Un granello di sabbia che può fare la differenza (forse)
Giovani bisognosi di un’adeguata assistenza dentro la morsa dei tagli del “decreto Morisoli”- Di Bruno Brughera
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Giovani bisognosi di un’adeguata assistenza dentro la morsa dei tagli del “decreto Morisoli”- Di Bruno Brughera
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• – Redazione
Giovani bisognosi di un’adeguata assistenza dentro la morsa dei tagli del “decreto Morisoli”- Di Bruno Brughera
Molte analisi e disamine su questo tema sono già state espresse e molte ne seguiranno. A noi operatori e membri del gruppo contro il Centro Chiuso per minori, preme evidenziare qui, con fermezza, che da tempo stiamo sostenendo una causa che rischia fortemente di venir coinvolta nelle misure citate in modo doppiamente errato, poiché è progettata con un investimento finanziario destinato ad un progetto che contestiamo vivamente, ma che, con l’aria che tira, rischia di restare in preventivo a scapito di un’ampia serie di servizi che subiranno i tagli del “decreto Morisoli”. Oppure sarà l’occasione per chiudere definitivamente il discorso, a totale discapito delle necessità di giovani bisognosi di assistenza.
L’esempio che ci preme ancora una volta portare a conoscenza, è quello, appunto, del progettato Centro Chiuso di Castione, un’opera ed un’operazione da quasi sette milioni di franchi. Un granello di sabbia? Forse sì, ma sicuramente una spesa che serve a pochi e che non risolve gli annosi problemi che affliggono la situazione dei minorenni in difficoltà, bisognosi di una rete di cura (medica, psicologica, educativa o rieducativa) capace di assistere, con competenza e formazione adeguata, casi sempre più frequenti, non di rado, in questi anni, addirittura ospitati da centri lombardi e liguri, che ora non potrebbero più accoglierli.
La risposta a questo problema, come si sa, è quella di un Centro chiuso proposto inizialmente fin dal 2006 e successivamente fortemente voluto per finalità repressive dai Giovani Liberali, poi previsto e progettato come centro punitivo e coercitivo, inizialmente addirittura provvisto di cinghie per immobilizzare i minori, isolati ed estromessi da ogni attività. Un vero assurdo, quello di pensare di risolvere il disagio sociale con soggiorni di tre mesi sottochiave. In effetti, gli stessi operatori del settore sono insorti contro il previsto centro mediante una petizione della VPOD corredata da ben 500 firme. Potremmo argomentare meglio dicendo, come facciamo da tempo, che si tratta di un capitolo spinoso di una questione non certo facile da gestire, infarcita di interessi complessi che vedono dare mandati a enti incapaci di presentare progetti pedagogici adeguati: si veda, in proposito, il caso del mandato per la gestione del suddetto centro affidato alla fondazione Vanoni, che è stato respinto dalle autorità federali.
Potremmo pure ricordare che la Conferenza dei direttori dei centri educativi per minorenni da tempo mette in guardia le autorità sull’inopportuna scelta di aggravare il settore con tagli al loro sostegno. In un contesto in cui la crescente sofferenza psichica dei minorenni preoccupa l’insieme della società e i professionisti del settore, le previste misure di risparmio comportano una fragilizzazione che non potrà che ridurre la capacità di presa a carico dei minori. Per essere chiari, questo significa che verranno a mancare prestazioni atte ad accogliere in termini di prevenzione e cura la sofferenza dei minorenni per mancanza di fondi.
Ora, con la manovra di rientro, il progetto del Centro chiuso è diventato insostenibile anche dal punto di vista finanziario, poiché finirebbe per divorare milioni di franchi per la sua realizzazione e gestione. In breve: non c’è davvero nulla che suggerisca di mantenere l’idea di farlo sorgere né a Castione né altrove, con i costi che esso comporta, anzi. Ma il rischio, a questo punto, è quello di non veder ragionevolmente dirottati quei soldi su un progetto alternativo più sensato, ma semplicemente di assistere alla drastica chiusura (politica) della questione.
Con i mezzi risparmiati sarebbe invece possibile allocare alle strutture esistenti e funzionanti e al lavoro di prevenzione i fondi necessari a proseguire nella loro insostituibile opera. C’è da chiedersi se i parlamentari e governanti prendano nota di queste osservazioni che noi poniamo da dieci anni e soprattutto se ascoltano il parere dei professionisti del settore.
Nella speranza che le prossime manifestazioni di piazza siano ben partecipate e che i vari enti e associazioni continuino il lavoro di segnalazione e denuncia delle incongruenze, si spera che lassù a palazzo, rivedano le loro decisioni.
Bruno Brughera è operatore sociale e membro del Coordinamento contro il Centro chiuso
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