Politica: alla difficile ricerca delle persone colte
Fra i banchi di parlamentari e governi, rispetto a un qualsiasi ragionamento si preferisce spesso e volentieri il ricorso a slogan e retorica da comizio
Filtra per rubrica
Filtra per autore/trice
Fra i banchi di parlamentari e governi, rispetto a un qualsiasi ragionamento si preferisce spesso e volentieri il ricorso a slogan e retorica da comizio
• – Saverio Snider
Un ampio comunicato del SOA Il Molino si esprime sulla vicenda della tentata conferenza di Massagno
• – Redazione
I risultati del rapporto sugli abusi sessuali nella Chiesa cattolica devono indurre i prelati elvetici a superare la paralisi imposta da tradizione e direttive vaticane
• – Redazione
Rapporto della commissione indipendente d'inchiesta: 1.002 casi di abusi dall'inizio degli anni Cinquanta, "ma è solo la punta dell'iceberg"; distrutti documenti nella diocesi di Lugano; sei vescovi indagati, anche l' attuale amministratore apostolico in Ticino
• – Aldo Sofia
Ovvero quando un tunnel bloccato ci fa stare fuori dal mondo, come piace a Lega e Udc
• – Enrico Lombardi
Per l'opposizione in esilio il regime ha imposto un sistema proto-fascista in cui non esistono più spazi di democrazia
• – Yurii Colombo
Le idee dell’opinione pubblica non sono cambiate molto negli ultimi vent’anni. Sono i cambiamenti istituzionali il motivo per cui l’estrema destra va al potere in Europa
• – Redazione
I ricordi di Paolo Bernasconi, partecipe dell' azione "Porte aperte" per salvare centinaia di persone dalla ferocia della dittatura. E una brutta sorpresa: nel 50.mo anniversario del putsch, scomparsa dal "giardino dei Giusti" al Ciani la targa commemorativa del pastore protestante
• – Aldo Sofia
“Non leggo più i giornali, sono inutili, e così corro tre volte di più”. La sconcertante affermazione del consigliere federale ticinese
• – Aldo Sofia
Stampa / Pdf
• – Franco Cavani
Fra i banchi di parlamentari e governi, rispetto a un qualsiasi ragionamento si preferisce spesso e volentieri il ricorso a slogan e retorica da comizio
A ben vedere non ci credo e anzi ne diffido. A me basta infatti, molto più semplicemente e praticamente, che nell’arena della politica ci sia almeno la presenza attiva di persone che si possono mettere sotto l’etichetta di “colte”, termine più chiaro, che si presta a minori equivoci e che presuppone una propensione a scelte equilibrate e assennate, evitando le derive degli estremismi che hanno prodotto solo patatrac. Essere colti (senza con ciò doversi definire per forza intellettuali) significa possedere un bagaglio di conoscenze generali o specifiche, poca importa, che fanno venir voglia – per via naturale – di studiare sempre, di approfondire i problemi che ci vengono posti, attitudine che è la premessa per trovarne le possibili soluzioni. Non solo: è pure la chiave che ci fa accedere a quell’autonomia di pensiero e a quella creatività propositiva che oggi è sempre più rara. E’ di queste persone che temo la mancanza sempre più accentuata nelle stanze della politica.
Guardiamoci attorno, ascoltiamo le voci che provengono dai banchi dei parlamenti e dei governi: spesso c’è da restare allibiti per la pochezza dei suoni che ci giungono, per le stramberie che vi si coltivano, per le sciocchezze che vi si narrano. Basta un nulla per attivare il fenomeno penoso della ripetitività di uno slogan: qualcuno, ad esempio, ha avuto l’idea di definire una riformetta tributaria penosa ed iniqua come un “passo verso la modernità” ed ecco che tutti i suoi sostenitori si affrettano a dire in coro che la sua applicazione renderebbe il Paese più moderno, senza minimamente prendere in considerazione il fatto di pensarci un attimo, e senza provare un briciolo di vergogna per la stupidaggine dell’assunto.
Il guaio è che se così si comportano i politici, in modo identico si comportano i cittadini votanti, che di fatto rinunciano, prima di esprimersi su un referendum o un’iniziativa, ad approfondire e soppesare i pro e i contro dei quesiti cui devono rispondere, facendosi bastare per la formazione di un’opinione quattro balle raccolte all’osteria, per di più consone al proprio immediato tornaconto personale. È solo così che si spiega l’esito, ad esempio e con buona pace dei valori della democrazia, della votazione in Ticino sul cosiddetto “Decreto Morisoli”, ed è così che andrà a finire verosimilmente l’iniziativa contro la SSR.
Non voglio essere frainteso: nei decenni in cui ho frequentato in un modo o nell’altro le stanze della politica, ho incontrato per fortuna molte persone colte, con le quali, prima di iniziare una riunione di lavoro o subito dopo, si poteva scambiare opinioni sulle reciproche letture in corso, su possibili e auspicabili progetti, su idee innovative interessanti; e se il capo difettava in questo, vi sopperivano gli alti funzionari coinvolti, garanti de facto della serietà dell’azione decisa.
Mi piace credere che le cose stiano ancora così, ma certo i segnali che giungono dai Palazzi possono suscitare più di un lieve allarmismo in merito (e se è vero che l’esempio vien dall’alto, basti pensare ai contenuti di un recente discorso, pur comiziale, del nostro ministro degli esteri) . Tanto più che per naturale propensione le persone colte non gridano, dunque la loro voce già di per sé minoritaria e flebile viene facilmente coperta da chi preferisce urlare visto che la sua forza in fondo è solo quella.
Nell’immagine: va bene, sono in corridoio e fatti di marmo, ma non si può dire che in Gran Consiglio manchino gli statisti di valore
Non basta richiuderlo in fretta e furia per far sparire i mali che ha rivelato
Quali risposte al declino demografico? Decrescita felice o integrazione transfrontaliera?