Se Putin alla parata ha solo un carrarmato
Dalla piazza Rossa Vladimir Putin celebra la Giornata della Vittoria e torna a brandire l’atomica. Ma senza mezzi né uomini quello che può ostentare sono i veterani accusati di crimini di guerra in Ucraina
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Dalla piazza Rossa Vladimir Putin celebra la Giornata della Vittoria e torna a brandire l’atomica. Ma senza mezzi né uomini quello che può ostentare sono i veterani accusati di crimini di guerra in Ucraina
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Dalla piazza Rossa Vladimir Putin celebra la Giornata della Vittoria e torna a brandire l’atomica. Ma senza mezzi né uomini quello che può ostentare sono i veterani accusati di crimini di guerra in Ucraina
«Non permetteremo a nessuno di minacciarci, le nostre forze strategiche sono sempre pronte al combattimento»: dalla tribuna in piazza Rossa Vladimir Putin torna a brandire l’atomica per la terza volta in una settimana, anche se promette che la Russia «farà il possibile per evitare lo scontro globale». I missili balistici Yars, e i tattici Iskander, hanno attraversato la piazza sotto le telecamere, come illustrazione alla retorica bellicosa del leader russo. La sfilata militare dedicata al giorno della vittoria, l’anniversario della sconfitta del nazismo – che Mosca per volontà di Stalin festeggia il giorno dopo l’Europa, a sottolineare di aver combattuto una Grande guerra patriottica, e non la Seconda guerra mondiale – è il coronamento delle cerimonie del trionfo putiniano iniziate con la sua entrata in carica, due giorni prima, per il quinto mandato al Cremlino. E come la cerimonia della investitura di Putin aveva segnato il passaggio definitivo da un sistema elettivo, almeno sulla carta, a una monarchia di fatto, così i festeggiamenti per la vittoria ha segnato la sovrapposizione finale della guerra contro Hitler con quella contro l’Occidente che Mosca combatte in Ucraina.
Gli «eroi dell’operazione militare speciale», come li chiama Putin, marciano in piazza Rossa, per la prima volta in colonne separate dalle truppe cerimoniali e dai soldati vestiti con uniforme d’epoca, nella rappresentazione di una guerra eterna, «esistenziale», come la definisce la propaganda. Tra le motivazioni della Russia, secondo Putin, la difesa contro il «revanscismo delle élite occidentali» che vogliono «imporre una politica coloniale». E per chiarire qual è il lato sbagliato della Storia, secondo Mosca, l’ex presidente Dmitry Medvedev ha pubblicato l’articolo dal titolo eloquente “Come gli anglosassoni hanno promosso il fascismo nel XX secolo e l’hanno resuscitato nel XXI”, in cui accusa Washington e Bruxelles di «un cinismo che supera quello di Hitler». Il fatto che gli occidentali erano alleati di Mosca viene menzionato solo di sfuggita, e dalla lista dei popoli sovietici che hanno contribuito alla vittoria contenuta in materiali didattici per le lezioni propagandistiche nelle scuole russe spariscono gli ucraini, nonostante quasi 10 milioni di morti.
L’invasione dell’Ucraina è, in questa visione, il sequel della grande battaglia contro il Terzo Reich, e il solitario T-34, il carro armato simbolo della vittoria sovietica, apre la sfilata sulla piazza Rossa come simbolo di questa continuità. Secondo diversi commentatori russi, l’apparizione del tank storico è funzionale anche a occultare l’assenza di quelli più moderni: lo sfoggio di uomini e mezzi sotto le mura del Cremlino è stato più che dimezzato rispetto alle parate prima del 2022. Gli organizzatori hanno perfino osato un sorvolo di 15 aerei, cancellato l’anno scorso, nonostante proprio ieri i droni ucraini hanno segnato un nuovo record di gittata colpendo una raffineria in territorio russo, in Bashkiria, a 1.500 chilometri dal confine. Il ministero della Difesa russo si è guardato bene comunque – a differenza dagli anni precedenti alla guerra – dal fare sfilare gli ultimi modelli come il famigerato carro Armata, che non sono mai apparsi al fronte perché l’industria russa non riesce a produrli in quantità.
La Russia continua a combattere una guerra vecchio stile, con mezzi vecchi, ma il collegamento ideale con quella guerra che Putin ha elevato a una forma di culto lo presenta quasi come un merito. Il presidente russo assiste alla parata con al suo fianco due veterani ultranovantenni (il Cremlino specifica che stavolta sono reduci “veri”, e non i membri della polizia politica che gli erano stati affiancati un anno fa, nonostante non avessero mai combattuto al fronte), e alle sue spalle gli ufficiali che hanno combattuto in Ucraina, con tanto di medaglia d’oro di Eroe della Russia sul petto. Secondo i media russi, hanno prestato servizio in distaccamenti accusati di crimini di guerra: la 55ª brigata motorizzata del tenente maggiore Chalym Chuldum-ool ha tenuto per un mese prigionieri in uno scantinato 350 civili del villaggio Yahidne, i parà della 76ª divisione del maggiore Boris Dudko avevano occupato Bucha. Alle spalle del presidente kazakho Kasym-Zhomart Tokaev – gli unici ospiti internazionali alla parata erano i leader dell’Asia Centrale ex sovietica, il dittatore belarusso Aleksandr Lukashenko con il suo volpino bianco, e i capi del Laos, di Cuba e della Guinea-Bissau – era seduto il maggiore Artur Orlov, della 90ª divisione di carri, il cui comandante è finito sotto sanzioni europee per gli stupri di civili commessi dai suoi subordinati. E a Khabarovsk la sfilata è stata guidata dal tenente colonnello Azatbek Omurbekov, identificato come il “macellaio di Bucha” per aver ordinato ai suoi soldati di uccidere tutti i civili in possesso di un cellulare.
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