Palermo, vigilia di un voto amministrativo. Dal palco del comizio una Giorgia Meloni già capo di governo
definisce “pizzo di Stato” le tasse pagate dai commercianti siciliani, in sostanza definendo mafioso lo Stato, nella terra di mafia. Grottesco. Ma adesso la ‘prima signora’ compie un altro passo, vergognoso e impietoso, per strappare anche il residuo di umanità e decenza rimasti nella foga di colpire l’immigrazione irregolare, punto iper-dolente di un governo che aveva proclamato blocchi navali, chiusura dei porti, respingimenti in massa, espulsioni, caccia ai trafficanti di esseri umani in tutto il pianeta, e che invece si ritrova con il record di disperati approdati con gommoni e barchini a meridione, e via terra al nord attraverso la riattivata “rotta dei Balcani”.
Brutto argomento, anche in fatto di credibilità elettorale, per l’attuale inquilina di Palazzo Chigi. E allora ecco la ‘tangente di Stato’: una tassa di 4.930 euro (nemmeno la cifra tonda dei 5.000, misteri dei calcoli burocratici) che i rifugiati possono versare allo Stato per non finire nei centri di raccolta. E, per favore, somma da depositare subito e personalmente sotto forma di fideiussione, escluso l’aiuto di famigliari o conoscenti. Solo da parte di rifugiati in arrivo da nazioni che Roma considera “sicure” e rispettose dei diritti umani (quindi profughi economici).
C’è poco da girarci attorno: questo sì è autentico “pizzo di Stato”. Dunque, se pensi di fuggire dal tuo paese disastrato da guerre, dittature e sfacelo economico non solo devi farti aiutare da famiglia e parenti per avere le somme destinate agli scafisti, non solo attraversare paesi e deserti in cui abbondano banditi spietati, non solo sopravvivere alla detenzione nelle strutture (come in Libia, ma non solo) dove ti aspettano ulteriori ricatti e violenze e stupri, non solo pregare il tuo Dio per non finire il quell’immenso cimitero che è ormai il fondo del Mediterraneo: no, non è sufficiente, in una tasca ben cucita (che difficilmente sfuggirà ai controlli violenti dei tuoi aguzzini) dovresti nascondere quei cinquemila euro chiesti dal governo italiano, che in realtà dovrebbe per legge garantirti un’accoglienza dignitosa. Il prezzo di una temporanea libertà, per non finire dietro il filo spinato di strutture annunciate, per chi non ha commesso reati gravi, come ermeticamente chiuse e controllate, forse dall’esercito.
Alla disperazione si risponde con l’insensibilità, l’immoralità, e gli strumenti di chi è forte coi deboli e debole coi forti. Che importa se la tassa puzza di incostituzionalità? Se già in passato l’UE è intervenuta contro l’ungherese Orban (l’alleato iper-sovranista preferito da Giorgia Meloni) per bocciare un analogo “pizzo di Stato”? E se papa Francesco ricorda costantemente (soprattutto a chi sostiene di voler difendere “anche Dio”) che non esiste il pericolo della “sostituzione etnica”? Ancora: “chi se ne frega” – per usare parole care alla destra post-fascista – se il provvedimento registrerà pochissime adesioni o nessuna, da parte di poveri disgraziati sopravvissuti a prove atroci? Per di più discriminati, tra profughi di serie A e di serie B? In realtà, ciò che conta al governo “tangentaro” è altro: la volontà di trasmettere un “forte” messaggio propagandistico, e recuperare terreno fra elettori delusi. Tutto e sempre in nome dell’Italia abbandonata dall’Europa. Fatto innegabile. Ma va anche ricordato che per esempio Francia e Germania hanno accolto molti più migranti dell’Italia; che nell’ultimo decennio Roma ha aggirato in abbondanza gli accordi di Dublino (assolutamente da riformare) lasciando che 300.000 rifugiati che avrebbe dovuto tenere e controllare in casa propria (regola del “paese di primo approdo”), sgusciassero verso altre nazioni europee, e lì rimanessero. Della Svizzera è certo discutibilissima la politica di accoglienza. Ma con 40.000 di questi profughi arrivati da Sud, la Confederazione è terza nella classifica europea dell’inadempienza italiana.
Scritto per laRegione Ticino
Nell’immagine: fotomontaggio satirico della redazione