Narrare correttamente e urgenza di una riflessione collettiva
Ruolo dei media, ma anche della politica, per un’informazione condizionata negativamente dall’irruzione dei social media - Di Ferruccio D’Ambrogio
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Ruolo dei media, ma anche della politica, per un’informazione condizionata negativamente dall’irruzione dei social media - Di Ferruccio D’Ambrogio
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Precisando che “le notizie riportate dai media sono un susseguirsi disordinato di eventi” di ogni tipo “contendendosi l’attenzione del pubblico con i social media… altrettanto caotici” in “una narrazione (a tratti isterica) senza soluzione di continuità”, Simona Sala preconizza:
Un’ottima sintesi, con interrogativi pertinenti riguardanti il ruolo della stampa.
Due osservazioni. La prima concerne precipuamente ruolo e modalità / vincoli di funzionamento dell’informazione. La quale, come pure osservato da Sala, deve fare i conti con i Social, la cui apparizione ha scombussolato radicalmente contenuti dei media e pratiche sociali di fruizione dell’informazione. In meno di una generazione siamo passati dal Tg e notiziario radio ad orari fissi quali soli punti di riferimento per la maggioranza della popolazione, all’informazione “fai da te”.
Una innovazione radicale connotata da:
Uno sguardo alla “Carta dei doveri e diritti della/del giornalista” di Impressum (Associazione dei giornalisti della Svizzera e del Principato del Liechtenstein) consente di capirne la portata. Fra i punti significativi in merito al tema trattato, il giornalista è tenuto a:
Gianluca Amadori (presidente dell’Ordine dei giornalisti del Veneto) va oltre, precisando la necessità del giornalista di “dare conto, allorquando non v’è certezza relativamente ad un argomento, delle diverse posizioni in campo”, nonché delle diverse analisi nel rispetto del principio di completezza della notizia. Riguardo ai temi di carattere scientifico: “diffondere notizie solo se verificate con fonti qualificate, di carattere nazionale e internazionale, provvedendo ad evidenziare eventuali notizie rivelatesi non veritiere”. Inoltre: “riferirsi a fonti scientifiche molteplici e qualificate”; cautela, prudenza ed equilibrio per “non creare aspettative infondate o ingiustificati allarmi”.
Gioco forza constatare che in rete imperversano sempre più informazioni inosservanti (per ignoranza o scelta voluta) di qualsiasi principio deontologico, e va per la maggiore un’informazione di parte, interessata (senza dichiararlo) a promuovere altri fini.
E qui sorge il “busillis”: sempre più persone attingendo la loro informazione sostanzialmente o solo tramite la rete, ignari di quanto sopra e/o comunque indifferenti alla necessità di verificarne la veridicità, diventano bersagli e vittime di fake news. Insomma la “zona grigia (priva e/o liberata dal rispettare la deontologia dell’informazione) è diventata dominante non solamente a livello di offerta, ma soprattutto di domanda (consumo). Conseguenza: il funzionamento del sistema globale dell’odierna informazione assomiglia sempre più a quello del Far West: libertà di agire, perché conta il risultato. Una situazione inammissibile, in contraddizione oltre che con le norme deontologiche del settore, anche con la Costituzione di qualsiasi Stato democratico.
La seconda osservazione riguarda l’”urgenza di riflessione collettiva, alla quale la stampa può contribuire quale attore indispensabile.
La “narrazione equilibrata e non gridata” auspicata da Sala è una condizione certamente necessaria, ma non sufficiente, allorquando il soggetto è un gruppo. Infatti, contrariamente alla singola persona, la riflessione di gruppi richiede metodi e regole specifiche, nonché conoscenza e capacità di gestire le dinamiche derivanti. Teoria e prassi dimostrano che ciò che fa crescere ed evolvere individuo e gruppi è la loro capacità di riconoscere e valorizzare le differenze. Differenze che rappresentano il “combustibile “ vitale di ogni gruppo umano.
Per usare le parole di Ruth Cohn: “qualsiasi gruppo che compone una comunità acquista forza quando le persone che lo compongono si realizzano nella rispettiva comunità, e non quando rinunciano alle loro individualità. Ogni essere umano si completa nelle relazioni con gli altri e in rapporto ad un compito. Il sentimento del “Noi” in un gruppo si rafforza attraverso l’affermazione ed il confronto e non quando i soggetti rinunciano a se stessi”
Nello specifico di una “situazione dicotomizzata” la letteratura scientifica fornisce ampia documentazione. Il conflitto tra fautori e contrari di una teoria o di una opinione s’inscrive nella tipologia del conflitto d’ideologia, appartenente alla categoria generale di “conflitto di difesa dell’identità”. Conflitto che appare allorquando individui portatori di ideologie divergenti sono portati a confrontarsi a livello delle loro credenze essenziali (come accade per ProVax e AntiVax) È quindi possibile, oltre che doveroso, affrontare detti conflitti, per tentare di risolverli, prendendo spunto da esempi concreti conclusi. Ciò richiede ovviamente l’intervento di specialisti in materia (ne esistono), che siano (condizione fondamentale) accettati da ambo le parti. Ovviamente occorrono pure i mezzi finanziari (relativamente modesti rispetto ad altre spese), questione che non dovrebbe costituire un problema per la comunità essendo un tema importante oltre che urgente. Un esercizio che ad oggi sembra non godere ancora della necessaria considerazione da parte della politica e dell’autorità pubblica incaricata del governo della società. Ma questo merita un discorso a parte.
Ferruccio D’Ambrogio è specialista in problematiche dello sviluppo
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