Dalla zattera delle Naufraghe e dei Naufraghi aderiamo con convinzione all’appello in favore della sorte di Julian Assange lanciato dal sito francese Mediapart e già sottoscritto da numerose testate giornalistiche in tutto il mondo (red.)
Signor Presidente degli Stati Uniti d’America,
siamo giornalisti e come tali Le chiediamo di desistere dal commettere un’ingiustizia nei confronti di uno dei nostri, Julian Assange.
Dopo tredici anni di persecuzione, questo cittadino australiano è attualmente detenuto in Gran Bretagna con il rischio di essere estradato negli Stati Uniti, su richiesta di un sistema giudiziario eccezionale che lo tratta come se fosse una spia o un traditore.
Oltre al trattamento iniquo riservato al fondatore di WikiLeaks, questa procedura sta trasformando il giornalismo in un crimine e mettendo in pericolo tutti coloro che ne fanno una professione, in tutto il mondo.
Siamo giornalisti, cioè serviamo un diritto fondamentale universalmente proclamato: il diritto di sapere tutto ciò che è di interesse pubblico, un diritto che, negli Stati Uniti, è protetto dal Primo Emendamento della Costituzione.
I giornalisti, afferma la Corte europea dei diritti dell’uomo, sono i “cani da guardia” della democrazia. Possono disturbare, dispiacere e turbare, ma sono necessari per garantire che l’opinione pubblica sappia tutto ciò che viene fatto in suo nome, in modo che possa fare le sue scelte liberamente, senza essere accecata dalla propaganda e dalle bugie.
Julian Assange non ha fatto altro che rivelare informazioni nell’interesse pubblico, e in questo senso ha agito come un giornalista. Lo possiamo testimoniare tanto più che abbiamo pubblicato queste informazioni, abbiamo collaborato attivamente con WikiLeaks e, in alcuni casi, abbiamo pubblicato inchieste firmate da Julian Assange.
Mentre il mondo intero ha potuto giudicare l’utilità democratica delle sue rivelazioni, il procedimento intentato contro di lui dagli Stati Uniti d’America non può che rafforzare i poteri autoritari nella loro repressione del giornalismo indipendente e della libera stampa.
Siamo giornalisti, diversi per sensibilità e opinioni, ma tutti impegnati nello stesso ideale professionale: servire la verità. Per questo, signor Presidente, la invitiamo a porre fine al procedimento di estradizione contro il fondatore di WikiLeaks. Per ristabilire la verità per cui siamo impegnati: prima della storia, Julian Assange ha servito il giornalismo.
Quella qui sopra è la versione italiana che ci è stata segnalata dal sito del MPS-Ticino
Qui invece si trova la versione originale inglese del testo inviato al Presidente degli Stati Uniti tramite Denise Bauer, ambasciatrice statunitense a Parigi
I media che desiderano aderire a questo appello possono comunicarlo scrivendo al seguente indirizzo e-mail: pourassange@mediapart.fr
Primi firmatari :
- Mediapart (Edwy Plenel, direttore e cofondatore – Francia)
- Der Spiegel (Melanie Amann, co-redattore capo – Germania)
- Il Fatto Quotidiano (Salvatore Cannavò, vicedirettore – Italia)
- InfoLibre (Jesús Maraña, direttore editoriale, e Daniel Basteiro, caporedattore – Spagna)
Recenti firmatari :
- Vilaweb (Vicent Partal, direttore del giornale online catalano – Spagna)
- Reflets.info (Antoine Champagne, caporedattore – Francia)
- Blast (Denis Robert, fondatore – Francia)
- The Wire (Siddharth Varadarajan, fondatore – India)
- Reporters United (Grecia)
- Inside Story (Dimitris Xenakis, editore e cofondatore – Grecia)
- La Directa (giornale catalano – Spagna)