Taiwan elegge il nemico di Pechino
Vince la democrazia sull’isola autogovernata e il candidato alle presidenziali Lai Ching-te, che Pechino considera un separatista
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Vince la democrazia sull’isola autogovernata e il candidato alle presidenziali Lai Ching-te, che Pechino considera un separatista
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Vince la democrazia sull’isola autogovernata e il candidato alle presidenziali Lai Ching-te, che Pechino considera un separatista
È stata una difficile battaglia, ma Lai Ching-te, noto anche come William Lai, ce l’ha fatta. Con lui, e per la prima volta nella storia di Taiwan, il partito democratico progressista (DPP) ha vinto un terzo mandato.
Le sfide che attendono il Presidente dell’isola di 23 milioni di persone sono immense, ma ieri i suoi sostenitori hanno mandato un chiaro messaggio alla vicina Cina: la prima democrazia di lingua cinese va per la sua strada, malgrado le intimidazione e le minacce di un’unificazione forzata da parte di Pechino. Taiwan sta forgiando la sua identità e coltivando le sue libertà, valori che si allontanano sempre di più da quelli della repubblica popolare cinese.
A convincere gli elettori il fatto che Lai ha promesso la continuità. Porterà avanti la politica estera di Tsai Ing-wen, di cui è stato il vice Presidente, promettendo di mantenere lo status quo, un’indipendenza di fatto, ma non formale. Proclamare l’indipendenza sarebbe un peccato mortale per Pechino. Allo stesso tempo ha promesso riforme sociali a livello locale, perché se per i media internazionali lo scrutinio di ieri era un referendum sui rapporti con la Cina, per gli elettori taiwanesi era prima di tutto un voto per il loro futuro.
Ad aiutare Lai è stata l’incapacità dell’opposizione di unirsi in una candidatura comune: il Kuomintang (KMT), il partito storico più aperto al dialogo con Pechino, non ha saputo accordarsi con il neo-fondato partito popolare di Taiwan (TPP), per sfidare insieme la formazione di governo. L’avessero fatto, lo scenario sarebbe stato diverso. Il TPP in particolare ha raccolto numerosi voti di protesta contro le due forze politiche storiche. Pur vincendo la Presidenza, il DPP ha infatti perso la maggioranza in parlamento, un fattore che potrebbe rallentare ed ostacolare le iniziative di Lai.
Malgrado le aspettative dietro a questo voto, il suo esito non risolverà le tensioni con la Cina, che ha già ammonito che il risultato non cambierà il suo piano di unificare l’isola. Secondo gli esperti continueremo a vedere il gelo tra il partito democratico progressista e il partito comunista cinese, e continueremo ad assistere alle esercitazioni militari nella zona di demarcazione della difesa aerea di Taiwan, un modo per Pechino di segnalare la propria insoddisfazione nei confronti del DPP e cercare minarne il sostegno degli elettori taiwanesi.
Sebbene ci sia sempre la possibilità di una reazione eccessiva, come abbiamo visto dopo la visita a Taiwan di Nancy Pelosi, ex speaker della camera statunitense, i risultati di ieri non significano nemmeno “guerra”. Le prossime settimane saranno cruciali. L’insediamento del nuovo Presidente avverrà a maggio e molte cose possono succedere prima di allora.
Nella conferenza stampa di ieri Lai Ching-te è stato attento ai toni parlando delle relazioni nello stretto di Taiwan. Ha anche aperto al dialogo, pur sapendo che Xi Jinping non ha mai voluto parlare con Tsai Ing-wen e difficilmente parlerà con lui, le cui idee sono considerate più radicali di quelle di Tsai. Per Pechino la base per riallacciare qualsiasi rapporto è la formula “un paese, due sistemi”, ossia fare di Taiwan un’altra Hong Kong. Un compromesso che sul territorio autonomo nessuno vuole.
C’è spesso la speranza o l’illusione che il dialogo possa aiutare la repubblica popolare cinese ad accettare che Taiwan sia andata in una direzione di non ritorno e non possa più venire trattata come una sorta di provincia perduta. Tuttavia per Pechino Taiwan è una parte così fondamentale del nazionalismo contemporaneo, che sotto la Presidenza di Xi Jinping la Cina non abbandonerà mai l’ambizione dell’unificazione.
Nel frattempo il nuovo Presidente taiwanese dovrà trovare un modo per mantenere la pace e la democrazia per i cittadini, che gli hanno dato fiducia e lo vedono come il protettore di uno statuto ambiguo e fragile, ma irrinunciabile.
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