PS di Lugano: pragmatismo o masochismo?
Dopo la rinuncia dei Verdi all’alleanza elettorale, il PS cittadino conferma la collaborazione con il PC in barba ai suoi slogan No-UE e No-Nato - Di Martino Rossi
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Tu sei il PS e il PC ti sta facendo le scarpe per le votazioni federali e te lo dice in faccia: «sei un servo dei padroni e meriti di restare a casa». In vista delle elezioni comunali 2024 a Lugano, ti chiede però di assicurare l’elezione di almeno un suo militante in consiglio comunale, candidandolo nella tua lista. E tu accogli felice la sua proposta, che forse lascerà fuori un tuo candidato. Tu lo chiami «pragmatismo», perché racimolerai qualche voto anche per il Municipio dove non ti senti molto sicuro di farcela da solo. Qualcuno potrebbe chiamarlo masochismo o autolesionismo o, nel migliore dei casi, adesione gioiosa al precetto evangelico di porgere l’altra guancia a chi ti prende a schiaffi.
È ciò che è successo lunedì scorso all’assemblea del PS di Lugano. Per di più, dopo aver incassato beatamente la dichiarazione dei Verdi, alleato strategico del PS a livello federale e cantonale, secondo cui la presenza in Municipio dei socialisti non vale una cippa. Anzi, è dannosa perché trascina tutto il PS a scelte in contrasto flagrante con una prospettiva rosso-verde (il riferimento va al Polo sportivo e degli eventi con le sue ridondanti torri e palazzine private al posto di impianti sportivi di interesse pubblico).
Ma cosa dice il PC del PS e dei Verdi nella sua campagna per far loro perdere alle Federali uno o due seggi a favore della destra? Basta leggere il comunicato del 5 giugno scorso con cui lancia la sua lista «No NATO, No UE». Il PS e i Verdi sono una «sinistra elitaria» che «ha rinunciato alla sua indipendenza di classe» (?), che permette alla borghesia «svendipatria» di agire indisturbata, che «calunnia» il povero PC e i suoi «militanti altruisti e solidali» (con i curdi e gli ucraini massacrati da Erdogan e da Putin?), che ha «stravolto la tradizione della sinistra » con una «irresponsabile svolta atlantista e a tratti bellicista fatta di sanzioni unilaterali » (bella questa: bisognava sanzionare anche gli aggrediti punendoli perché hanno osato difendersi), che pratica «ingerenze negli affari interni di nazioni sovrane» (?), che è «subalterna all’agenda globalista di UE e USA», che ripudia «la neutralità e l’indipendenza nazionale», che pregiudica «la pace e i diritti sociali dei lavoratori». Per chi non avesse ancora capito, il PC sottolinea il bilancio «modesto» della sua partecipazione, nel 2019, al fronte rossoverde che ha fatto perdere alla Lega un seggio al Nazionale a favore dei Verdi.
Modesto, perché poi Verdi e socialisti non hanno avuto l’«impostazione antieuropeista » auspicata. Quest’anno non intende quindi «contribuire a rafforzare la frazione parlamentare socialista»: meglio un leghista anti UE che un socialista o un Verde che vogliono migliorare le relazioni con i nostri vicini europei, anziché privilegiare Russia, Cina, Corea del Nord… Il PC ha quindi fatto una scelta di campo: quello social-conservatore e nazionalsocialista, contro il campo eco-socialista e internazionalista. Affari suoi. Ma cosa ci azzecca una stravagante lista unitaria con chi, per ora almeno, non si può più costruire una strategia alternativa alla destra?
Martino Rossi è stato capogruppo del PS nel Consiglio comunale di Lugano
Nell’immagine: l’altra guancia
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