Scoppia la bolla: Amazon pensa di licenziare circa 10 mila lavoratori
I tagli inizieranno già questa settimana, si concentreranno sull'organizzazione del lavoro in Alexa, sulla divisione retail e sulle risorse umane dell'azienda
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I tagli inizieranno già questa settimana, si concentreranno sull'organizzazione del lavoro in Alexa, sulla divisione retail e sulle risorse umane dell'azienda
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I tagli inizieranno già questa settimana, si concentreranno sull'organizzazione del lavoro in Alexa, sulla divisione retail e sulle risorse umane dell'azienda
Amazon avrebbe intenzione di licenziare circa 10 mila lavoratori a partire da questa settimana. Secondo fonti anonime che hanno parlato con il New York Times si tratterebbe di circa il 3% dei dipendenti, meno dell’1% di una forza lavoro globale di oltre 1,5 milioni, per la maggior parte lavoratori precari e a ore. Sarebbe il più grande taglio di posti di lavoro nella storia dell’azienda e avverrebbe pochi mesi dopo un cospicuo aumento di manodopera (+427.300 dipendenti in 10 mesi). I tagli si concentreranno nei settori che permettono all’assistente vocale Alexa di funzionare, nella divisione «retail» e in quella delle risorse umane.
Tutto questo potrebbe avvenire nelle settimane in cui, in tutto il mondo, il Leviatano dell’e-commerce fondato da uno degli uomini più ricchi del mondo (Jeff Bezos) organizza gli iper-sconti che preparano i grandi affari del Natale. Sono i momenti in cui la manodopera aumenta, e non diminuisce, a causa della domanda creata a tavolino dal monopolista del commercio elettronico.
Solo di recente, all’inizio del 2022, Amazon aveva confermato l’aumento della manodopera reso necessario nei mesi del Covid. E aveva più che raddoppiato il tetto massimo dei compensi per i lavoratori del settore tecnologico per sostenere la «concorrenza» sull’innovazione, caratteristica di questo settore capitalistico. Se la notizia fosse confermata questa sarebbe la conferma della natura speculativa del capitalismo delle piattaforme digitali. Profitti stellari nello stato di emergenza. Licenziamenti nello stato di crisi. La tendenza sta dilagando in tutto il mondo delle «Big Tech». Elon Musk, per esempio, ha dimezzato il numero di dipendenti di Twitter dopo aver acquistato l’azienda. Meta, la società madre di Facebook e Instagram, ha annunciato il licenziamento di 11 mila dipendenti, circa il 13% della sua forza lavoro. Lo stesso hanno fatto Lyft, Stripe, Snap e altre aziende tecnologiche.
Questa torsione spettacolare è uno degli effetti della policrisi mondiale alla quale sta contribuendo l’aumento dei tassi di interesse delle Banche Centrali come la Fed che intende creare una recessione, e dunque, disoccupazione per rallentare l’inflazione. Fino ad ora il mercato del lavoro Usa è andato più che bene. I licenziamenti nei settori tecnologici possono indicare l’inversione della tendenza. All’inizio del 2022 la crescita di Amazon è rallentata e ora ha raggiunto il tasso più basso degli ultimi due decenni. In più l’azienda sta affrontando investimenti che l’hanno portata a espandersi ancora di più. Ora sta arrivando la perdita del potere di acquisto, e l’aumento dei prezzi, Così le vendite stanno rallentando. A Wall Street le azioni Amazon sono scese al livello più basso dai primi giorni della pandemia. Il record di valore pari a mille miliardi di dollari è stato cancellato.
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