Profitti illegali nel mondo: il terribile primato del “mercato del sesso”
Si arricchiscono sempre di più gli sfruttatori del lavoro forzato: i guadagni maggiori vengono dallo sfruttamento sessuale
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Si arricchiscono sempre di più gli sfruttatori del lavoro forzato: i guadagni maggiori vengono dallo sfruttamento sessuale
• – Roberta Bernasconi
“Finarte” mette in vendita, per almeno due milioni di euro, una copia manoscritta finora ignota del capolavoro dantesco: studiosi e appassionati già si chiedono quali novità testuali saranno contenute in questa ennesima versione
• – Paolo Di Stefano
Un milione e mezzo di bambini e ragazzini, “venduti” dalle famiglie troppo povere, costretti a lavorare in condizioni pericolose nelle piantagioni di cacao di alcuni paesi africani
• – Redazione
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• – Franco Cavani
Pesante repressione dei religiosi nel Nicaragua dell’ex sandinista, e oggi dittatore, Daniel Ortega
• – Gianni Beretta
L’opera del grande commediografo va in scena ininterrottamente da quasi mezzo secolo nello stesso teatro parigino, è tradotta e rappresentata in tutto il mondo; eppure, del trentennale dalla morte dell’autore pare non ricordarsi quasi nessuno
• – Michele Ferrario
In quel “sabato rosso” di sangue del 7 ottobre mille “Giudei” sono stati “crocifissi” dai “filistei” (nome antico del popolo di Gaza, da sempre in lotta con gli israeliti). A loro volta, i “Giudei” di oggi hanno “crocifisso” trentamila palestinesi di Gaza, ben oltre il biblico “occhio per occhio”. Eppure, una forma di “resurrezione” è possibile
• – Martino Rossi
Fra gli slogan elettorali dell’Udc che a Lugano punta al sindacato di Chiesa, spicca l’ennesimo esempio di insulto alla libertà di espressione e di pensiero - Di Luca Bellinelli
• – Redazione
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• – Franco Cavani
Comprensibile che il ministro dica di aver deciso pensando ai suoi cari, ma ci sono anche i diritti di chi è attaccato ogni domenica
• – Alberto Cotti
Si arricchiscono sempre di più gli sfruttatori del lavoro forzato: i guadagni maggiori vengono dallo sfruttamento sessuale
I profitti illegali totali annuali derivanti dal lavoro forzato sono più alti in Europa e Asia centrale (84 miliardi di dollari), seguiti da Asia e Pacifico (62 miliardi di dollari), Americhe (52 miliardi di dollari), Africa (20 miliardi di dollari) e Paesi arabi (18 miliardi di dollari). Lo sfruttamento sessuale forzato a fini commerciali rappresenta più di due terzi (73%) del totale dei profitti illegali. E questo nonostante tale pratica coinvolga solo il 27% del numero totale di vittime del lavoro imposto privatamente.
Questi numeri si spiegano con l’enorme differenza nei profitti per vittima tra lo sfruttamento sessuale commerciale forzato e altre forme di sfruttamento del lavoro forzato non statale. Parliamo di profitti di 27.252 dollari per vittima nel primo caso contro 3.687 dollari per vittima nel secondo. Lo sfruttamento sessuale forzato a fini commerciali è dunque il settore, senza alcun dubbio, più remunerativo, cui segue l’industria (35 miliardi di dollari), i servizi (20,8 miliardi di dollari), l’agricoltura (5,0 miliardi di dollari) e il lavoro domestico (2,6 miliardi di dollari).
“Le persone costrette al lavoro forzato sono soggette a molteplici forme di coercizione. La trattenuta deliberata e sistematica del salario è tra le più comuni. La comunità internazionale deve urgentemente riunirsi per agire e porre fine a questa ingiustizia, salvaguardare i diritti dei lavoratori e sostenere i principi di equità e uguaglianza per tutti”, continua il direttore generale dell’ILO. Il rapporto sottolinea l’urgente necessità di investimenti in misure atte ad arginare i flussi di profitto illegali e a portare davanti alla giustizia i responsabili. Raccomanda di rafforzare i quadri giuridici, fornire formazione ai funzionari delle forze dell’ordine e un migliore coordinamento tra queste.
Ma, soprattutto, il rapporto sottolinea che non è possibile porre fine al lavoro forzato solo attraverso misure di applicazione della legge. Le azioni di contrasto devono far parte di un approccio globale volto ad affrontarne le cause profonde e a tutelare le vittime. Il Protocollo del 2014 relativo alla Convenzione sul lavoro forzato, che risale al lontano 1930, e la Raccomandazione sul lavoro forzato, pubblicata nel 2014, forniscono un quadro strategico, tristemente disatteso, per agire in questo senso.
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