Linda Yaccarino, la CEO (di Twitter) che sembra non esserlo
La donna che ha sostituito Elon Musk alla guida del social più utilizzato da politici e giornalisti è una figura evanescente, marginalizzata dall’uomo che l’ha assunta
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La donna che ha sostituito Elon Musk alla guida del social più utilizzato da politici e giornalisti è una figura evanescente, marginalizzata dall’uomo che l’ha assunta
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La donna che ha sostituito Elon Musk alla guida del social più utilizzato da politici e giornalisti è una figura evanescente, marginalizzata dall’uomo che l’ha assunta
Di Giulia Blasi, alfemminile.com
La storia di oggi è la storia di una donna al comando che non lo era. Stiamo parlando di Linda Yaccarino, CEO di Twitter relativamente fresca di nomina, e della sua leadership inesistente. Ma andiamo con ordine, perché serve qualche spiegazione.
Da quando Elon Musk si è comprato Twitter, la piattaforma non è stata più la stessa. Tante e tali sono le modifiche apportate – un po’ improvvisando, e un po’ seguendo una logica che però non sta dando i risultati sperati – che gli utenti hanno semplicemente cominciato a postare meno, se non proprio ad abbandonare la nave. I motivi sono i più disparati: anche al suo peggio, e con tutti i suoi limiti, Twitter era la piattaforma principale per notizie, politica e dibattito pubblico. La sua natura agile e la struttura dei contenuti lo rendevano adatto alla rapidità dell’informazione, e il sistema di verifica degli utenti (le cosiddette “spunte blu”, che designavano la casta di privilegiati che potevano rivendicare il titolo di personaggio pubblico) aiutava gli utenti a orientarsi fra le fonti. Quel sistema è stato azzerato dall’introduzione di Twitter Blue, un sistema di spunte blu a pagamento che è diventata quasi subito una sorta di marchio dell’infamia, essendo stato adottato per lo più dai fan di Musk e da ogni sorta di complottisti e scemi dell’internet di varia natura (e le due cose, spesso, coincidono).
Sarebbe troppo lungo, qui, spiegare come e in che modo Elon Musk sta distruggendo una community che aveva impiegato sedici anni a formarsi e consolidarsi. Le comunità online hanno le loro regole, le loro convenzioni e i loro codici: entrare con una mazza e sfasciare tutto seguendo la propria personale visione potrà dare soddisfazione a chi impugna la mazza, ma non certo a chi prende i colpi. Nel fine settimana appena trascorso, l’ennesima botta: per motivi mai davvero chiariti (c’è chi parla di pastrocchio nel codice, chi dice che Musk non ha pagato le fatture dei server e chi adduce motivazioni commerciali: e forse tutte e tre le cose sono vere), Elon Musk ha annunciato che gli utenti abbonati a Twitter Blue avrebbero potuto leggere un numero (poi cambiato, non è il punto) di tweet superiore a quelli che sarebbero stati visualizzati dagli utenti free.
Risultato, come già era successo in occasione dell’annuncio dell’acquisizione, molti utenti ne hanno approfittato per aprirsi un profilo su uno degli altri simil-Twitter in circolazione (questa volta: Bluesky e Hive, l’altra volta Mastodon). Alcuni hanno annunciato che avrebbero proprio traslocato. Molti hanno fatto presente che a un limite imposto dall’esterno si risponde tagliando il superfluo, e quindi nascondendo tutti i post sponsorizzati, che ormai – almeno sul mio feed – sono a grande maggioranza gadget per la casa o roba incomprensibile in arabo, per cui non una gran perdita. Altri ancora hanno fatto notare che un social limitato diventa presto inutilizzabile per il monitoraggio delle notizie e delle conversazioni online. La gente se ne va. Dove, non è chiaro, ma prima o poi se ne va.
E in tutto questo, voi l’avete vista, Linda Yaccarino?
Qualcuno ne ha parlato, lei ha detto qualcosa? Sono andata a sbirciare sul suo profilo nei giorni in cui le proteste per l’ennesima decisione surreale di Elon Musk stavano infiammando le timeline. Niente, silenzio. La sua figura, del resto, è sempre stata a dir poco evanescente: dirigente di un certo successo nel campo della comunicazione e della pubblicità, ha lavorato con Trump ma pure con Biden. Musk le ha trasferito il titolo di CEO di Twitter, ma il capo, a occhio, rimane sempre lui. Di lei non si sa nemmeno bene cosa pensi dell’azienda che dirige, e di sicuro non ha avuto nulla da dichiarare rispetto alle critiche mosse alla gestione disinvolta operata dalla proprietà.
Ogni volta che una donna (no: Una Donna, Una di nome e Donna di cognome) assume un ruolo di grande importanza e visibilità, c’è sempre chi gioisce. È una buona notizia per le donne! Una Donna al comando! L’abbiamo sentito dire di chiunque, da Giorgia Meloni a Elly Schlein a – appunto – Linda Yaccarino, ma in pochi si fermano a pensare: farà davvero la differenza?
Sarebbe ora di uscire dalla narrazione che vede le donne sempre in funzione della loro utilità per le altre donne o per il mondo intero. Gli uomini non sono tenuti a svolgere lo stesso ruolo: possono fare bene o male, essere buoni o cattivi amministratori, ma di rado vengono misurati sugli effetti sociali prodotti dal loro lavoro. Le donne, invece, sembra sempre che debbano servire a qualcosa. Ecco, se domani perdessimo all’improvviso la memoria e dovessimo cominciare a giudicare l’operato delle donne a partire da Linda Yaccarino, potremmo stare tranquille: è abbastanza ovvio che Yaccarino non serve a niente.
Battute a parte, c’è qualcosa di profondamente sconfortante nella prepotenza con cui Elon Musk continua a essere al centro del discorso sulla piattaforma di sua proprietà anche quando non ne ha, almeno dal punto di vista nominale, il controllo. La persona che prende le decisioni, le annuncia, le spiega e le difende dovrebbe essere Yaccarino. Invece il bello del ballo è sempre lui, Elon, accentratore e protagonista anche e soprattutto nella cialtroneria con cui gestisce una piattaforma che è diventata fondamentale nell’ecosistema culturale mondiale. Lui lo sa, ovviamente, e nella sua megalomania pretende di modificarla per dare visibilità alle idee che gli piacciono e alla gente che gli sembra credibile, a scapito di quella che lo è davvero. Twitter era il posto dove stare per essere aggiornati sulle ultime novità, ed è nelle mani di un complottista misogino e transfobico che utilizza la piattaforma che si è comprato per risolvere i suoi problemi personali.
E ancora: Linda Yaccarino dov’è? Non ha niente da dire? È d’accordo, oppure no, con la linea del capo? Non si sa. La signora tace, come il pupazzo di un ventriloquo abbandonato su una sedia dal suo animatore. Nel frattempo, l’uomo che l’ha assunta sconfina nel suo spazio, togliendole autorevolezza. Mi sembra difficile che questo incarico a Twitter possa esserle d’aiuto nel ricollocarsi nel mondo del lavoro in un futuro che potrebbe non essere così lontano: più che Una Donna al comando, Yaccarino potrebbe presto diventare l’ennesima donna lanciata dalla rupe di cristallo dopo essere stata chiamata a sfondare il soffitto.
Nell’immagine: Linda Yaccarino con Elon Musk
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