Contro la 13ma AVS la NZZ ha perso ogni ritegno
Il noto quotidiano zurighese si è schierato apertamente contro l’iniziativa lanciata dall’USS e da mesi non perde occasione per fare una chiara campagna in questo senso
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Il noto quotidiano zurighese si è schierato apertamente contro l’iniziativa lanciata dall’USS e da mesi non perde occasione per fare una chiara campagna in questo senso
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Lo scopo della AVS13 è chiaro. I suoi promotori sottolineano la situazione deplorevole di parte della popolazione anziana, e la possibilità di trovare fondi sufficienti per la nuova pensione. La maggior parte del cosiddetto blocco borghese si oppone, sostenendo che una tredicesima mensilità costerà troppo e denunciando il “principio dell’annaffiatoio”, ovvero che tutti riceveranno questa mensilità supplementare, anche chi non ne ha bisogno. Non entriamo nei dettagli di queste argomentazioni. Ricordiamo solo che il principio dell’annaffiatoio è la base su cui funziona l’AVS: tutti pagano e tutti hanno diritto a una pensione. Solo che i contributi dipendono dal reddito, quindi i ricchi pagano più di quanto ricevono. Sarà così anche per la tredicesima, soprattutto se sarà finanziata da un (piccolo) aumento dei contributi dei lavoratori.
Una volta sviluppati questi argomenti, cos’altro si può fare? Si possono ripetere spesso! È quello che ha fatto la NZZ negli ultimi tre mesi, durante i quali ha dedicato non meno di quaranta articoli all’opposizione all’iniziativa. Alla fine di novembre 2023 ha cominciato con un articolo intitolato “La tredicesima pensione non risolve nessuno dei problemi della previdenza per la vecchiaia”. All’inizio di dicembre, il quotidiano zurighese ha sottolineato che la tredicesima viene già pagata nel Liechtenstein, ma non ha perso l’occasione per paragonarla a un regalo di Natale. Due giorni dopo, un punto di vista esterno (!) ha spiegato perché il principio dell’annaffiatoio è antisociale, e in un numero di poco successivo il principio è stato nuovamente criticato in relazione a una decisione del Consiglio nazionale, che aveva appena votato all’unanimità un aumento delle pensioni degli anziani “bisognosi” (virgolettato tratto dal testo).
Subito dopo Natale, la consigliera federale liberale Karin Keller-Sutter ha spiegato in un’intervista che, a differenza dell’aumento del budget dell’esercito, la AVS13 comporterebbe un aumento delle tasse. Nella prima edizione domenicale di 2024, il quotidiano zurighese solleva un nuovo tema: se la AVS13 passerà, altri miliardi andranno all’estero a beneficio degli 800.000 pensionati svizzeri espatriati. In quello stesso numero del giornale si propone anche un’intervista al socialista Pierre-Yves Maillard, che come presidente dell’USS è considerato da molti il principale difensore dell’iniziativa. Gli espatriati vengono dipinti come approfittatori, e le domande rivolte a Maillard non sono gentili. Il giorno successivo la NZZ passa a sostenere che la AVS13 minaccia il potere d’acquisto dei giovani, e chiede esplicitamente all’UDC di scendere in campo per combatterla. Il fatto è che alcune sezioni locali del partito avevano deciso di sostenere l’iniziativa. Nella stessa settimana, con un titolo ad effetto insinua che vi sia ipocrisia e menzogna nel discorso sulla previdenza per gli anziani. Come si vede, questa marea di articoli sulla AVS13 è ben lontana dall’avere un obiettivo (esclusivamente) educativo: mira anche a convincere i lettori dell’imminenza di una tragedia.
Il 12 gennaio, una piccola rubrica della sezione “Svizzera” riporta una conversazione tra quattro anziani, ascoltata nella prima classe di un treno. La conversazione si apre con una prima signora che si rallegra per l’acquisto di un abbonamento generale di prima classe, che ha utilizzato il giorno precedente per fare un viaggio di andata e ritorno a sud delle Alpi per pranzare. Poi una seconda signora dice che lei e suo marito andranno a Città del Capo per giocare a golf, e che anche loro sono contenti di avere un abbonamento generale di prima classe, che permette loro di non dover acquistare biglietti per raggiungere l’aeroporto. Si parla poi dei loro viaggi a Las Vegas e in Texas, e infine di un’amica che, con le sue sei sorelle, tutte ottantenni, partirà per Strasburgo. Il marito della prima signora si dichiara sorpreso da questo progetto, visto che l’amica può contare solo su una pensione AVS. La moglie approfitta di questa osservazione per invitare i tre compagni di viaggio a sostenere la AVS13. Fine della scenetta, il cui messaggio sembra essere che l’obiettivo di AVS13 sia quello di permettere agli anziani ricchi di viaggiare.
Si direbbe che la NZZ abbia adottato il proverbio secondo cui il fine giustifica i mezzi. (Per inciso, anche la persona che raccontava la storia viaggiava in prima classe). La raffica di articoli continua, denunciando due volte il “mito dei pensionati poveri”, ma anche svelando lo “scomodo segreto dell’AVS”, ovvero che si riceve più di quanto si paga, convinti pure di averlo pienamente guadagnato. Inoltre, la AVS13 metterebbe in discussione il modello di successo della Svizzera e naturalmente, si dice, costringerà ad aumentare l’età pensionabile. L’iniziativa non è roba seria, e il finanziamento dell’AVS deve essere fonte di preoccupazione. Un redattore è arrivato al punto di lanciare un appello al Partito dei Verdi affinché la smetta di essere ipocrita e si preoccupi della sostenibilità di questo finanziamento così come si preoccupa del clima. Dato che il freno al debito è un tema d’attualità, viene proposto un freno al debito apposta per l’AVS.
Nell’analisi economica si ammette che è difficile determinare la povertà dei pensionati, ma ciò non impedisce di intitolare un articolo “I poveri stanno meglio dopo la pensione”. Segue un altro titolo shock: “L’AVS è in fiamme e noi ci versiamo sopra l’olio”. Si prosegue con le testimonianze degli esperti. Il tesoriere capo dell’AVS esprime la sua preoccupazione che AVS13 passi. Il presidente dell’Associazione Svizzera d’Assicurazioni difende il funzionamento attuale del sistema di sicurezza sociale. Le redattrici non sono da meno: una si chiede fino a che punto la Svizzera voglia diventare socialista e se si consideri un “Paese-Club-Med”, cioè uno dove ci si serve finché il buffet è guarnito; un altro ironizza sul fatto che il popolino invii piccole somme a sostegno dei promotori di AVS13.
Solo pochi giorni fa, nel breve testo che precede una presentazione grafica delle istruzioni di voto dei partiti e di varie altre organizzazioni, il giornale ha scritto: “La NZZ respinge l’iniziativa”. Era davvero utile? Non è una pratica inappropriata? Ci sono quotidiani svizzeri le cui posizioni politiche esplicite non sorprendono, come Weltwoche, Le Courrier e Republik. Negli Stati Uniti è prassi comune che le redazioni esprimano apertamente il loro sostegno a un determinato candidato durante le elezioni, ma lo fanno in uno spazio separato da quello dedicato alle notizie.
La NZZ occupa un posto particolare nel panorama mediatico svizzero: sappiamo che è vicina al partito liberale, ma è difficile capire perché abbia sentito il bisogno di schierarsi in questo modo. Gli oppositori di AVS13 hanno altri modi per far sentire la propria voce e, contrariamente a quanto alcuni vorrebbero far credere, l’iniziativa non è sostenuta solo dai partiti di sinistra. Infatti, molti membri di organizzazioni contrarie, come l’UDC e l’Unione Svizzera dei Contadini, voteranno a favore. La NZZ sembra sentire il dovere di affermare una propria identità ideologica. Lo abbiamo qui evidenziato in relazione ad AVS13; altri hanno osservato, nelle sue pagine degli ultimi mesi, una netta “deriva” filo-atlantica. È come se il giornale cercasse di isolare i suoi lettori in una bolla informativa, sul modello dei social network. In ogni caso, appare del tutto evidente qui che la NZZ non ha saputo mantenere il giusto equilibrio nel dare le informazioni. Ha perso ogni ritegno.
Articolo pubblicato in francese dal sito “Bon pour la tête” e qui tradotto in italiano a cura della redazione con la supervisione dell’autore
Nell’immagine: manifesto della campagna UDC per il NO alla 13ma AVS
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