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Un racconto inedito di Giorgio Genetelli
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Un racconto inedito di Giorgio Genetelli
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Giorgio Genetelli, è nato a Preonzo nel 1960, è giornalista (in particolare sportivo), blogger e scrittore. Ha al suo attivo diversi volumi, specie di racconti: fra i suoi titoli ricordiamo “La conta degli ostinati” (2017), “Il becaària” (2020) e “Merluz Vogn” (2020) pubblicati da Gabriele Capelli a Mendrisio. (red)
Occorre una pausa, una riflessione. C’è un’incriminazione in ballo da quasi novant’anni: è una squadra di liberali. Conferma? Si ricordi che è sotto giuramento, dice il Prevet al Sendich, aggiustandosi la coccarda del Sacro Romano Impero che gli è stata conferita per aver fatto orecchie da mercante nel famoso caso delle elemosine svanite.
Camminano in campagna come ogni sabato mattina, a fare il giro dei letami come fossero reami.
Il Sendich viaggia verso la fine del mandato e allora molla i freni:
Non so perché lo chieda a me che mi occupo solo del tè di metà partita. Ma comunque, certo che siamo una squadra di liberali. Ultimamente abbiamo allargato a un paio di socialisti patrizi. Abbiamo mai visto un conservatore capace? Glielo dico io: mai! Se ce n’è qualcuno me lo faccia sapere che lo annoto al capitolo X-files. Qualche poveretto l’abbiamo anche provato nei Sessanta, per spirito di tolleranza, ma oltre a giocare di merda erano di quelli che impedivano le bestemmie. Già bello che li lasciamo entrare in Municipio, anche se non li voterebbe nessuno, nemmeno le mogli e le sorelle. Non hanno cambiato il nome i vostri?
Il mondo va avanti signore, non siamo più nell’Ottocento, fa il Prevet con una tola da primato e con una punta malmostosa.
E per dove mai va questo vostro mondo? Verso la Quinta Divisione, cioè indietro? No, non ci siamo. Già abbiamo concesso l’apertura a portoghesi e italiani, ma conservatori non ne vogliamo. Ci sono mille altre squadre in cui giocare. Nella nostra abbiamo abbandonato il rigore razziale ma più in là non si va.
Dunque ammette i fatti?
Sì sì, ammetto e concedo e rimetto e tutto quanto.
Fine della riflessione. Continuano a camminare in silenzio nel profumo di merda sparsa a regola d’arte. Fermano al traghetto. Il Pantoni osserva il Prevet e scuote la testa, ma forse sono le mosche.
Pantoni
Dopo un paio di traversate di qua e di là del Tasin, il Pantoni rincasa, se si può usare questo termine dato che si sdraia su un letto di foglie riparato a malapena da quattro muri e un tetto in bilico. È quasi vegetariano perché mangia un paio di volte a settimana. Quando i giocatori scendono in campo per il secondo tempo, vuota i fondi del tè e si succhia quel che resta dei limoni, e così gli basta fino al mercoledì, quando si rifocilla con gli avanzi che gli lascia fuori la Zepe. Ha un metabolismo tutto suo che gli permette ogni funzione con due litri di benzina, di vino cioè, e che allena dai tempi della scuola. Circa ottant’anni fa. Il vino lo compra, qualche franco col traghetto se lo mette in tasca. Non ha figli, non ha avuto mogli. Non è mai andato oltre quel pezzo di sponda dall’altra parte del fiume che guarda ogni mattina con affetto. Gli piace stare sul traghetto, che è una zattera legata a una fune che lui spinge con un palo. Non si lava, aspetta la pioggia. Non prega e non invoca. Non si arrabbia mai, al massimo si impunta e se decide che non ti porta di là puoi partire subito e fare il giro da Gorduno. Dicono che faranno un ponte anche qua e allora non avrà più lavoro. Meglio, pensa, così andrà in pensione e se la godrà, come dicono tutti. Intanto spinge avanti e indietro col bastone, cantando.
Il Prevet disapprova, il Sendich sorride e tira le somme:
Anche il Pantoni va al centro come i vostri, solo che lui non naufraga.
“Al Centro” si può leggere, con altri testi, nel blog di Giorgio Genetelli libertario2016.wordpress.com
I dati forniti da una recente ricerca scientifica
Scomparsa qualche giorno fa una delle voci più originali della poesia della Svizzera italiana