Ritornare sole di notte
Quando esci la sera devi avere le scarpe giuste. Devono essere adatte per scappare
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Quando esci la sera devi avere le scarpe giuste. Devono essere adatte per scappare
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Quando esci la sera devi avere le scarpe giuste. Devono essere adatte per scappare
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All’improvviso sulla via di casa il ticchettio dei nostri tacchi sull’asfalto raddoppia: alle nostre spalle c’è un altro paio di passi che prima non c’erano (o che non avevamo notato, ci illudiamo nell’immediato). Rimbombano nel silenzio della notte e la loro eco sembra dilatarli e rafforzarli ogni secondo che passa. Ovviamente non osiamo voltarci, da una parte perché cerchiamo di illuderci che non sono per noi, che la vita è piena di coincidenze e la strada non è nostra, dall’altra, ed è molto peggio, perché quella paura acida e strisciante che immediatamente sentiamo scorrere nelle vene e con una mano ci fa stringere il telefonino, nella tasca sinistra, e con l’altra il mazzo di chiavi, in quella destra, semplicemente ci paralizza.
Eppure stasera abbiamo indossato i pantaloni, non abbiamo dimenticato lo spray al peperoncino, e sul vagone del treno ci siamo sedute vicino a una donna. Abbiamo, insomma, messo in atto tutte quelle misure che ci vengono insegnate da quando siamo piccine e che dovrebbero, si presuppone, proteggerci dalle insidie rappresentate dalla nostra menomante condizione di donne. Piccole accortezze per diventare invisibili ed evitare così di entrare nel mirino di qualche predatore, e nel peggiore dei casi finire come la povera Sarah Everard, rapita e uccisa nel cuore di Londra mentre rientrava a piedi dopo avere trascorso la serata da un’amica.
L’omicidio di Sarah Everard è stato probabilmente la goccia che ha fatto traboccare il vaso per le donne inglesi, che sabato 13 marzo sono sciamate a migliaia per le strade della capitale, denunciando con tristezza le mille sfaccettature della violenza nei loro confronti. L’omicidio e lo stupro sono infatti solo due delle voci (le peggiori) di un elenco vessatorio di genere molto lungo, che spazia dal catcalling (molestie di strada) ai palpeggiamenti sui mezzi pubblici, passando per il revenge porn. Non stupisce dunque leggere che secondo una statistica dell’Istat del 2018, il 75% delle donne italiane ha subito molestie di qualche tipo nello spazio pubblico.
E in Svizzera? Le cose non sembrano andare molto meglio, se diamo retta alle nostre figlie e al linguaggio con cui vengono quotidianamente apostrofate, ma anche a iniziative come “catcallsof…”, dove, avvalendosi di Instagram, ragazze di tutto il mondo Svizzera compresa riproducono le proposte oscene ricevute per strada. Anzi, forse vanno molto peggio, se pensiamo al fatto che il nostro codice penale non prevede nemmeno il reato di stalking. La paura, la nostra, quella a cui non ci abitueremo mai, probabilmente non vale (ancora) un cambiamento della legge.
E non è ancora da prendersi sul serio. Lo ha dimostrato il caso della povera Sarah, con tutta probabilità assassinata da un poliziotto denunciato qualche settimana prima per atti osceni in pubblico e appartenente alla stessa categoria professionale di coloro che (norme anti Covid alla mano) hanno caricato, spintonato e arrestato le donne inglesi che sabato, in seguito all’omicidio, manifestavano contro la violenza di genere.
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