Venuto dalla Cina, il “credito sociale” si diffonde in Europa
Sembrava fantascienza, invece è già qui. Se le democrazie non sapranno reagire finirà per controllare tutti
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Di Lena Ebener, Bon pour la tête
Il credito sociale è penetrato in Europa cominciando dal nord-est dell’Italia, più precisamente in Emilia-Romagna, a Bologna. Una città di 394.374 abitanti soprannominata “la Rossa” per il colore degli edifici, decantato nelle guide turistiche, ma anche in riferimento al comunismo, di cui è stata il baluardo per mezzo secolo.
Il credito sociale è stato sperimentato in alcune province della Cina fin dal 2013. Sembra che la sperimentazione abbia avuto successo, poiché dal 2020 è stata applicata in tutto il Paese, sottoponendo 1,4 miliardi di persone alla prima dittatura digitale del mondo. Alle persone viene assegnato un punteggio in base alle loro azioni. Meno punti ha una persona, meno diritti ha.
A tal fine le autorità effettuano la sorveglianza di Internet, utilizzano la geolocalizzazione e incoraggiano la delazione. Sono state installate circa 600 milioni di telecamere intelligenti, in grado di riconoscere i volti (anche se mascherati). Nel 2016 erano 176 milioni. Questa nuova versione del totalitarismo si è accelerata con la pandemia. Speciali termocamere possono essere utilizzate per rintracciare persone con la febbre. Sono montate sui caschi della polizia e sui mezzi di trasporto pubblico. E l’arsenale del governo non si ferma qui: vengono utilizzati anche i droni. A breve termine sono previsti 2,76 miliardi di telecamere. L’obiettivo del governo cinese da qui al 2030 non è solo quello di rafforzare la sicurezza interna, ma anche di diventare il leader mondiale dell’intelligenza artificiale.
Come funziona?
All’inizio anche in Cina il credito sociale non era diffuso ovunque. La sua applicazione era molto eterogenea, e in generale era presentata come un fattore positivo. I cittadini “modello” venivano valorizzati, messi in evidenza. Per alcuni l’apparire sui cartelloni pubblicitari della città come esempi da seguire era motivo di orgoglio. Oggi però si è andati molto oltre. È necessario guardare il documentario “Tous surveillés – 7 milliards de suspects” [un estratto è disponibile su YouTube], anche se è stato realizzato prima della pandemia, per rendersi conto della portata del fenomeno. “I cittadini “cattivi” adesso vengono espulsi dalle città e i loro volti vengono esposti su pannelli luminosi per umiliarli. In alcune province le autorità inserisce nei loro cellulari un dispositivo che quando li si chiama dice: “La persona che state cercando di contattare ha ricevuto un brutto voto dal tribunale, incoraggiatela ad assumersi le proprie responsabilità e aiutatela a rispettare la legge”. Oggi più di 20 milioni di cittadini cinesi sarebbero nella lista nera.
Dall’inizio dell’anno scolastico 2022, ecco cosa attende i bolognesi: il portafoglio Smart citizen. Sul Corriere di Bologna l’assessore all’Agenda digitale Massimo Bugani spiega che l’idea è simile al meccanismo della raccolta punti di un supermercato. “I cittadini saranno premiati se fanno la raccolta differenziata, se usano i trasporti pubblici, se gestiscono bene l’energia, se non prendono sanzioni dall’autorità comunale, se sono attivi con la carta della cultura”. Naturalmente, ciò avviene su base volontaria. Per il momento è solo sperimentale e dà vantaggi solo a chi accetta di partecipare.
Quando il meglio è peggio del bene
Di seguito sono riportati alcuni estratti del documentario citato.
“L’educazione è necessaria, il sistema di credito sociale è il modo migliore per gestire una società in modo efficiente. Con essa possiamo non solo controllare i rischi finanziari e bancari, ma anche ristabilire l’educazione morale, l’onestà e il comportamento virtuoso. Risolvere i problemi attraverso il credito sociale non significa mandarvi in prigione per aver infranto la legge, ma è il resto della società che vi guarda e vi dice che il vostro atteggiamento non è buono”, afferma Lin Junyue, ricercatore e membro dell’Accademia delle Scienze Sociali e teorico del credito sociale. E aggiunge: “Penso che abbiamo messo in atto un buon metodo tecnologico e spero davvero di poterlo esportare in un Paese capitalista. Penso che la Francia dovrebbe adottare rapidamente il nostro sistema di credito sociale, per regolare i movimenti sociali. Non ci sarebbero mai stati i gilet gialli, li avremmo scoperti prima che agissero”.
Secondo il ricercatore Cambogia, Sri Lanka, Cile e Polonia sono interessati a questo sistema. Il Grande Fratello cinese viene gradualmente esportato. La Cina sta attualmente sviluppando un enorme piano di investimenti da 1.000 miliardi di dollari per rafforzare il suo commercio con il resto del mondo. Grazie a questo progetto, chiamato da Xi Jinping Nuove vie della seta digitali, 60-80 Paesi dovrebbero poter “beneficiare” delle tecnologie di sorveglianza cinesi.
E in Svizzera?
La situazione ha comunque attirato l’attenzione di un avvocato ginevrino, Yacine Rezki. Egli definisce il credito sociale come “una corrente di pensiero giuridico che vorrebbe togliere il libero arbitrio agli individui con incentivi che mirano a normare il comportamento umano, implicando in sostanza una sorveglianza di massa”.
A suo avviso, il traffico stradale sarebbe un buon punto di partenza. Utilizza l’esempio della scatola nera dei veicoli. Le auto immesse sul mercato a partire dal luglio 2022 saranno dotate di un registratore di dati sugli incidenti, come quelli utilizzato negli aerei. Tutto sarà memorizzato: accelerazione, velocità, frenata, uso degli indicatori. Per l’avvocato Rezki, “sarebbe possibile tracciare tutti i comportamenti e dare a ciascun conducente premi o sanzioni”.
In Svizzera, la Costituzione permetterebbe una simile deriva? Per Yacine Rezki la risposta è sì: “È abbastanza concepibile che una legge federale possa andare contro alcuni principi costituzionali. Il legislatore ha voluto dire che non spetta ai giudici stabilire se una legge è contraria o no alla Costituzione, ma confidiamo che il Parlamento e il popolo ne siano i custodi”.
Questo ci porta a una situazione già osservata nel contesto pandemico: se votiamo per l’applicazione di leggi contrarie alla Costituzione, allora non siamo più i suoi garanti, ma ne autorizziamo la violazione.
Eppure alcuni sostengono che il credito sociale sia impossibile in una democrazia. Resta da vedere come definire questa parola. Per l’avvocato ginevrino, il credito sociale non è impossibile in una democrazia se la si riduce al fatto di poter votare. “Se invece ammettiamo che la democrazia è il diritto al libero arbitrio, alla sovranità personale, a un vero contropotere, alla trasparenza e alla possibilità di tornare indietro su certi processi, allora no, non è compatibile”.
Gli abusi ci sono già
Stéphane Werly, responsabile della protezione dei dati per il Cantone di Ginevra, vede analogie con il sistema di ricompensa nel settore sanitario. “Da alcuni anni, su base volontaria, le casse malati offrono orologi connessi in cambio di sconti. Il problema di questi orologi è che i dati vengono trasmessi al cloud e potenzialmente chiunque potrebbe vedere che state correndo tre volte alla settimana o che non avete fatto i vostri 2.000 passi al giorno e avete messo su due chili.
Alexis Pfefferle, avvocato di formazione, attivo nel campo della sicurezza digitale, ha scritto nel 2018 un articolo molto interessante dal titolo “La montre connectée, reine des espionnes“. Secondo lui il fatto che si corra 10 km al giorno è irrilevante, gli obblighi dell’assicurazione di base rimangono gli stessi. Il valore viene dal GPS. “I metadati di geolocalizzazione continua sono una fonte insospettata di informazioni molto personali”.
Interrogato sulle osservazioni dell’avvocato Rezki, Stéphane Werly conferma alcuni timori. “È vero che abbiamo già visto una forma di credito sociale con il certificato Covid. A differenza di quest’ultimo, il Consiglio federale non poteva emanare norme giuridiche sotto forma di ordinanza per introdurre il credito sociale. Solo una legge, soggetta a referendum facoltativo, potrebbe farlo. Ma credo sia improbabile che ci si trovi in una situazione simile a quella cinese, perché siamo in un regime diverso e abbiamo bisogno di una base giuridica chiara. Ad esempio, chi fuma può ancora comprare le sigarette? E se ho un grosso debito ipotecario, va bene o verrei ostracizzato? Altrimenti sarebbe l’inizio dell’arbitrio e, di fatto, il rischio di cadere nel sistema cinese”.
Dal punto di vista della protezione dei dati il funzionario rileva un aumento degli abusi. “Purtroppo, spesso sentiamo dire: ‘Non ho colpe, quindi potete prendere tutti i dati che volete’. C’è un enorme aumento di telecamere ovunque. Tuttavia ci sono regole da rispettare, l’installazione della telecamera deve essere giustificata, in particolare bisogna essere avvisati che si viene ripresi, nel contesto delle scuole il sistema di videosorveglianza non deve essere in funzione durante le lezioni”.
Occhio ai cavalli di Troia
“Innanzitutto, devono esserci pace e stabilità, in modo che tutti vivano bene. Solo allora potremo pensare ai diritti umani”, dice il teorico del credito sociale. In Svizzera, abbiamo vissuto troppo a lungo al vertice della piramide dei bisogni, troppo scollegati dalla realtà dei bisogni fisiologici per essere consapevoli del vento che cambia? Se conosciamo solo la libertà, siamo in grado di riconoscere in tempo una limitazione dei nostri diritti? Siamo pronti ad accettare tutte le tecnologie, a farci offrire dei cavalli di Troia? Con lo sviluppo del portafoglio digitale, che è determinato ad imporsi ovunque, e con gli altri servizi offerti dagli unicorni cinesi (in economia, si tratta di una start-up nelle nuove tecnologie valutata almeno un miliardo di dollari), non stiamo attraversando la linea rossa? Non è forse questo il momento in cui le sirene dovrebbero suonare per svegliarci? Se viviamo in una democrazia non è troppo tardi per fermare la macchina. A meno che anche questa non sia solo un’illusione.
La Svizzera avrebbe scelta se l’Unione Europea introducesse il credito sociale in modo generalizzato?
Poiché la Svizzera fa parte di un’entità geopolitica, è possibile che sia costretta ad adottarlo in un modo o nell’altro. Inoltre, come possiamo vedere, le scatole nere nei veicoli sono una norma dell’Unione Europea che la Svizzera ha adottato, ci siamo allineati.
Saremo sottoposti ad esso in un altro modo?
Lo Stato cinese intende imporre una forma di credito sociale alle aziende straniere che desiderano lavorare con la Cina, quindi le aziende occidentali saranno messe al corrente di questo meccanismo.
Che cosa la preoccupa di tutto questo?
Questo nuovo modo di pensare la legge potrebbe essere applicato a tutti i settori. Non sanzioniamo più, ma incoraggiamo. Le sanzioni sono altamente regolamentate, esistono diritti procedurali e meccanismi di protezione. Supponiamo che ci siano solo ricompense e che tutti possano ottenerle. Questo diventa la norma, e non ottenerle diventa una sanzione. Con la legge Covid abbiamo visto che la possibilità di andare al ristorante è stata presentata come una ricompensa. Ma quando le ricompense diventano ciò che una volta era un diritto, allora è problematico.
Traduzione della redazione
Nell’immagini: fotogramma dal video cinese che spiega il funzionamento del credito sociale
La mossa dei parlamentari risponde ai rischi per la sicurezza posti dall’app cinese, le sue pratiche di raccolta dati e il confine poroso con il partito-Stato
È sbagliato continuare a interpretare con formule preconfezionate un mondo in continuo cambiamento e molto diverso dal passato.