Postumi e sintomi elettorali
A qualche giorno dal voto per le federali e in prospettiva dei prossimi appuntamenti con le urne i partiti fanno i conti, fra di loro e al proprio interno
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A qualche giorno dal voto per le federali e in prospettiva dei prossimi appuntamenti con le urne i partiti fanno i conti, fra di loro e al proprio interno
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A qualche giorno dal voto per le federali e in prospettiva dei prossimi appuntamenti con le urne i partiti fanno i conti, fra di loro e al proprio interno
Nel flusso compulsivo delle prese di posizione, dopo che già a miriadi se n’erano sentite domenica e lunedì con la premessa che si dovessero aspettare le “bocce ferme”, eccoci dunque a prender atto di alcuni elementi già ben delineati in vista dell’imminente ballottaggio, ormai interpretato da tutti anche e forse soprattutto come la prova generale delle prossime comunali, sin d’ora da immaginare piuttosto infuocate.
Nel campo dei vincitori, con una destra al galoppo in sella ai proclami più vieti e para-razzisti, in piena sintonia con un generale trend nazionale ed internazionale che alla ribalta lancia politici – cowboys, pistoleri e sceriffi, resiste, dalle nostre parti, un’alleanza fra UDC e Lega sempre più “di facciata”, premiata dal lifting elettorale che alle cantonali ha garantito la conferma dei due Consiglieri di stato e che a questo giro riporterà quasi certamente Marco Chiesa alla Camera alta bernese. Ma poi, in prospettiva della prossima primavera, fra i due schieramenti si faranno un bel po’ di conti.
Dal punto di vista numerico, infatti, la tendenza che vede un chiaro rafforzamento dell”Udc ed un calo rovinoso della Lega sembra ormai inarrestabile, a maggior ragione se gli stessi “colonnelli” leghisti si esprimono con malcelata rabbia (come ha fatto Gobbi) o convenendo che il movimento vive da troppo tempo un andamento inerziale post-traumatico in assenza di veri trascinatori al posto del Nano, della sua popolarità, della sua umanità (così oggi piace ricordarlo, al netto delle sue minacce anche armate, da protorambo, che naturalmente andavano e vanno sempre considerate come geniali provocazioni e che caspita, mica come l’inizio di una prassi politica che dà ora i suoi tristi risultati).
Questa condizione di “orfani” (del Nano, appunto, e poi del Conte zio e di Borradori) potrà anche commuovere qualche leghista nostalgico, ma sta trascinando la Lega verso il declino, ovvero fra le braccia di un partito forte e ricco a livello nazionale ( è quello che ha investito di più nella propaganda, anche quella più becera, ma vincente) che da tempo sta palesemente costruendo il proprio successo (ed il proprio potere) con una politica bifronte di governo ed opposizione, priva di soluzioni pratiche efficaci, ma capace di intercettare i malumori, le inquietudini, le paure dell’elettorato e farne oggetto di slogan acchiappavoti (anche nel bacino liberale).
Un aspetto che pare aver colto un’altra volta in contropiede una sinistra catenacciara che sul fronte PS ha tenuto le posizioni a livello nazionale, in Ticino ha fatalmente e prevedibilmente perso il seggio conquistato per una quarantina di voti da Marina Carobbio quattro anni fa. Colpa dei Verdi? Beh, no, gli ecologisti hanno perso, certamente, e non solo nel nostro Cantone. Ma da noi, quella collaborazione d’area sembra davvero ancora un mezzo mistero, visto che il grande progetto politico e sociale (e culturale) che si voleva unisse tutte le forze progressiste sotto l’insegna di “giustizia sociale e ambientale, insieme” (per dirla con Elly Schlein) è stato finora, per lo più, un contenitore di accordi parlamentari ed elettorali, sia nelle cantonali che in queste federali, garantendo il mantenimento delle posizioni.
Niente di più, se non una sensazione di precarietà, del progetto, dell’alleanza, delle posizioni istituzionali raggiunte. Certo, per il ballottaggio, secondo gli accordi, il PS sosterrà la verde Greta Gysin ( che ha dalla sua un indiscutibile seguito e un’acquisita autorevolezza in una parte di elettorato ben più vasta di quella strettamente rosso-verde), ma intanto già sta emergendo, una volta di più, la concorrenza che le verrà ( e verrà all’intera area) da Amalia Mirante e dal suo “populismo di sinistra” che lei chiama, ammiccando ed ammaliando, “anima socialdemocratica”.
Se già di principio la gara per i due posti alla Camera alta era da pronosticare fra Chiesa, Farinelli e Regazzi, figuriamoci ora quali e quante possano essere le chance di Gysin e della sinistra, se avrà la concorrenza “interna” anche dell’ineffabile economista rosso – fucsia, che anche lo scorso week-end ha comunque ottenuto un notevole riscontro di voti (altrui). E così ci risiamo: PS e Verdi a dirsi che si deve cambiare comunicazione, saper parlare di più e meglio agli elettori (specie quelli di riferimento dei ceti medio-basso) e via andare con l’autocritica, fino ad arrivare agli eccessi di Danilo Forini, che via social, giovedì, si è scusato per aver alzato un po’ i toni in un dibattito con Sergio Morisoli a Teleticino.
Ma come, replicare alle continue interruzioni del gran maestro della manovra di rientro è alzare i toni? È qualcosa di cui scusarsi? Ma perché profilarsi sempre con questa modalità da orecchie basse? E le scuse tirate da Filippo Zanetti, co-presidente PS a Lugano, per l’attacco che gli è venuto dal vice-presidente cantonale Adriano Venuti che senso hanno? Non ci dicono forse che come nella Lega, anche nel PS si sia un po’ “orfani” ( non del Nano, certo, ma di personalità che combattano, mobilitando i militanti, per idee e principi e non solo per le poltrone)?
Come facciano a destra per risolvere quella che sarà la patata bollente del sindacato a Lugano la prossima primavera è affar loro, ma c’è da scommettere (almeno in bitcoin) che una soluzione la troveranno, anche perché contro si troveranno poco: un po’ di Centro, un po’ meno di Plr (anch’esso progressivamente inglobato) e poco o nulla di una sinistra che non riproporrà la collaborazione PS -Verdi.
E il grande progetto strategico non è neanche più elettorale? Forse in casa socialista si sta involontariamente lavorando perché in Municipio, vinca la pseudo – socialdemocrazia e ci finisca, sinistra, Amalia Mirante, l’economista degli “interessi della ggente” che in quel Municipio si troverebbe perfettamente a suo agio e che guarda caso sta per traslocare in città? A quel punto, PS e Verdi all’opposizione. E forse sarebbe anche ora. Ma se succederà, neanche allora sarà perché l’hanno voluto. La deriva non è lontana. Urge una zattera.
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