In agenda il peggio della politica
Alla vigilia dell’inizio di un nuovo anno scolastico imperversa il sedicente dibattito sull’agenda e sui suoi “indottrinamenti”, alimentato da uno stormo di politici in cerca di visibilità a qualunque costo
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Alla vigilia dell’inizio di un nuovo anno scolastico imperversa il sedicente dibattito sull’agenda e sui suoi “indottrinamenti”, alimentato da uno stormo di politici in cerca di visibilità a qualunque costo
• – Enrico Lombardi
Sembra non volersi spegnere il “dibattito” intorno ai presunti indottrinamenti dell’agenda scolastica da oggi nelle aule (ma non tutte): e se prima di parlarne la si leggesse?
• – Rocco Bianchi
• – Franco Cavani
È la stagione delle piogge ma non piove; nel Canale (dove scorre acqua dolce) si deve ridurre il passaggio dei cargo e il pescaggio massimo. L’ultima vittima del clima che cambia è il traffico merci mondiale
• – Gianni Beretta
Per non dimenticare la morte di Arash al centro asilanti di Cadro e le storie terribili dei profughi afghani, a due anni dal ritorno al potere dei talebani
• – Raffaella Carobbio
Dopo tre mesi di stallo politico, la terra dei sorrisi ha un nuovo Primo Ministro, Srettha Thavisin, alleato del popolare Thaksin Shinawatra, di ritorno in patria grazie alla controversa nuova alleanza con i militari
• – Loretta Dalpozzo
Parabola di un cantautore che non amava definirsi tale
• – Simona Sala
Bradley Cooper fa rivivere sullo schermo il grande muscista e compositore e per maggior aderenza al personaggio si propone con un naso che al trucco è stato ingrandito: piovono le critiche
• – Redazione
Ma si continua a temerlo e a dargli la caccia
• – Silvano Toppi
Una polemica stucchevole imperversa da giorni a proposito del diario scolastico quale presunto strumento di indottrinamento. Un polverone che sa di tristemente elettorale
• – Adolfo Tomasini
Alla vigilia dell’inizio di un nuovo anno scolastico imperversa il sedicente dibattito sull’agenda e sui suoi “indottrinamenti”, alimentato da uno stormo di politici in cerca di visibilità a qualunque costo
Se ne è già parlato in questa sede, con l’intervento di un competente e appassionato uomo di scuola, Adolfo Tomasini; poi, il week-end ha portato altri interventi di presunti esperti, con una peraltro prevedibile colata di lava sul domenicale di via Monte Boglia, tornato a farcire di scontento le cassette verdi disseminate nel belcantone. Un profluvio di opinioni, senza che nessuno si sia peritato di provare a leggere il diario in questione: lo fa, qui, il contributo di Rocco Bianchi, che da solo basterebbe a ricollocare la querelle nei suoi giusti termini: dalle parti del nulla, per intenderci [l’intero diario è inoltre disponibile in formato pdf].
Ma occorre forse, e tristemente, soffermarsi ancora su questo presunto dibattito, legato alle vignette sul tema “gender”, pubblicate nell’ agenda scolastica distribuita in gran parte delle scuole pubbliche dell’obbligo (a partire dalla quinta classe elementare) per esprimere, doverosamente, qualche considerazione generale su una prassi sempre più utilizzata dalla destra politica per affrontare qualsiasi tema che mostri un minimo di complessità e di implicazione emotiva: una tecnica che chiameremo della negazione e demonizzazione.
Ne ha del resto scritto in maniera lapidaria Silvano Toppi, ma bisogna di nuovo e subito tornarci a malincuore, perché anche in questo week-end ci si è dovuti confrontare ancora una volta con tanta disarmante pochezza argomentativa, quella che ha scatenato i nostri Rottweiler della morale a dimenar fendenti con code e codini contro le vignette “fatte per indottrinare”. Vignette che parrebbero ordite perfidamente per portare l’intera popolazione scolastica (compresi i ragazzini di quinta elementare) non necessariamente a diventare tutti queer o fluidi, ma certamente tutti di sinistra (che fra un po’, di questo passo, sarà additato come un sinonimo).
Ecco che ci risiamo, insomma: un tema complesso, che chiama in causa aspetti diversi (dal sociale al psicologico) e che trova nella scuola, necessariamente e faticosamente, l’ambito in cui si misurano ed adattano esperienze e dove sperimentano soluzioni, sempre migliorabili, viene “sterilizzato”, ridotto ai minimi termini perché, alla fine, lo si possa semplicemente “negare”.
La demonizzazione, secondo stadio dell’operazione, consiste poi nel rilevarne la matrice, ovviamente di sinistra, proprio come avviene regolarmente per le preoccupazioni e gli allarmi relativi, ad esempio, al tema migratorio o a quello climatico. Tutti isterismi, si dice, che nascondono il machiavellico intento di arruolare al pensiero dominante (mainstream, piace tanto anche se non è in dialetto), che ovviamente è di sinistra, o meglio (dalle nostre parti) rosso-verde, pericolosamente “brutta copia del PD italico” (eh, già, vuoi che il peggio non venga da lì?).
A questo punto ogni discorso che voglia proporsi di essere minimamente articolato finisce bellamente spazzato via dall’impeto declamatorio e dai giudizi perentori da riassumere in slogan, buoni per i litigi via social e soprattutto per raccattar consensi presso gli eterni scontenti in manco di nemici.
Così, la prima pagina del “Mattino”, e poi la pagina due, e poi la pagina sei, non solo ribadiscono e rafforzano la logica per cui il problema non esiste perché “ognuno è libero di sentirsi donna, uomo o canarino”, come ha scritto un sindaco che si sente spiritoso mostrando tutta la pochezza della propria “Weltanschauung” (Marchesi dixit), ma portano poi subito il discorso sul piano politico-elettorale, per arrivare alla conclusione che “è ora che il DECS cambi colore”. Argomenti sul tema “orientamento sessuale”? Zero. Rispetto per chi li vive? Zero.
Poi, certo, in mano leghista o Udc, la pubblica educazione avrebbe tutt’altre priorità: finalmente si investirebbe in corsi di tiro, per esempio (Pamini duxit). E poi, perché mai dovrebbe restare pubblica quando con le private tutti questi problemi non ci sono e si risparmierebbe un bel po’ di tempo e di soldi oggi dilapidati per mantenere quest’orda di insegnanti fanigottoni?
È davvero triste dover tornare su questo tema, quando si pensi alle tante e reali fatiche affidate dalla politica, dalle famiglia, dalla società, ai tanti insegnanti che da oggi tornano a scuola sperando di riuscire a fare del proprio meglio non solo per svolgere i compiti educativi loro destinati e per cui sono formati, ma anche per fare, loro malgrado, da parafulmine di tutte le gravi inadempienze che la politica sociale ed i suoi sedicenti interpreti nascondono ogni giorno al suono di “non è vero, e se è vero non è colpa mia, è tutta colpa loro”.
Anche questi fenomeni qui, che si aggirano fra banchi, banche e banchetti, dovremmo ricordarci che sono a carico dei cittadini.
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