L’auto-terapia del dottor Cassis
“Non leggo più i giornali, sono inutili, e così corro tre volte di più”. La sconcertante affermazione del consigliere federale ticinese
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“Non leggo più i giornali, sono inutili, e così corro tre volte di più”. La sconcertante affermazione del consigliere federale ticinese
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“Non leggo più i giornali, sono inutili, e così corro tre volte di più”. La sconcertante affermazione del consigliere federale ticinese
La libertà di esprimersi anche dei politici su qualunque argomento non è in discussione. Ma qui siamo a una vistosa sgrammaticatura istituzionale. Generale e generalizzata. Com’è l’indistinto attacco ai giornalisti: tutti uguali e tutti incompetenti. Già è abbastanza inconsueto che un consigliere federale partecipi con tale veemenza a un dibattito pre-elettorale della propria formazione politica. Quando accettano l’invito, difendono soprattutto le scelte fatte collegialmente dal governo federale. Già fu più che inopportuno Ueli Maurer, che a un evento UDC indossò il camicione bianco dei Freiheitstrychler (quelli dei campanacci), molto critici delle misure anti-Covid decise dal governo di cui faceva parte. No, a Cassis non sarebbe mai arrivato a un gesto così sfacciato. Ma nei confronti della stampa ha optato per stile e linguaggio tipicamente populisti. Abbastanza inatteso da parte sua.
Precipitoso adattamento ai tempi e alla nefasta moda del chi, assai “trumpianamente”, la spara più grossa? O preciso calcolo politico? Una Cassis la sa: la categoria dei giornalisti non è molto più popolare (eufemismo) del ceto politico. Bombardarli e giudicarli “inutili” potrebbe addirittura suscitare simpatia. Un’“auto-terapia” (è pur sempre un medico) il ministro pensa di superare preoccupazioni personali: per i sondaggi che gli assegnano la maglia nera dell’impopolarità fra i colleghi di governo; e per una stampa (compreso il fuoco amico della liberale NZZ) che ne ha spesso criticato decisioni e soprattutto indecisioni.
Lasciamo perdere il fatto che anche i politici sono spesso ‘inascoltabili’, come segnala la crescente disaffezione popolare, ma non è certo il caso di usare nei loro confronti il metodo Cassis. Né è il caso di lanciarsi in un pippone sul ruolo della stampa, che certo può sbagliare, ma che ha il diritto-dovere di informare contribuendo al dibattito democratico. In piena (vera) indipendenza, e anche esponendosi alle critiche. Ma come ha ricordato Roberto Porta, presidente del sindacato ATG, proprio il Consiglio federale ribadì nel messaggio sulla sfortunata votazione per l’aiuto alla stampa che “in democrazia, media indipendenti e variati adempiono una funzione importante sul piano statale e politico”.
Non lo aveva sottoscritto anche il ministro in trance polemica?
Scritto per laRegione
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