La strana famiglia
Quella che le misure economiche e i tagli alla spesa vogliono ridotta all’indebitamento e alla povertà - Di Claudio Lucini
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Quella che le misure economiche e i tagli alla spesa vogliono ridotta all’indebitamento e alla povertà - Di Claudio Lucini
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• – Redazione
Quella che le misure economiche e i tagli alla spesa vogliono ridotta all’indebitamento e alla povertà - Di Claudio Lucini
E allo zio, chiamiamolo Paperone, che ha un bel reddito, non chiediamo nulla! Lasciamo che si diverta con gli amici e la macchina nuova; non vorremmo mica che si arrabbi e se ne vada. Magari se si ricorda domani fa lui un po’ di spesa e qualche briciola cadrà dal tavolo, mentre gioca a poker con la finanza (il famoso “percolamento”).
Poi per i nonni e per la cugina che hanno bisogno di sostegni speciali, lo sfortunato zio Paperino (l’altro) troverà il modo di tirare la cinghia, preferibilmente in silenzio, senza rompere le scatole. Che siano creativi, insomma! Per le cure, o gli studi, in fondo siamo già troppi e l’ascensore sociale è rotto: che prendano le scale.
Ma. Ma. Anche Paperino ha una vita, una dignità e dei desideri. Soprattutto ha dei figli meritevoli, che ha cresciuto con amore. Ai nostri figli abbiamo insegnato il lavoro e l’onestà come valori fondanti. Abbiamo insegnato ad avere fiducia nel futuro, a riconoscere l’impegno come biglietto d’entrata in società. Abbiamo insegnato loro che saranno riconosciuti come soggetti e aiutati nel farsi strada nella vita adulta, abbiamo chiesto di diventare attori responsabili e coscienti di essere in una collettività a cui essere riconoscenti e a cui restituire parte di quanto ricevuto.
I nostri predecessori hanno combattuto per offrire a tutti la possibilità di prendere l’ascensore sociale, di essere trattati e, quando malati, guariti al pari degli altri. Questi grandi vecchi uscivano da tempi terribili di guerre e povertà che avevano imposto con forza la necessità di una società sana. Tuttavia, ci hanno offerto, al di là delle contrapposizioni politiche, una visione, e non degli slogan vuoti. Hanno lottato per un’istruzione e delle cure mediche accessibili a tutte le persone. Per un’amministrazione statale funzionante ed equilibrata, un’amministrazione statale formata e informata, che accoglieva con entusiasmo i giovani appena diplomati, e che sapeva ascoltare la voce dell’esperienza.
E oggi? La logica dominante è quella del profitto, dell’efficienza, dell’ottimizzazione delle risorse. I dipendenti legati ai servizi ai cittadini, quei fuchi inutili e fannulloni, si ammaleranno per troppo lavoro? Ma va bene, ottimizziamo senza visione, senza prevenzione, senza progettualità. In futuro scopriremo che lo Stato spende troppo perché non ha visto arrivare le crisi. Perché un dipendente in burnout costa più di uno che è gratificato dal suo lavoro, perché un giovane curato bene non è una persona cronicizzata che balla tra assistenza e Assicurazione invalidità per cinquant’anni. Se dobbiamo fare i conti della serva, vi chiediamo almeno di farli bene!
Quanto alla nostra realtà, alle nostre famiglie reali… chi non fa un mutuo per comprare casa e avere meno spese dopo (se può)? Chi non accetta un prestito di studi per fare studiare i figli? Chi non fa un leasing per l’auto che usa tutti i giorni per lavoro? Il tasso di indebitamento medio in Ticino si aggira intorno all’8% (fonte: CRIF SA), il che significa che 8 ticinesi su 100 devono fare fronte a ingenti debiti: non lo si fa per follia, ma per necessità.
Quella proposta di metafora familiare dei doveri dello Stato, intesa come famiglia proba, a cui fare riferimento, mi pare proprio una “strana famiglia”. Parafrasando Gaber, e paradossalmente, viene da quelli con l’audience più alta. Non mi pare che nella nostra quotidianità agiamo davvero così, perché di fronte agli affetti e alle difficoltà siamo ancora capaci di unirci e sostenerci.
O no? Oppure, davvero, stiamo diventando tutti… “così”?
Claudio Lucini è membro del coordinamento ATLaS e docente in Lavoro sociale
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