Perché il Papa su Mosca sbaglia
Il pontefice ha inviato ai giovani russi un messaggio che evoca acriticamente il passato imperial-colonialista che Putin usa come modello
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Il pontefice ha inviato ai giovani russi un messaggio che evoca acriticamente il passato imperial-colonialista che Putin usa come modello
• – Redazione
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Di Nathalie Tocci, La Stampa
Riflettere sulle parole pronunciate da papa Francesco il 25 agosto scorso a una platea di ragazze e ragazzi russi cattolici in occasione della Giornata della gioventù a San Pietroburgo non è facile. Non c’è dubbio alcuno che il Papa sia mosso dalle migliori intenzioni; intenzioni di pace e di giustizia. Ma proprio per questo motivo è importante sottolineare perché quelle parole siano state così gravi, perché abbiano generato sconcerto in Ucraina e nel resto dell’Europa orientale, e sul perché ostacolino la missione e la visione di pace del Vaticano stesso. Il Papa ha parlato della grandezza dell’impero russo, dell’importanza dell’eredità lasciata da Caterina II e Pietro il Grande, ha invitato i giovani a non voltare le spalle a quell’eredità, a quell’identità. Sono parole che Vladimir Putin avrà apprezzato. Perché la guerra di Putin è animata precisamente da quell’identità, da quell’eredità, dall’ambizione non solo di non dimenticare ma di ripristinare quella grandezza; una grandezza fatta di espansione, di occupazione, di assimilazione e di imperialismo. Mesi fa, all’inizio della guerra, quando chiesero al ministro degli Esteri russo Sergei Lavrov, in un incontro privato, chi fossero i consiglieri più ascoltati da Putin, Lavrov rispose con un ghigno: «Caterina, Pietro e Ivan (il Terribile)».
No, non c’è alcun bisogno di incoraggiare i giovani russi a ricordare quell’eredità; un’eredità che Putin purtroppo ricorda e osanna pubblicamente fin troppo. Sono proprio quel ricordo e quell’ossessione di far rivivere un passato glorioso che hanno generato centinaia di migliaia di morti in una guerra che pensavamo appartenesse ad un passato oscuro del nostro continente. L’augurio da fare alla gioventù russa è, pertanto, l’esatto contrario: non quello di riesumare un ricordo di violenza e prevaricazione del passato, ma semmai di creare una nuova identità, l’identità di uno Stato nazione civico russo che rispetti i propri vicini come pari. Perché il dramma della Russia e dell’Europa orientale è proprio il fatto che questo passaggio identitario russo non è mai stato compiuto. È un passaggio che prevede come condizione necessaria ma non sufficiente una sconfitta, che sia militare o politica. L’Inghilterra, la Francia, la Germania nazista e tutte le altre potenze imperiali europee non hanno volontariamente ceduto le loro colonie per amore dei diritti umani e dell’uguaglianza dei popoli. Lo hanno fatto perché hanno perso, che sia stata una sconfitta militare come quella della Francia in Algeria o della Germania nazista in Europa orientale, oppure una colossale sconfitta politica come quella dell’Inghilterra di fronte alla potenza morale del Mahatma Gandhi in India.
In Russia, l’impero è crollato e l’Unione sovietica è implosa, ma durante i caotici anni Novanta non è stata colta l’occasione di abbandonare l’imperialismo per creare una nuova identità civica russa incentrata sulla cooperazione e sul rispetto dei propri vicini. L’augurio da rivolgere ai giovani russi, agli ucraini e a tutti gli europei è che sulle ceneri di questa nuova guerra imperiale, la Russia trovi la forza e il coraggio di re-immaginare se stessa, relegando Caterina e Pietro a un passato diametralmente opposto al suo futuro.
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