La minaccia esistenziale
Dal “crunch moment” all’inferno di Sant’Agostino
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Dal “crunch moment” all’inferno di Sant’Agostino
• – Silvano Toppi
Aumentano drasticamente gli sbarchi di migranti e con essi continua la crescita dei minori stranieri non accompagnati. Egitto, ai primi posti per provenienza
• – Roberta Bernasconi
La strategia digitale, soprattutto se volta sostanzialmente alla razionalizzazione e al puro guadagno economico non rispetta certo gli obiettivi di un servizio pubblico - Di Simone Conti
• – Redazione
Il piano in 10 punti per la migrazione, presentato dalla von der Leyen, aggiusta qualche dettaglio. Tutto il resto è ciancia. La Svizzera e l’Europa posso e devono fare molto di più e di meglio - Di Manuele Bertoli
• – Redazione
L’intervista con l’Alto commissario Onu per i rifugiati. "Occorre un’azione unitaria dell’Europa, che ha le risorse ma continua a usarle in modo dispersivo"
• – Redazione
In un volume edito da Salvioni la raccolta di articoli di Andrea Ghiringhelli pubblicati da “laRegione” nella rubrica “La trave nell’occhio” – La prefazione inedita
• – Andrea Ghiringhelli
Altro che "destra all’amatriciana"; le parole d'ordine sono le stesse a Roma come a Budapest e negli Stati Uniti di Bannon e Trump
• – Redazione
La politica sanitaria svizzera deve essere riformata. Una misura efficace può essere la cassa malati unica pubblica. Aumentare i sussidi è necessario, ma non sufficiente
• – Fabio Dozio
La ricostruzione di chi partecipò attivamente all’operazione “posti liberi” per l’accoglienza dei rifugiati cileni in Ticino dopo il golpe di Pinochet; il difficile confronto con il Consiglio federale; il ruolo, la personalità e gli ideali di Guido Rivoir - Di Danilo Baratti
• – Redazione
L’ennesima tragedia di morti sul lavoro è frutto di una politica imprenditoriale fatta di appalti, subappalti e di condizioni salariali inaccettabili
• – Redazione
Eppure tutto questo non è riuscito, nelle scorse settimane, a coprire o a sminuire un’altra minaccia esistenziale, tanto che giornali, riviste, servizi televisivi ne hanno abbondantemente trattato e anche in Naufraghi se ne è già accennato (18 luglio): quella dell’Intelligenza artificiale (acronimo: AI, Artificial Intelligence, IA in italiano).
Sono in particolar modo emerse le tesi del filosofo svedese Nick Bostrom, professore a Oxford, noto da tempo per le sue tesi sul “rischio esistenziale dell’umanità”, contenuti nel suo libro, ormai bestseller (v. Superintelligence: Paths, Dangers, Strategies, Oxford University Press 2014; con emblematicamente un gufo sul frontespizio, tratto da antico bestiario medievale, ripreso anche nell’edizione italiana: “Superintelligenza. Tendenze, pericoli, strategie”, pubblicato da Bollati Boringhieri quattro anni dopo, nel 2018, riedito ancora all’inizio di quest’anno). Tesi: le “superintelligenze” o la possibilità che una IA, superando le capacità umane e impossessandosi del potere sul linguaggio, posizioni l’uomo in uno stato di sistematica dipendenza (simile a quello raggiunto da alcune “grandi scimmie, rispetto all’uomo, scimmie che stanno conoscendo… una popolarità stupefacente”).
Il fatto, poi, che sia stato promosso, anche dalla nostre parti, il cosiddetto “progetto Worldcoin” che permette agli utenti in linea di identificarsi con la propria retina e di ottenere, mediante blockchain, un certificato di identità, appare ora come una sorta di carnascialesco o forse taumaturgico avvertimento: per contrastare quel potere (il potere delle macchine?) bisognerà o si potrà presto provare che… siamo degli umani (richiama forse, ridicolmente, quei siti che già oggi ti chiedono con accoppiamenti stupidi di immagini che sei tu stesso e non… un “robot”).
La lingua inglese, ormai dominante e inevitabile, ha coniato un’espressione per aver un’istantanea di tutto questo bailamme alquanto apocalittico: “crunch moment” (o ‘crunch time’). Traduciamolo come: momento critico, istante in cui può tracollare tutto. Solitamente lo si usa come termine sportivo. Qui ha senso drammatico e cruciale: cataclismi climatici, minaccia nucleare, minaccia dell’IA (sul potere del linguaggio e non solo), minacce virologiche o batteriologiche sui corpi (non certo finite o debellate), contrapposizioni tettoniche o geopolitiche di continenti, foriere di guerre: insomma, l’umanità si trova in un “crunch moment”? Già, ma se è proprio il caso, con chi ha a che fare se non con sé stessa?
E qui sta l’enorme paradosso. Si considerino gli aspetti indicati (nucleare, energia, IA, biologia, economia): sono tutti settori in cui l’umanità ha continuato ad esplorare, ricercare, trovare, conquistare scientificamente, innovare tecnologicamente ma, nello stesso tempo in cui si conseguivano successi decisivi emergevano anche, immancabilmente, rischi fatali o conseguenze devastanti per l’umanità.
È d’altronde ciò che distingue una catastrofe naturale (le cui conseguenze, come abbiamo visto in questi giorni, sono terribili) da una minaccia esistenziale: solo l’umanità è infatti veramente capace di annientare sé stessa. Tutto dipende quindi da come si saprà gestire collettivamente questo potere; potere di trasformazione e di distruzione, che cresce con il progresso tecnologico. Prima che il rischio approdi in una apocalisse generale.
La conclusione è quindi che la minaccia esistenziale è ogni volta inseparabile dall’intelligenza e dalla creatività umane, che hanno esse stesse generato quei rischi.
Avrebbe altrimenti ragione quell’intelligenza somma ch’era Agostino da Ippona, fatto anche santo, ma non per questo, il quale sosteneva: l’inferno è stato creato per i curiosi senza intelligenza.
Nell’immagine: Preston M. Smith, “Crunch Time” (2022)
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