Proteggere i nostri diritti fondamentali
È il tema cruciale di un convegno luganese indetto in occasione della Giornata mondiale dei Diritti Umani
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È il tema cruciale di un convegno luganese indetto in occasione della Giornata mondiale dei Diritti Umani
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È il tema cruciale di un convegno luganese indetto in occasione della Giornata mondiale dei Diritti Umani
Come poche altre questioni cruciali globali, quella dei diritti umani, da allora e costantemente, viene dimenticata, disattesa, calpestata in ogni angolo del pianeta. Le notizie che ci giungono quotidianamente dai fronti più diversi, ci parlano di negazioni continue di ogni principio di rispetto per la vita umana, di dignità, di integrità, non solo nei contesti dove infuriano guerre cruente e crudeli, ma anche nelle aree apparentemente più pacificate, socialmente e politicamente “evolute”, ricche, eppure regolarmente capaci delle più nefaste manifestazioni di discriminazione ed ingiustizia sociale.
Una giornata “speciale”, in sé, dunque, potrebbe anche suonare come una triste campana a morto per dei diritti di cui si fa carta straccia, fra soprusi e violenze di ogni genere. Eppure, anche una giornata come questa può provare a muovere le coscienze, non tanto o non solo per appelli e proteste su realtà belliche terribili come quelle che, oggi, si vivono in Ucraina, in Iran, in Afghanistan e in numerosissimi altri paesi dove impera il crepitio delle armi e prolifera la legge del taglione e del massacro, ma anche per riflettere sulle gravi storture che anche nella nostra realtà fanno sì che quotidianamente i diritti umani fondamentali non siano rispettati.
In questo senso si è organizzata a Lugano proprio oggi una Giornata di dibattito fra diverse personalità attive in campo umanitario, politico, giuridico, per riflettere sulle possibilità che possono darsi, in Ticino, per “proteggere i nostri diritti fondamentali”. È un convegno promosso da numerosi enti e varie associazioni su iniziativa della Fondazione Diritti Umani su cui ci pare doveroso porre l’attenzione proponendo qui parte del documento accompagnatorio dei lavori, distribuito ai media, che offre numerosi spunti di riflessione. (red)
Il federalismo può avere un impatto positivo sulla realizzazione dei Diritti Umani, ma può anche rendere la loro attuazione più difficile. Nel migliore dei casi, i Cantoni sviluppano approcci innovativi all’attuazione dei Diritti Umani, li sperimentano e ispirano altri Cantoni con il loro approccio.
Come si possono rafforzare queste dinamiche positive?
Una revisione periodica, in base alla quale i Cantoni sarebbero in grado di valutare l’attuazione dei Diritti Umani da parte dell’altro, sulla falsariga del modello dell’Esame Periodico Universale (EPU) delle Nazioni Unite, potrebbe contribuire a rafforzare i Diritti Umani in Svizzera? L’Assemblea Generale dell’ONU ha creato l’Esame Periodico Universale (EPU) per contribuire alla diffusione di “buone pratiche” e per innescare processi di apprendimento, sia da parte dello Stato in esame che dello Stato stesso. Questo approccio potrebbe essere applicato in modo vantaggioso nello Stato federale svizzero? Sono necessari nuovi meccanismi per assicurare che gli obblighi derivanti dal diritto internazionale siano meglio percepiti e attuati dai Cantoni?
In questa conferenza pubblica, organizzata congiuntamente dalla Fondazione Diritti Umani, supportata dall’USI e da organizzazioni della Società Civile nazionali e locali, vogliamo discutere l’idea di un “EPU Svizzera” con i rappresentanti del Cantone, del mondo accademico e della Società Civile. L’evento offrirà anche l’opportunità di presentare gli sforzi che alcuni Cantoni compiono per l’attuazione degli obblighi internazionali per il rispetto concreto dei diritti fondamentali.
I diritti fondamentali in Svizzera sono garantiti dalla Costituzione e da una serie di convenzioni internazionali che il nostro Paese ha sottoscritto. Nello specifico la Svizzera ha sottoscritto diverse convenzioni internazionali che toccano tutti gli ambiti della società:
L’applicazione e il rispetto di queste convenzioni è di competenza della Confederazione, assieme ai Cantoni e in maniera minore ai Comuni. L’EPU è un nuovo strumento che ha come obiettivo il monitoraggio dell’applicazione e rispetto delle convenzioni internazionali.
In generale, ogni qualvolta il Parlamento federale ratifica una convenzione internazionale per la protezione di determinati diritti fondamentali, la vigilanza sull’applicazione viene affidata ai tribunali. Ciò significa però intervenire soltanto al termine del processo di applicazione. Le persone più vulnerabili e bisognose di protezione non dispongono dei mezzi finanziari e delle competenze per rivolgersi ai tribunali, tanto più se devono affrontare un percorso che può durare parecchi anni. Per migliorare la protezione dei diritti fondamentali, bisogna ancorarne i principi nella società e responsabilizzare la popolazione e le istituzioni pubbliche. Ciò implica una revisione generale delle norme cantonali e delle prassi applicate da parte di tutti gli uffici del Cantone e dei Comuni. Un ruolo chiave nel monitoraggio e nell’esame dell’applicazione delle convenzioni potrebbe essere affidato ad un Ombuds(wo)man cantonale, prevedendo nel contempo una competenza esplicita di vigilanza superiore al Gran Consiglio ticinese che ne riferisca mediante rapporti annuali.
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