Di Henry Habegger / ch media, Watson
Il PLR e il Centro si dividono da decenni tre dei sette seggi del Consiglio federale. Alternativamente, un partito e poi l’altro ne hanno ottenuti due, in base al calcolo di risicate (e variabili) maggioranze. Sulla base di questa semplice constatazione è giunta sul tavolo delle trattative per il rinnovo del Consiglio federale una proposta presentata dallo storico Urs Altermatt, che in un’intervista a CH Media, all’inizio della settimana, ha consigliato al partito del Centro di sfruttare lo “slancio del successo elettorale del 2023”. Altermatt, ex rettore dell’Università di Friborgo, politicamente vicino al Centro, ha così messo la pulce nell’orecchio ai politici di Berna. Il suo messaggio, in buona sostanza, è che è possibile cambiare la distribuzione dei seggi senza rinnegare la “formula magica”, che rimarrebbe inalterato come elemento stabilizzatore, ma ne uscirebbe modernizzato e quindi addirittura rafforzato. Una sorta di uovo di Colombo.
Dopo l’intervento di Altermatt, il PLR teme ancora di più per il seggio occupato dal suo ministro degli Esteri Ignazio Cassis (62). Secondo il “Blick”, si sta percependo un “piano segreto contro Cassis”, ideato da strateghi centristi. Anche il capogruppo del PLR Damien Cottier (48) ritiene che ci siano segnali che indicano che al partito potrebbe venir offerto, come premio di consolazione, il posto di Cancelliere federale, attualmente occupato dal centrista Walter Thurnherr (60). In casa PLR cresce dunque la preoccupazione anche su dichiarazioni apparentemente ufficiali come quella recente del Centro, secondo cui i suoi rappresentanti alle camere non voteranno contro nessuno dei Consiglieri federali in carica.
Un attacco dei Verdi potrebbe scatenare la bagarre
Di solito i piani segreti non appaiono in anticipo sui giornali. Ma sembra proprio che in un modo o nell’altro il seggio di Cassis sarà messo in discussione. I Verdi potrebbero infatti metterne alla prova la saldezza mettendo in lizza il loro candidato di punta, Gerhard Andrey. Le sue possibilità di successo sono considerate scarse perché una candidatura dei Verdi al Consiglio federale, dopo l’esito delle recenti elezioni, pare davvero senza alcuna speranza di ottenere successo. Ma un attacco dei Verdi potrebbe far scalpore, rivelando al primo turno di votazioni quanto il controverso ministro degli Esteri sia davvero saldamente in sella.
“Non otterrà quasi nessun voto da noi”, afferma sicuro un deputato del PS. L’area rosso-verde dispone di ben 80 dei 246 voti possibili nell’Assemblea federale. Con 124 voti, per intenderci, si può essere eletti. Il PLR di Cassis ha solo 39 voti, che senza un forte supporto esterno certamente non lo porterebbero da nessuna parte. Ma anche per l’UDC, che un tempo lo aveva aiutato a essere eletto e il cui campo dispone ora di circa 70 voti, Cassis è ora controverso, come ha chiarito di recente l’esperto di politica estera Franz Grütter affermando che la sua politica in Medio Oriente è “priva di strategia, è incomprensibile” e manca di “forza di leadership”.
Se il Centro, con la pulce di Altermatt nell’orecchio, ci prendesse gusto, avrebbe tutta una serie di candidati eccellenti come alternativa a Cassis, a cominciare dallo stesso presidente del partito Gerhard Pfister, da sempre stimato da Christoph Blocher. Oppure membri del Consiglio degli Stati come il conservatore vallesano Beat Rieder, che ha un approccio alla politica estera simile a quello dell’UDC. Oppure il nuovo Consigliere di Stato ticinese Fabio Regazzi, imprenditore del settore metalmeccanico e forte presidente dell’Associazione svizzera di categoria. Con l’attuale presidente del Consiglio nazionale, il grigionese Martin Candinas, il Centro avrebbe anche un politico di scorta che, a seconda dei punti di vista, potrebbe essere ideale per il Dipartimento degli affari interni, vacante dopo la partenza di Alain Berset: fra l’altro, Candinas lavora per la compagnia di assicurazione sanitaria Helsana.
Le prevedibili dimissioni di Amherd come opportunità
L’UDC potrebbe potenzialmente sostenere tutti questi candidati, ed è dunque probabile che il 13 dicembre il partito di Marco Chiesa potrà una volta di più essere decisivo. Se, per ipotesi, anche solo la metà dei 44 membri del gruppo del Centro votasse per un proprio candidato e a questi voti se ne aggiungessero una ventina dal fronte UDC, il PLR non raggiungerebbe più i suffragi necessari per confermare il proprio Consigliere federale.
C’è poi un ulteriore elemento che potrebbe entrare in gioco: il fatto che molti si aspettino che Viola Amherd, consigliera federale centrista, si dimetta, non depone infatti a sfavore di questo scenario. O alla fine del 2024, dopo il suo anno di presidenza, o a metà legislatura, alla fine del 2025, a seconda dei candidati e delle costellazioni, il Partito del Centro dovrebbe aspettarsi di perdere nuovamente il suo secondo seggio senza potersi lamentare. Ciò garantirebbe una maggiore concorrenza e dinamismo nel sistema politico svizzero, magari con il ritorno in sella di un PLR.
Ma oggi una cosa è certa: mancano ancora due settimane e una notte di lunghi coltelli al giorno delle elezioni, il 13 dicembre. Molto può ancora accadere.
Traduzione a cura della redazione
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