Una lettera per non dimenticare. E a futura memoria
Quando dalla scuola e dalla società civile giunge un messaggio forte e chiaro che la politica non sa o non vuole esprimere
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Quando dalla scuola e dalla società civile giunge un messaggio forte e chiaro che la politica non sa o non vuole esprimere
• – Redazione
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• – Redazione
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• – Benedetto Antonini
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• – Enrico Lombardi
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• – Redazione
Quando dalla scuola e dalla società civile giunge un messaggio forte e chiaro che la politica non sa o non vuole esprimere
L’episodio sta infiammando il dibattito politico in Italia, fra comunicati, minacce e le consuete strumentalizzazioni. Riguarda, come noto, un nuovo episodio di violenza, davanti ad un istituto scolastico fiorentino, compiuto da un gruppo di estrema destra. Non si entrerà qui nel merito di un episodio (esecrabile, certo) divenuto ben presto oggetto di scontro, in Italia, fra il Governo e l’opposizione. Ci pare invece importante riproporre le parole testuali di una preside ai propri studenti, come messaggio che va oltre la contingenza di questo specifico episodio. Parole importanti, per tutti.(red.)
Cari studenti, in merito a quanto accaduto lo scorso sabato davanti al Liceo Michelangiolo di Firenze, al dibattito, alle reazioni e alle omesse reazioni, ritengo che ognuno di voi abbia già una sua opinione, riflettuta e immaginata da sé, considerato che l’episodio coinvolge vostri coetanei e si è svolto davanti a una scuola superiore, come lo è la vostra. Non vi tedio dunque, ma mi preme ricordarvi solo due cose.
Il fascismo in Italia non è nato con le grandi adunate da migliaia di persone. È nato ai bordi di un marciapiede qualunque, con la vittima di un pestaggio per motivi politici che è stata lasciata a sé stessa da passanti indifferenti. ‘Odio gli indifferenti’ – diceva un grande italiano, Antonio Gramsci, che i fascisti chiusero in un carcere fino alla morte, impauriti come conigli dalla forza delle sue idee.
Inoltre, siate consapevoli che è in momenti come questi che, nella storia, i totalitarismi hanno preso piede e fondato le loro fortune, rovinando quelle di intere generazioni. Nei periodi di incertezza, di sfiducia collettiva nelle istituzioni, di sguardo ripiegato dentro al proprio recinto, abbiamo tutti bisogno di avere fiducia nel futuro e di aprirci al mondo, condannando sempre la violenza e la prepotenza. Chi decanta il valore delle frontiere, chi onora il sangue degli avi in contrapposizione ai diversi, continuando ad alzare muri, va lasciato solo, chiamato con il suo nome, combattuto con le idee e con la cultura. Senza illudersi che questo disgustoso rigurgito passi da sé. Lo pensavano anche tanti italiani per bene cento anni fa ma non è andata così”.
Nell’immagine la lettera della Preside Annalisa Savino
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