Conflitto israelo-palestinese: la Svizzera faccia la sua parte
I Verdi chiedono al ministro Cassis una misura urgente - Di Samantha Bourgoin e Marco Noi
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I Verdi chiedono al ministro Cassis una misura urgente - Di Samantha Bourgoin e Marco Noi
• – Redazione
Il Ticino sarà l'unico cantone svizzero a non riconoscere più agli impiegati statali l'adeguamento al rincaro; e tagli al personale che ridurranno i servizi sociali e le prestazioni sanitarie
• – Aldo Sofia
Un fatto realmente accaduto in Svizzera, un “caso” trattato da una nota serie televisiva, una questione di fondo, articolata e complessa, che tocca il tema delle colpe e delle responsabilità
• – Boas Erez
Lo Zar vorrebbe aprire un altro fronte, ma ha poche possibilità di intervenire in Transnistria
• – Redazione
A Teheran molte non osservano le leggi sulla moralità E si preparano a boicottare le elezioni “farsa” di domani
• – Redazione
Secondo il noto intellettuale albanese Fatos Lubonja "l’Occidente continuerà a ricorrere a doppie narrazioni e doppi standard" nei Balcani, incoraggiando a parole lo sviluppo della democrazia ma "sostenendo leader autocratici, in cui vede la via più semplice per risolvere i propri problemi"
• – Redazione
Presentate le linee programmatiche cantonali di politica culturale 2024-2027. Per la capodipartimento del DECS Marina Carobbio e la capodivisione cultura Raffaella Castagnola è il momento di fornire un disegno strategico del sostegno pubblico alle offerte culturali indipendenti
• – Enrico Lombardi
Domani a Bellinzona anche per un futuro migliore per i giovani
• – Enrico Lombardi
Le strutture per disabili sono il settore uscito più malconcio dalla versione finale del Preventivo 2024
• – Redazione
Sostenere che non è giusto pagare una 13esima AVS “a chi non ne ha bisogno” è pura ipocrisia. Proprio gli oppositori di soldi ai ricchi ne vogliono dare (e molti di più) come sgravi fiscali
• – Delta Geiler Caroli
I Verdi chiedono al ministro Cassis una misura urgente - Di Samantha Bourgoin e Marco Noi
Quello che si sta compiendo a Gaza sotto gli occhi della comunità internazionale è un vero e proprio massacro per nulla giustificabile col diritto di Israele all’autodifesa. Altrettanto grave la distruzione sistematica delle infrastrutture civili di Gaza come ospedali, scuole, università e di quartieri residenziali, come pure il blocco degli aiuti umanitari da parte di Israele. Ricordiamo che ostacolare la consegna di aiuti umanitari e affamare una popolazione civile secondo le Convenzioni di Ginevra costituisce un crimine di guerra. Non a caso, per poter procedere al riparo da occhi indiscreti, Israele rifiuta di concedere ai giornalisti dei media internazionali l’accesso a Gaza.
Che Israele non mostri la benché minima intenzione di trovare una soluzione pacifica al conflitto israelo-palestinese, lo dimostra il fatto che proprio in questi giorni il Governo israeliano ha annunciato la sua intenzione di espandere ulteriormente con altre migliaia di alloggi gli insediamenti israeliani nella Cisgiordania occupata e ciò in aperta violazione del diritto internazionale.
Alla luce di questi fatti la reazione unilaterale del governo svizzero ha di che sorprendere. Esso si è finora limitato a condannare gli atti terroristici di Hamas e ad invocare il diritto all’autodifesa dello Stato di Israele, invitando Benjamin Netanyahu al “rispetto del diritto internazionale umanitario”. Non una parola di condanna per le migliaia di bambini uccisi nella Striscia, non una sugli intralci agli aiuti umanitari e ancora meno sulle angherie perpetrate da parte dei “coloni” israeliani contro i palestinesi in Cisgiordania.
La Svizzera, in quanto paese neutrale a vocazione umanitaria, non dovrebbe aderire alla retorica dello “scontro di civiltà”, che giustifica implicitamente qualsiasi azione di vendetta contro popolazioni civili ritenute collettivamente responsabili per crimini commessi dai rispettivi eserciti o gruppi armati. Quale stato depositario della Convenzione di Ginevra e paese che si contraddistingue per la coabitazione pacifica di diversi gruppi linguistici e confessionali, la Svizzera dovrebbe assumere nel conflitto in corso una posizione più coraggiosa e condannare chiaramente anche le gravi violazioni del diritto internazionale e umanitario da parte di Israele, così come lo ha fatto con la Russia.
Per trovare risposte adeguate a questo conflitto e operare nell’interesse di una coesistenza pacifica duratura tra i due popoli occorre ricordare che all’origine dello Stato di Israele vi è l’espulsione di gran parte della popolazione autoctona della Palestina. Oggi vi sono oltre 6 milioni di esuli palestinesi costretti a vivere da oltre mezzo secolo in dozzine di campi profughi, il che, nel caso di Gaza, equivale a vivere in una prigione a cielo aperto, isolata dal resto del mondo tramite un illegale blocco aereo, navale e terrestre. Nella striscia di Gaza, una minuscola fascia di territorio la cui superficie corrisponde a malapena a un quadrato di 19×19 km, vivono poco più di due milioni di persone, ossia quasi 6’000 abitanti per km2, di cui la metà sono disoccupati e i due terzi vivono sotto la soglia della povertà. Ad oggi, la popolazione palestinese, sia a Gaza, sia in Cisgiordania, è privata dei diritti fondamentali, una situazione che rappresenta per i movimenti estremisti un terreno fertile per reclutare giovani senza prospettive e trasformarli in martiri della resistenza palestinese.
Tagliare, come ha fatto il consiglio federale, gli aiuti all’UNWRA (Agenzia delle Nazioni Unite per il soccorso e l’occupazione dei profughi palestinesi nel vicino oriente) perché una dozzina dei suoi 30’000 dipendenti sarebbero, secondo il governo israeliano, membri di Hamas, equivale a punire collettivamente tutti e 6 i milioni di esuli palestinesi rinchiusi nei campi profughi, e non si differenzia molto dalla politica di punizioni collettive praticata da Israele nei territori occupati.
Per motivi di equidistanza e per non perdere la propria credibilità di Stato neutrale il Consiglio federale dovrebbe invece riconoscere lo Stato Palestinese, esigere il ritiro delle truppe d’occupazione israeliane e considerare, fin quando ciò non avverrà, anche sanzioni nei confronti di Israele e dei suoi “coloni” illegali in Cisgiordania. A titolo di paragone il Regno Unito, gli Stati Uniti e la Francia hanno già imposto sanzioni contro i coloni violenti, mentre Belgio, Irlanda e Spagna si sono dette pronte a seguirne l’esempio qualora l’Unione Europea non dovesse riuscire a mettersi d’accordo.
Quale prima misura urgente i Verdi del Ticino hanno chiesto a Ignazio Cassis, il nostro ministro degli esteri, il ripristino immediato del pagamento da parte della Confederazione della quota svizzera all’Agenzia ONU per i rifugiati palestinesi (UNWRA), onde evitare ripercussioni drammatiche sulla sopravvivenza dei due milioni di palestinesi della striscia di Gaza già stremati da oltre quattro mesi di guerra e conseguenze gravi anche ai quattro milioni rinchiusi negli altri campi profughi sparsi in Cisgiordania e in vari altri paesi del Medioriente.
Samantha Bourgoin e Marco Noi sono co-coordinatori Verdi Ticino
In votazione il 18 giugno: la soluzione più equa sta invece negli aiuti mirati per le famiglie che ne hanno più bisogno - Di Ivo Durisch
I cento anni delle Colonie dei Sindacati raccontano molto della nostra storia e ancora molto hanno da dare per una convivenza armoniosa e aperta all’apprendimento, al...