Maudet, la saga continua
Sbaglia chi pensa che la l’affaire Maudet sia finito con la sconfitta dell’ex consigliere di Stato alle suppletive di domenica scorsa. Ed ecco perché
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Sbaglia chi pensa che la l’affaire Maudet sia finito con la sconfitta dell’ex consigliere di Stato alle suppletive di domenica scorsa. Ed ecco perché
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Sbaglia chi pensa che la l’affaire Maudet sia finito con la sconfitta dell’ex consigliere di Stato alle suppletive di domenica scorsa. Ed ecco perché
Nemmeno 18 ore dopo i risultati delle suppletive ginevrine, l’ex vicepresidente del PLR svizzero ha voluto dire la sua sulla sconfitta del suo acerrimo avversario, Pierre Maudet. E ci mancherebbe altro.
E lo ha fatto intervenendo alla Matinale della RTS, dopo però un letargo mediatico durato mesi. Mesi in cui intanto il PLR cantonale sprofondava. Mesi nei quali del radicale Maudet, il liberale Lüscher non ne voleva nemmeno sentir parlare. Mesi in cui era inutile chiedergli interviste sullo stato di salute del PLR ginevrino (ci sono istanze deputate per quello, non tocca a me parlarne); superfluo ricordargli che è stato lui lo sponsor principale dell’espulsione del fu-suo-collega-di-partito (guardi, qualsiasi cosa dica, la mia risposta è no); vano ricordargli che sono le elettrici e gli elettori PLR ginevrine e ginevrini ad averlo mandato a Berna e che a loro, almeno, avrebbe potuto riservare qualche attenzione pubblica in più in un momento così difficile per il partito (capisco, ma le ripeto: no); futile quasi ozioso, infine, fargli notare che il PLR è il partito della responsabilità individuale, e che quindi i suoi membri, soprattutto quando ricoprono cariche così importanti, dovrebbero forse dare l’esempio (ho detto: no). Insomma, nulla da fare.
Poi però all’indomani dei risultati, il nodo in gola si scioglie, tutto quello che si voleva ma non si poteva dire sgorga fuori come una liberazione e voilà: “Non mi interessa il destino di Pierre Maudet, la sua storia politica è finita, almeno questa è la mia impressione.” Siamo sicuri?
Nelle scorse settimane diversi esponenti del partito sembravano letteralmente paralizzati dal successo di Pierre Maudet al primo turno. “Quoique l’on fasse on nourrit la bête” – ci confessavano – e permettetemi di rimandarvi altrove per la traduzione.
Le organizzazioni economiche cantonali intanto ribollivano di dubbi, preoccupazioni e tatticismi. Che fare? Avrebbe detto qualcun altro al loro posto quando cercò di affrontare i problemi scottanti del suo movimento politico. Ma vabbè.
La Federazione delle imprese romande, così come il PLR, era per la libertà di voto. La Camera di commercio ginevrina, invece, aveva invitato a votare il candidato di Libertès et justice sociale scatenando un putiferio. Tanto che gli stessi rappresentanti borghesi ginevrini a Berna (fra cui Christian Lüscher) avevano preso carta e penna e protestato: “Questa decisione suscita l’incomprensione e la sfiducia degli attori che, al di fuori del Cantone, sono nostri partner nello svolgimento della nostra missione a Berna.”
La paura era alta, almeno di una parte consistente. E persino il giornale locale, il giorno prima del secondo turno titolava “Pierre Maudet può ancora vincere”. Poi, alle 12:45 esatte di domenica, guardando il proprio cellulare, molti hanno tirato un sospiro di sollievo. Risultato netto: 9mila voti di differenza e la candidata verde Fabienne Fisher è la nuova consigliera di Stato ginevrina.
Ora, però, ci sono un paio di problemi sul tavolo. Per i quali non sarei così sicuro che la storia politica di Pierre Maudet sia finita. Primo: le ferite sono profonde e ci vorrà molto tempo. Secondo: Pierre Maudet lo ha detto, ‘continuerò a impegnarmi in politica’, e tutto fa pensare che si ripresenterà nel 2023 quando sarà l’intero consiglio di Stato ad essere rinnovato. Tre: la sinistra ha vinto con 47mila voti. I candidati PPD, UDC e Pierre Maudet, arbitrariamente sommati insieme, arrivano a 66mila. Un consenso ampiamente superiore che per ora, al netto delle alchimie fra i partiti, ci dice che il Cantone ha una chiara maggioranza borghese, di cui però – mi permetta di chiosare, egregio Monsieur Lüscher – Pierre Maudet risulta il principale azionista col 57,5%.
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