Da Libération
Autodafé, appelli alla censura, accuse di indottrinamento e corruzione dei minori. L’inizio del nuovo anno scolastico in Messico, lunedì 28 agosto, è dominato dalle tensioni legate ai nuovi libri di testo gratuiti nell’istruzione pubblica. Un episodio estremo in questa battaglia educativa, politica e legale tra l’opposizione e il governo del presidente Andres Manuel Lopez Obrador (sinistra nazionalista): una settimana fa, alcuni genitori sono arrivati a bruciare un centinaio di libri di testo destinati a una scuola elementare di San Cristobal de las Casas (Sud del Chiapas).
All’unisono con un pastore evangelico, le famiglie della comunità Txotxil (una lingua maya) hanno denunciato che i nuovi libri non sono altro che “il diavolo” e insegnano “comunismo, omosessualismo e lesbismo”. Le famiglie ritengono che i libri di testo difendano i genitori separati, le famiglie monoparentali o le coppie dello stesso sesso, riporta “El Pais”.
Contemporaneamente, migliaia di persone hanno manifestato ad Aguascalientes (nell’omonimo stato, al centro del Paese) dietro uno striscione che proclamava “Educazione sì, indottrinamento no”. Aguascalientes è uno dei cinque Stati governati dal Partito di Azione Nazionale (PAN, opposizione, destra conservatrice-liberale) su un totale di 32 entità federali. Il presidente del PAN, Marko Cortes, ha invitato i genitori a “buttare via i libri di scuola” o a strappare “le pagine che non considerano adatte all’educazione dei figli”.
A titolo di esempio, Marko Cortes critica duramente i nuovi strumenti didattici perché li ritiene veicoli di una riscrittura della storia fatta in modo da favorire López Obrador, parlando, fra l’altro, di “frode” in relazione alle elezioni presidenziali del 2006, ufficialmente perse dall’attuale capo di Stato.
Libri sospesi in diversi Stati
A meno di un anno dalle prossime elezioni presidenziali, la battaglia politica ha preso una piega giudiziaria. La Corte Suprema ha ordinato la sospensione della distribuzione di nuovi libri scolastici in due Stati governati da partiti di opposizione al governo federale (Coahuila e Chihuahua). Anche l’Unione Nazionale dei Padri di Famiglia (UNPF) ha intentato una causa contro la distribuzione dei nuovi libri. L’UNPF accusa il governo di averli redatti senza consultazione, “alle spalle” dei messicani.
Come su altre questioni, il presidente Lopez Obrador si è difeso attaccando i “conservatori”. “È molto retrogrado, è medievale, è l’inquisizione, distruggere e bruciare libri; ha molto a che fare con il conservatorismo della destra”, ha dichiarato in una delle sue conferenze stampa quotidiane.
La revisione dei testi scolastici fa parte del programma del suo governo “Nuova scuola messicana”. L’obiettivo è promuovere “un apprendimento eccellente, inclusivo e multiculturale”, spiega un documento del segretariato (ministero) dell’istruzione pubblica datato 2019.
Andres Manuel Lopez Obrador è stato eletto nel 2018 sostenendo di voler voltare pagina rispetto a 36 anni di “neoliberismo”. Per il presidente, “le scuole messicane mantengono un orientamento neoliberale”, spiega la dottoressa in educazione Irma Villalpando” e quella intrapresa recentemente è ancora una riforma solo sulla carta, perché il sistema educativo è tutt’ora lo stesso”, afferma, riferendosi soprattutto ai tanti problemi infrastrutturali.
Secondo l’Organizzazione per la Cooperazione e lo Sviluppo Economico (OCSE, un club di 38 Paesi sviluppati ed emergenti, tra cui il Messico), dal punto di vista dell’ istruzione (capacità di scrittura, matematica e scienze) il Messico ha un “punteggio medio”. “Siamo storicamente indietro nel miglioramento delle conoscenze”, si legge nel documento ufficiale del 2019 che presenta la “Nuova Scuola Messicana”.
Ma, a quanto pare, c’è chi indietro vuole restare (red.)
Traduzione a cura della redazione
Nell’immagine: libri scolastici bruciati a San Cristobal de las Casas il 20 agosto scorso (foto Carlos Lopez)