Buon Anno alla RSI
Tra programmi d’occasione e repliche a raffica anche un veglione che da casa mostra fondoschiena in libertà: immagini di difficile interpretazione come messaggio augurale, per l’azienda e per il Paese
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Tra programmi d’occasione e repliche a raffica anche un veglione che da casa mostra fondoschiena in libertà: immagini di difficile interpretazione come messaggio augurale, per l’azienda e per il Paese
• – Enrico Lombardi
La pressione è su Viola Amherd, che sarà presidente della Confederazione nel 2024. Deve imprimere una nuova dinamica al Collegio e ripristinare l'immagine forte della Svizzera sulla scena internazionale
• – Redazione
Servono scelte coraggiose per fermare conflitti che sono già mondiali per gli effetti sul Pianeta. Sono state le decisioni dei leader a minare i diritti e il cammino globale verso la crescita e la pace
• – Redazione
Più civili uccisi a Gaza in meno di tre mesi che in Ucraina in quasi due anni di guerra; il “sabato nero” del 7 ottobre non può spiegare e giustificare tutto; per Israele sono ineludibili gli errori commessi nella Striscia
• – Aldo Sofia
Pubblichiamo in versione integrale l’inchiesta del quotidiano americano durata due mesi sul terrificante quadro di violenze inflitte alle donne catturate dai miliziani. Il lavoro giornalistico ha fatto emergere dettagli angoscianti che dimostrano abusi e mutilazioni avvenuti in più luoghi presi di mira dai terroristi
• – Redazione
Stampa / Pdf
• – Franco Cavani
A ventun anni dalla scomparsa, Giorgio Gaber viene ricordato stasera da RAI3 con un bellissimo ed inedito documentario di Riccardo Milani
• – Paolo Di Stefano
In un nuovo CD gran parte della trionfale serie di concerti che Antonello Venditti e Francesco De Gregori hanno proposto in coppia per oltre un anno e mezzo
• – Michele Ferrario
Riflessioni e considerazioni, fra un anno e l’altro, sul tempo che passiamo nel non sapere chi siamo, nel non saperci appartenere
• – Silvano Toppi
Le inattese chiamate che ne determinarono il percorso; la sua scomparsa lascia un grande vuoto in Svizzera
• – Beat Allenbach
Tra programmi d’occasione e repliche a raffica anche un veglione che da casa mostra fondoschiena in libertà: immagini di difficile interpretazione come messaggio augurale, per l’azienda e per il Paese
Un format supercollaudato di festa in Piazza che si è “arricchito” (diciamo così), da qualche anno, della possibilità da parte degli spettatori di collegarsi a propria volta mostrandosi agli spettatori partecipi e felici, come l’occasione richiede ed invoca e come il servizio pubblico amplifica da par suo.
Così, a sei minuti dopo mezzanotte, da una casa dove ci si dimenava festanti e danzanti, saltan fuori due anonimi ragazzotti che rivolti alla camera, verso il pubblico, saltellando come forsennati a propulsione alcolica abbassano i pantaloni e mostrano senza vergogna le proprie ballonzolanti terga.
Quei 10 secondi (non pochi, in verità, prima di una reazione in regia a Comano) fanno ormai il giro della Svizzera (tedesca, per ora) poiché di meglio non poteva trovare il “Blick” per la sua edizione di Capodanno per puntare una volta di più il dito sulla SSR e in questo caso sulla RSI (e il suo canone, naturalmente) rea di scontare così una scelta discutibile come quella di “dare accesso” (un po’ poco controllato) a chi manda immagini da casa.
È, né più né meno, quel mondo social in cui tutto, o quasi, è concesso, ed ognuno dice o fa quello che gli pare, spesso con modalità che non sono certo da baronetto inglese. Se decidi di farlo entrare così in onda e in diretta, in una circostanza a rischio di eccessi come quella di un veglione di San Silvestro, tocca poi fare i conti postumi con quel che ne può seguire.
Volendo esagerare, si potrebbe anche tirar giù di grosso, come fa il quotidiano zurighese peraltro, e dire che non è certo un bel segnale quello dato dall’azienda di servizio pubblico in questa occasione, addirittura come messaggio augurale per il nuovo anno.
Potremmo parlare di “autogol”, o di boomerang, perché quei glutei in libertà potrebbero anche dire molto dell’idea che un certo pubblico ha della sua emittente televisiva di riferimento. Ma, appunto, non esageriamo. È stato un incidente, o un accidente. Càpita.
Però… un però rimane, ed è quello che riguarda la strategia che sembra governare la gestione e creazione di programmi in radio e televisione (non solo da noi, beninteso) e che ormai ha con la realtà dei social un rapporto che andrebbe studiato attentamente, specie per un concetto di base, quello secondo cui è frutto della necessità di “andare incontro al pubblico”, fare comunità con gli spettatori o gli ascoltatori. Da tempo un’emissione come “Controcorrente” di Rete Uno, è diventata emblematica di questa propensione al dibattito affidato a pareri forti del pubblico. Per il moderatore, il più delle volte, è un corpo a corpo con sconosciuti habitués che hanno ignote competenze ma opinioni su tutto, basta poter intervenire in radio.
L’attenzione per il pubblico resta, chiaramente, un elemento importante, per carità, ma cui occorrerebbe dare dei limiti. La rincorsa dei favori dello spettatore, se si trasforma nella semplificazione e banalizzazione di ogni questione, nell’ossessivo allontanamento di tutto quanto “non fa audience” perché non coinvolge, non è “d’impatto”, perché impone addirittura riflessione, attenzione, ecco, tutto questo può trasformarsi in uno strumento che a poco a poco, sulle presunte “esigenze del pubblico” si adagia fino ad esserne ostaggio, fino a diventare a propria volta, un grande e generico contenitore ed amplificatore del “tutto va bene se viene dalla ggente”. Anche quando è sciocchezzaio, volgarità, improperio, rigurgito, o lato B. Ne esce, così, una malintesa concezione di “rispetto per il pubblico”, che fino a prova contraria dovrebbe consistere nel favorirne ed alimentarne l’intelligenza, non nell’assecondarne la stupidità.
Alla RSI, per fortuna, diverse importanti emissioni e rubriche continuano a mantenere uno standard adeguato, specie in ambito informativo e in quello della (varia) offerta di approfondimenti documentaristici. Non mancano, come non sono mancate nel 2023 appena trascorso, anche iniziative di rinnovamento e sperimentazione assolutamente apprezzabili. Insomma, ci si prova, com’è giusto, com’è lodevole e soprattutto com’è doveroso fare da parte di un servizio pubblico.
Ma proprio mentre incombe il dibattito sulla riduzione del canone ( 300 franchi? 200 franchi bastano?) e mentre il “Blick”, come altre testate e media privati, non perde l’occasione per scatenarsi contro questo o quel programma, appare sempre più evidente una sorta di scricchiolamento dentro la RSI, che porta, si direbbe, ad orientarsi già come ci si dovesse rassegnare al peggio e dunque vai con il vacuo e l’inconsistente.
Metti insieme, per esempio, un tot di rispettabili professionisti, soprattutto di sport e intrattenimento (materie serissime e difficilissime da trattare e portare al pubblico), li metti seduti attorno ad un tavolo in uno studio metà night e metà bisca, circondati da distratti astanti, seduti ad altri tavoli ad ascoltare, e poi il gioco è fatto e finito: ne esce un programma che si chiama “E quindi?” di nome e di fatto, perché quella domanda rimane in testa allo spettatore fino alla fine della puntata, anzi della serie: e quindi? Che senso si vuol dare alla chiacchiera autoreferenziale in libertà (vigilata) di una serie di colleghi/amici che raccontano episodi sedicenti divertenti della loro attività professionale come fossero al bar, o a casa loro, a fare ed evocare gli “affari loro”? E ridono, loro, solo loro, mentre agli altri tavoli incombe un evidente disorientamento e quelle che ci arrivano a casa sono risate registrate, che ai tempi sentivamo in “Friends” o in “Benny Hill”.
Ecco, questa tv, spiace dirlo, è davvero da quattro soldi, discredita l’azienda ed i validi collaboratori che ci lavorano, a cominciare da quelli che sono stati convocati lì, un po’ per gioco un po’ per celia (e un po’ per amicizia) a dar vita, più o meno consapevolmente, ad uno scialbo e imbarazzante teatrino del nulla. Questa è tv che va incontro ai “saluti da casa” di sei minuti dopo la mezzanotte.
Nell’immagine: in basso a destra la scena incriminata
Un esempio in Via dei Matti numero 0
Globalizzazione, povertà laboriosa e monetarizzazione delle parole in un mondo terziarizzato