L’auto-terapia del dottor Cassis
“Non leggo più i giornali, sono inutili, e così corro tre volte di più”. La sconcertante affermazione del consigliere federale ticinese
Filtra per rubrica
Filtra per autore/trice
“Non leggo più i giornali, sono inutili, e così corro tre volte di più”. La sconcertante affermazione del consigliere federale ticinese
• – Aldo Sofia
• – Franco Cavani
Per affrontare le sfide ambientali l’antropologo ticinese Geremia Cometti propone di ripensare il nostro approccio alla natura, ispirandosi anche alle comunità indigene
• – Federico Franchini
L’arte (non solo italica) di esagerare, tanto ci si può sempre pentire
• – Paolo Di Stefano
Ricordi e riflessioni dello scrittore cileno che aveva militato a fianco di Salvador Allende
• – Redazione
Il racconto della straziante esperienza dell’esilio dopo la fuga da Santiago del Cile, 50 anni fa - Di Miguel Angel Cienfuegos
• – Redazione
La biografia della prima pastora donna della Chiesa evangelica riformata svizzera (e d’Europa) pubblicata da Armando Dadò
• – Michele Ferrario
Quarant’anni fa nasceva una delle più inconfondibili voci del pop - rock, spentasi troppo presto per un triste destino fatto di disagio e sofferenze
• – Gianluca Verga
La mia esperienza di ospite in un programma del servizio pubblico italiano
• – Redazione
La politica estera del capo del Cremlino è funzionale rispetto alla volontà di fare della Nuova Russia un polo attrattivo per sovranisti e populisti; complici le difficoltà della nostra democrazia (2. parte)
• – Yurii Colombo
“Non leggo più i giornali, sono inutili, e così corro tre volte di più”. La sconcertante affermazione del consigliere federale ticinese
C’è una buona notizia. Il nostro ministro degli esteri sta molto meglio. Sostiene di sentirsi rigenerato da quando ha deciso di “non leggere più i giornali”. Precisando: “Non mi serve a niente, non mi danno nulla, ma proprio nulla”. Addirittura segnala che lasciare quotidiani e settimanali intonsi gli consente di “andare tre volte più forte”. Per la verità, negli ultimi mesi o settimane nessuno si è accorto di una sua personale e tonica accelerata nel trattamento dei pesanti dossier politici di sua competenza. Forse per questo ha deciso di farcelo sapere pubblicamente, quasi in trance agonistica, durante un comizio elettorale del suo partito, il Plr, a Sant’Antonino. Forse convinto che il Ticino sia più boccalone. Con inedito tono battagliero, Cassis non le ha mandate a dire, anche su altri argomenti. Per esempio nel denunciare la nefasta polarizzazione del dibattito politico in Svizzera, additando come principali colpevoli dell’attuale subbuglio socialisti e democentristi, accomunati nella medesima melassa, come se fossero fatti della stessa pasta, anche se partecipi del medesimo esecutivo.
La libertà di esprimersi anche dei politici su qualunque argomento non è in discussione. Ma qui siamo a una vistosa sgrammaticatura istituzionale. Generale e generalizzata. Com’è l’indistinto attacco ai giornalisti: tutti uguali e tutti incompetenti. Già è abbastanza inconsueto che un consigliere federale partecipi con tale veemenza a un dibattito pre-elettorale della propria formazione politica. Quando accettano l’invito, difendono soprattutto le scelte fatte collegialmente dal governo federale. Già fu più che inopportuno Ueli Maurer, che a un evento UDC indossò il camicione bianco dei Freiheitstrychler (quelli dei campanacci), molto critici delle misure anti-Covid decise dal governo di cui faceva parte. No, a Cassis non sarebbe mai arrivato a un gesto così sfacciato. Ma nei confronti della stampa ha optato per stile e linguaggio tipicamente populisti. Abbastanza inatteso da parte sua.
Precipitoso adattamento ai tempi e alla nefasta moda del chi, assai “trumpianamente”, la spara più grossa? O preciso calcolo politico? Una Cassis la sa: la categoria dei giornalisti non è molto più popolare (eufemismo) del ceto politico. Bombardarli e giudicarli “inutili” potrebbe addirittura suscitare simpatia. Un’“auto-terapia” (è pur sempre un medico) il ministro pensa di superare preoccupazioni personali: per i sondaggi che gli assegnano la maglia nera dell’impopolarità fra i colleghi di governo; e per una stampa (compreso il fuoco amico della liberale NZZ) che ne ha spesso criticato decisioni e soprattutto indecisioni.
Lasciamo perdere il fatto che anche i politici sono spesso ‘inascoltabili’, come segnala la crescente disaffezione popolare, ma non è certo il caso di usare nei loro confronti il metodo Cassis. Né è il caso di lanciarsi in un pippone sul ruolo della stampa, che certo può sbagliare, ma che ha il diritto-dovere di informare contribuendo al dibattito democratico. In piena (vera) indipendenza, e anche esponendosi alle critiche. Ma come ha ricordato Roberto Porta, presidente del sindacato ATG, proprio il Consiglio federale ribadì nel messaggio sulla sfortunata votazione per l’aiuto alla stampa che “in democrazia, media indipendenti e variati adempiono una funzione importante sul piano statale e politico”.
Non lo aveva sottoscritto anche il ministro in trance polemica?
Scritto per laRegione
Molti i giovanissimi soldati di leva, anche diciottenni, caduti nell’inferno di questo conflitto
Gli appunti “privati” di un cronista politico che attraversano e raccontano la Svizzera del nuovo Millennio