“Sono stati e sono il meglio dell’umanità”. Lo ripete spesso l’inventore dei “Giardini dei Giusti”, lo scrittore e giornalista Gabriele Nissim, che in diverse città, europee e no, ha così contribuito a sensibilizzare l’opinione pubblica su chi ha salvato da dittature nefaste, a cominciare dal ‘male assoluto’ di marca nazista, persone in pericolo. Non solo quei Giusti che rischiarono la vita soccorrendo gli ebrei durante la Shoah. Ma – ed è questa l’ammirevole intuizione di Gabriele – anche persone che, nella nostra epoca, di fronte a guerre, genocidi moderni, violazione dei diritti umani si sono esposte ed impegnate generosamente nel soccorrere le vittime designate della barbarie. Dovremmo esserne consapevoli proprio nel momento in cui due feroci conflitti, in Ucraina e in Medio Oriente, ci segnalano che la mala pianta della sopraffazione e della violenza fa sempre parte anche del nostro presente. Proprio qualche giorno fa, Nissim, in un intervento pubblico, ha segnalato l’eroismo di un arabo che il 7 ottobre scorso aveva soccorso una decina di ragazzi in fuga dalla carneficina che si abbatté sul “rave” dove i miliziani di Hamas trucidarono oltre duecento ragazze e ragazzi israeliani: individuato dai jihadisti di Gaza, poche ore dopo il soccorritore arabo è stato minacciato di morte.
Anche Lugano ha il suo “Giardino dei giusti”. Svizzeri e ticinesi che non si girarono dall’altra parte. Iniziativa meritevole dell’Associazione Spitzer e della Città di Lugano con l’allora sindaco Marco Borradori. Lo sapete, si trova al Parco Ciani, a fianco della Biblioteca cantonale e del Palazzo degli Studi, piccolo rettangolo di verde con alcune piante (inspirandosi all’esperienza del Museo Yad Vachem di Gerusalemme), una segnalazione lungo il viale, e sotto ogni albero una targa col nome di chi si è voluto onorare per il suo impegno umanitario o per tener viva la “memoria” – Federica Spitzer venne ad abitare in Ticino dopo essere sopravvissuta al campo cecoslovacco di Theresienstadt, prima tappa degli ebrei destinati ai lager di sterminio in Polonia, ‘stazione di transito’ dove perirono comunque di torture stenti e malattie circa 30.000 detenuti.
Il “Giardino dei Giusti” dovrebbe dunque essere uno scrigno aperto sulla memoria. Ma a Lugano ci devono essere degli…smemorati. Peggio ancora se sbadati. O del tutto indifendibili se indifferenti. Fra i “Giusti” segnalati sulla sponda del Ceresio c’è anche il pastore Guido Rivoir, che l’11 settembre scorso avevamo ricordato in Naufraghi/e, in occasione del 50esimo anniversario del sanguinoso golpe fascista in Cile contro il governo democraticamente eletto di Salvador Allende. Nei mesi e nelle settimane successive al colpo di Stato e della presa del potere del generale Augusto Pinochet (mentre fra i militanti di sinistra arresti, torture, neonati rapiti e desaparecidos si moltiplicavano) in Svizzera molti si mobilitarono per sottrarre alla dittatura cileni in pericolo. Fra essi Guido Rivoir, che fu in Ticino uno dei co-promotori e il punto di riferimento dell’”Azione posti liberi”.
Il fatto – che già a metà settembre avevamo segnalato – è che al Ciani tutte le targhe commemorative sono al loro posto, tranne una: quella dedicata a Guido Rivoir. Finita dove? Per mano di chi?
La targa dedicata a Guido Rivoir era qui
Se non è in qualche atelier per un necessario… ‘restauro’ (e quanto ci vuole?), non si può che pensare a un atto vandalico. Da parte di balordi? Di teppisti? O, in tempi di digrignar di denti e di intolleranza politica, di qualcuno che ha voluto oltraggiare la memoria di un progressista che diede allora una prova di compassione e tolleranza che nei nostri tormentati tempi, in cui per taluni il nemico numero uno è sempre e comunque l’immigrato (non solo quello irregolare), sembra difficilmente replicabile. Solo una vaga ipotesi, su cui non val la pena lambiccare.
Limitiamoci invece a chiedere se qualcuno dei solerti personaggi che in occasione della Giornata della Memoria ricordano cerimoniosamente la cultura luganese dell’accoglienza (spingendosi a volte fino… agli anarchici dell’Ottocento), si sono accorti o no della ‘targa smarrita’? In caso di risposta positiva, cosa aspettano? E cosa intendono fare? E comunque quando pensano possa arrivare il momento di provvedere a sostituirla?
Prevedibile il ritualistico ricorso al “benaltrismo”, con cui si replica a interrogativi che vengono respinti, spazientiti, alzando gli occhi al cielo. Lo sappiamo che la città ha “ben altri problemi”. Ne vogliamo segnalare uno? Lo straordinario impegno messo dal Municipio per la luccicante, invadente, continua promozione di “Lugano capitale dei Bitcoin” (battezzato ‘Plan B’,) che si è meritata addirittura una casetta di legno fra quelle dei regali natalizi di Piazza Manzoni (ma che ci azzecca?). E questo proprio mentre l’attualità internazionale più recente clamorosamente registra negli Stati Uniti una super-multa ‘patteggiata’ con la giustizia americana per oltre 4 miliardi di dollari (sic) a carico dei gestori della piattaforma mondiale per monete virtuali Binance, nonché il processo per bancarotta al guru delle cripto Bankman-Fried (un nome, un programma) che rischia cento anni di detenzione. Assolutamente nulla che possa turbare la Città di Lugano, che ieri ha annunciato che entra immediatamente in vigore la possibilità di pagare con Bitcoin e Tether tutte le fatture dell’Amministrazione cittadina.
In una recente inchiesta tv a “Falò” il sindaco di Lugano ha ripetuto che lui invece crede fermamente alla bontà dell’operazione ‘Plan B’, e che per questo “ci mette la faccia”. Mica chiediamo una casetta natalizia illuminata o la foto di Guido Rivoir sotto l’albero di Piazza della Riforma. Ma potrebbe per favore gettare anche solo un’occhiata pure al “Giardino dei Giusti”, e porre rimedio? Anche i dettagli apparenti contano, e pesano. Lo faccia almeno per evitare che, dalle parti del Palazzo i ritualistici e celebrativi discorsi sulla “Memoria” entrino in realtà nella grande enciclopedia della comoda smemoratezza.
Nell’immagine: il Giardino del Giusti nel Parco Ciani di Lugano (fotografie in bianco e nero di Patrizio Broggi)