Due parole aleggiavano, nel loro essere reiterate, nella sala stampa di Palazzo delle Orsoline, dove Marina Carobbio e Raffaella Castagnola hanno presentato la strategia cantonale di sostegno alla cultura: “trasparenza” e “indipendenza”.
Durante la conferenza stampa [ancora disponibile online] sono termini più volte utilizzati nell’illustrazione del decalogo di obiettivi sulla cultura che per la prima volta in assoluto (anche questo è stato ampiamente detto e ribadito) si propone come vero e proprio fondamento di un orientamento programmatico relativo a questa legislatura per quanto concerne le attività “non istituzionali”, ovvero quelle numerosissime iniziative culturali che vengono proposte ogni anno da enti e associazioni con la richiesta di ottenere un aiuto finanziario dei comuni o del Cantone (o, meglio ancora, di entrambi).
Nel passare dunque in rassegna tutta una lunga serie di “misure” atte a facilitare, razionalizzare, ottimizzare i processi di attribuzione di sostegni e di fondi, si è dunque insistito sul fatto che queste nuove “linee programmatiche” nascono dall’ “ascolto” e dal “coinvolgimento” (altro binomio di parole forti) di centinaia di interlocutori fra cui, di recente, anche l’Associazione Idra di Lugano, rappresentante a sua volta di circa 700 realtà attive in ambito culturale che ancora, pazientemente, aspettano qualche spazio messo a disposizione da città e Cantone dopo il successo de “La Straordinaria”.
Quell’insistere su trasparenza, indipendenza, ascolto e coinvolgimento ( presupposto in sé certamente legittimo e meritorio), quel continuo evocare una “politica dal basso” sono suonati però, ad un certo momento, anche come un “eccesso di zelo” che non sarà parso del tutto casuale, inducendo anzitutto a chiedersi se finora quegli elementi fossero assenti dai criteri di scelta in ambito culturale del dipartimento e poi a ricordare che proprio una scarsa capacità d’ascolto era stata attribuita da più parti (e da addetti ai lavori), proprio a chi oggi ne ha sottolineato a più riprese l’importanza.
La Direttrice della divisione, infatti è stata al centro, più volte, di un ampio dibattito su un operato definito “dirigistico” che l’aveva chiamata a dar conto, per esempio, di concorsi immotivatamente affrettati (per la Pinacoteca Züst di Rancate e per l’Archivio cantonale di Bellinzona), che peraltro, in uno dei due casi, ancora non hanno trovato una soluzione definitiva.
In porto è andata, invece, dopo l’elezione di Marina Carobbio in Consiglio di Stato e la sua designazione al DECS, la conferma di Raffaella Castagnola che si ritrova dunque ancora “in sella” ma a cui probabilmente è stato chiesto di profilarsi apertamente e ripetutamente, in questa occasione, come artefice dell’ascolto e del dialogo, che è senza dubbio più nelle corde di Carobbio, a maggior ragione dopo la sua elezione ed il passaggio ad un doveroso rispetto della collaborazione collegiale con esponenti politici non proprio tutti votati a grande considerazione nei confronti della cultura e dei suoi costi.
Già, perché poi, di fatto, la questione è proprio quella dei costi, dei milioni a disposizione del Cantone (e del preposto Dipartimento) per sostenere e finanziare sia le attività di cui si è parlato diffusamente oggi, sia quelle, definite appunto “istituzionali” (come i finanziamenti all’OSI, al MASI, o al Festival di Locarno) di cui si saprà qualcosa in più (di programmatico?) nei prossimi mesi, ma di cui si apprende che finiranno anch’essi a carico del Fondo Swisslos e non più della gestione corrente dello Stato “per ragioni di risparmio”.
Di cifre neanche l’ombra: un accenno, con gratitudine, appunto a Swisslos, che garantisce l’esistenza di molte occasioni culturali sostenute dal Cantone, ma niente di più. Nessun accenno neanche al rapporto fra finanziamento di eventi “istituzionali” e quello di iniziative indipendenti. Solo in una delle due domande poste dai giornalisti presenti in sala, si è chiesto conto di quanto possa gravare sul dipartimento la ipotizzata creazione di un “pass” per la cultura di cui potrebbero beneficiare i giovani. Di corsa ci si è precipitati a dire che potrebbe essere un po’ come l’abbonamento a metà prezzo delle ferrovie, dunque con una partecipazione evidente dei fruitori. Nessuna spesa in più. Non sia mai, coi tempi che corrono.
Il documento dipartimentale resta certamente la prova concreta della volontà di fissare dei punti strategici e delle priorità, dentro quello che è stato definito un percorso che ha portato ad “una visione generale della cultura incentrata sull’adattabilità, che propone iniziative volte a stimolare l’innovazione, rafforzare le collaborazioni e promuovere la sostenibilità e l’impatto sociale delle attività culturali, offrendo più cultura in modo più efficiente”.
Detto che l’idea di una cultura associata al termine “efficiente” un po’ preoccupa, (“efficace” rasserenerebbe appena un po’ di più) resta ora da vedere quanto si snelliranno e faciliteranno tutta una serie di richieste, che devono passare fra commissioni, sottocommissioni, conferenze cantonali culturali, commissioni parlamentari sulla cultura, per non dire dei comuni, fino a poter ottenere l’auspicato finanziamento. Speriamo che “dal basso” arrivino qualche idea e qualche soluzione in più.
Nell’immagine: Marina Carobbio durante la presentazione