Chi affama il popolo afghano
Kabul, un anno dopo: talebani al potere, un paese allo stremo, abbandonato a sé stesso, nel disinteresse vile e intollerabile della comunità internazionale
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Kabul, un anno dopo: talebani al potere, un paese allo stremo, abbandonato a sé stesso, nel disinteresse vile e intollerabile della comunità internazionale
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Kabul, un anno dopo: talebani al potere, un paese allo stremo, abbandonato a sé stesso, nel disinteresse vile e intollerabile della comunità internazionale
Ma, un anno dopo, è il dramma dell’Afghanistan – mediaticamente e politicamente troppo in fretta dimenticato – a doverci interrogare. Per cominciare, la gravissima situazione umanitaria: secondo i dati della Croce Rossa Internazionale, 20 milioni di persone, circa la metà della popolazione, vive al di sotto del livello di povertà, non ha la possibilità di nutrirsi per quel minimo necessario alla sopravvivenza, mentre altre organizzazioni umanitarie denunciano lo stato di malnutrizione acuta per tre milioni di bambini, i 5 neonati all’ora morti nei primi tre mesi dell’anno per mancanza di alimenti, bambine vendute da famiglie disperate, piccole costrette a matrimoni precocissimi, e l’elenco è assai parziale. Poi, l’unico punto certo su cui i divisi gruppi jihadisti comunque concordano: la “sparizione del corpo delle donne”, coperte da velo, burqa, divieti, paura, frequentazione della scuola solo fino a 12 anni, perseguitate sia dal ritorno della tradizione sia dai maniaci controlli del Ministero “per la promozione della virtù”, e le pallottole dei kalashnikov che sibilano sopra le teste di gruppi di coraggiosissime donne che comunque protestano pubblicamente [nell’immagine]. Infine, la quasi certezza che il paese stia ridiventando quello che i Talebani avevano promesso di non voler più essere: la piattaforma del radicalismo islamico e armato globale, come dimostra la presenza e l’uccisione a Kabul, con drone statunitense, del capo di Al Qaeda e successore di Bin Laden, Al Zawahiri.
Ma c’è anche, pesantissima, la decisione dei governi occidentale di isolare gli ‘eredi del mullah Omar’ dopo averli riportati al potere, di congelare 9 miliardi all’estero appartenenti alla Banca centrale afghana, di ridurre drasticamente gli aiuti stranieri pur sapendo che prima della resa garantivano il 75 per cento della spesa pubblica. Uso ideologico dell’aiuto umanitario. Denuncia perciò Fereshta Abbasi, ricercatrice afghana di Human Rights Watch: “Gli afghani vivono un incubo, vittima della crudeltà dei Talebani e dell’apatia internazionale”. Obiettivamente complici nell’affamare un popolo. Intollerabile eredità e vile ritorsione per una guerra persa.
Scritto per “laRegione”
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