbe mai associata a nessuna «attività intellettuale».
Su un angolo del tavolo da lavoro, di fianco a un vaso pieno di gigli dal profumo dolciastro, c’era un grande vassoio d’argento intarsiato. Vi erano disposte alcune bottiglie di cristallo contenenti whisky, Galvani si servì un bicchiere di Laphroaig e sprofondò nella poltrona davanti al camino. Gli pulsavano le tempie, il senso di colpa faceva il suo corso, anche se con gli anni aveva perso di vigore.
© 2017 Simona Sala
Illustrazioni di Franco Cavani
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