La paura attraversa il confine mentre a Gaza aumenta l’emergenza umanitaria

La paura attraversa il confine mentre a Gaza aumenta l’emergenza umanitaria

L’Unrwa rappresenta l’ultima speranza di ricevere cibo e medicine. Ingiusto che paghiamo per 12 sospetti criminali


Redazione
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La paura attraversa il confine mentre a Gaza...

Di Sami Al Ajrami, La Repubblica

La radio ha dato la notizia che Israele avrebbe avvisato l’Egitto dell’intenzione di entrare con l’esercito a Rafah, nel Sud della Striscia a ridosso con il Sinai egiziano, l’ultima città per ora risparmiata dai combattimenti più pesanti. L’esercito vorrebbe presidiare il “Corridoio Filadelfia” che si snoda lungo il confine e condurre azioni militari anche qui nella downtown del villaggio di confine, dove anche io mi sono rifugiato con la mia famiglia, e che è già sovraffollato per la presenza di oltre un milione di persone.

La prospettiva ci ha subito terrorizzato tutti: se Israele attacca anche qui, con la frontiera dell’Egitto serrata, non avremo più nessun altro posto dove fuggire. Non ci resterebbe che buttarci tutti a mare: e annegare.

Altro che attenersi alle decisioni della Corte di Giustizia Internazionale de L’Aia: se Israele attaccherà Rafah, sarà un massacro annunciato. Qui nessuno crede che siano solo voci. Riteniamo sia ormai solo questione di giorni, forse addirittura di ore. Siamo terrorizzati.

L’atmosfera d’altronde è molto cupa. E di sicuro non aiutano le notizie dello stop di numerosi Paesi – anche l’Italia – ai fondi all’Unrwa, l’agenzia delle Nazioni Unite per i rifugiati palestinesi. Se 12 persone si sono macchiate di crimini, vanno prese e processate. Ma qui i lavoratori dell’Unrwa sono 13mila. Perché una punizione collettiva di tale portata? Forse fuori non ci si rende abbastanza conto del ruolo che ha l’Onu qui dentro. Provo a fare degli esempi pratici. Oggi a casa mia siamo tutti malati: febbre e mal di stomaco sono ormai all’ordine del giorno giacché in stanze sovraffollate ci contagiamo gli uni con gli altri. Sono andato in cerca di medicinali adatti: ma le farmacie li avevano esauriti. Ho trovato di che curare le mie figlie solo nella sede dell’Unrwa che quei medicinali essenziali li fornisce gratuitamente.

Io ho un lavoro, faccio il giornalista e riesco ancora a percepire il mio stipendio. Ma sono sempre meno coloro che ricevono le loro paghe: almeno un milione e mezzo di persone non hanno più un soldo. E contano sull’aiuto dell’Unrwa per avere quel poco di cibo che gli permette di sopravvivere, i voucher per procurarsi una scatola a settimana per tutta la famiglia da mantenere. Ed è ancora l’Unrwa che con questo freddo e la pioggia fornisce tende e coperte ai più disperati. Gli aiuti umanitari vengono in buona parte gestiti dall’agenzia che si occupa di distribuirli nelle aree più remote insieme alla Mezzaluna rossa. Se i suoi dipendenti si troveranno senza lavoro, in breve tempo sarà il caos. E questo potrebbe accadere a brevissimo.

Non solo: qui l’Unrwa rappresenta anche l’unica vera speranza di futuro. Dopo ogni guerra è con gli aiuti Onu che si sono ricostruite case e ospedali, si è dato lavoro alle persone. Si sono riaperte scuole e università. L’Unrwa per noi rappresenta la speranza di futuro. Congelarne i fondi, ipotizzare di lasciarla morire, significa congelare le vite e contribuire a provocare la morte di migliaia di cittadini. Questo provoca frustrazione e rabbia. E come si potrà costruire un’ipotesi di convivenza se la gente uscirà da questa guerra annientata ed umiliata, in buona parte senza averne colpa? Perché i cittadini di Gaza non sono Hamas. Subiscono il peggio di entrambi i lati.

Bisogna dar loro speranza, non punizioni. Circola una voce, forse complottista, forse no. Abu Mazen ha detto che è in atto una campagna condotta da Israele per screditare il lavoro dell’Unrwa e liquidare la questione dei rifugiati. Qui il timore va oltre. E se Israele stesse pensando di bombardare il quartier generale dell’Unrwa a Rafah? Le accuse ai 12 lavoratori potrebbero essere usate per sostenere che in quell’edificio ci siano terroristi, ancor prima di aver mostrato le prove. Sarebbe una vera catastrofe: nei pressi ci sono migliaia di tende. Così tante che da fuori l’edificio nemmeno si vede più. La gente cerca di stargli il più vicino possibile perché all’ombra delle Nazioni Unite si sente più protetta. Non toglieteci quell’aiuto e quella protezione.

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