Cronaca di un pasticcio annunciato
Dall’accettazione del “Decreto Morosoli” alla manovra da 134 milioni che toccherà il settore pubblico, dalla scuola al sociosanitario: l’Udc continua a condurre le danze
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Dall’accettazione del “Decreto Morosoli” alla manovra da 134 milioni che toccherà il settore pubblico, dalla scuola al sociosanitario: l’Udc continua a condurre le danze
• – Redazione
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Dall’accettazione del “Decreto Morosoli” alla manovra da 134 milioni che toccherà il settore pubblico, dalla scuola al sociosanitario: l’Udc continua a condurre le danze
Tutti sapevano che Santiago Nasar sarebbe stato ucciso, ma nessuno riuscì a fare nulla per evitarlo. Nella sua Cronaca, Gabriel García Márquez descrive con estrema minuziosità quelle particolari e assurde circostanze in cui un intero paese è consapevole che qualcosa di grave sta per succedere; una consapevolezza tuttavia insufficiente a impedire che ciò accada.
La sinistra sa, e sapeva, che il 15 maggio 2022, giorno in cui il popolo accolse il Decreto Morisoli, la posta in palio era altissima: in barba a chi, per ignoranza o connivenza, aveva più volte ripetuto che si trattasse di un decreto prettamente declamatorio e senza conseguenze concrete, oggi emerge, nitida, la sua reale insidia. La sinistra lo sapeva, ma nonostante ciò non è stata in grado di mobilitare la base quella domenica primaverile dell’anno scorso. Ed ecco che ora, di fronte a una manovra da 134 milioni che colpisce la scuola, il sociosanitario e il sociale, il fronte progressista si rende conto di avere davanti a sé un’ulteriore occasione. A priori si annuncia combattivo e pronto a tutto. Vedremo con quale sorte.
Il partito liberale radicale sa che la maggior parte dei dipendenti pubblici toccati dal contributo di solidarietà del 2% previsto per i salari superiori ai 60mila franchi appartiene al proprio bacino elettorale. Non solo: anche la fascia “alta” del ceto medio-basso che verrebbe esclusa dai sussidi di cassa malati, secondo i nuovi criteri di calcolo contenuti nella manovra presentata ieri dal governo (a perdere il diritto al sussidio dei premi – che aumenteranno in media del 10% – sarebbero oltre 6’000 persone), è in buona parte elettrice Plr.
L’ala destra del Centro sa, pure lei, che la fede politica di un’altra buona parte delle famiglie toccate dalla prospettata riduzione dei sussidi di cassa malati è quella popolare democratica. All’ala sindacale dell’ex Ppd non sfugge invece che quella base maggiormente colpita dalle misure sul personale e sulle spese di trasferimento, quei vari piccoli taglietti che andranno in particolare ad aggravare le condizioni di lavoro di docenti e operatori sociosanitari, è metà rossa-metà arancione.
L’Udc sa di stare dettando l’agenda politica di questo cantone, anche grazie all’acritico sostegno dei liberali (senza più anima radicale), dei leghisti (senza più anima sociale) e di un pezzo dei centristi (senza più anima democristiana). Non si tratta solo del Decreto Morisoli: anche lo strumento del referendum finanziario obbligatorio, che farà il suo esordio portando il popolo a esprimersi sulle misure compensatorie per le pensioni degli statali, è farina del sacco democentrista. Fino a quando Plr, Lega e Centro consentiranno all’Udc – forza non governativa, ricordiamolo – di condurre le danze? Chi lo sa.
Il governo, dal canto suo, sa che all’interno della manovra presentata ieri vi è un cospicuo taglio nascosto: quello del mancato riconoscimento del carovita per i dipendenti dello Stato. Curnuti e mmazziati, direbbero a Napoli. Pessimo segnale da parte del maggior datore di lavoro del cantone, diremo qui. Il direttore del Dfe Christian Vitta sa, poi, che la scelta di non inserire alcuna quota degli utili della Bns nel preventivo 2024 (il quale prevede un disavanzo di 95,7 milioni), contrariamente a quanto fatto dalla Confederazione – che invece contempla una distribuzione ordinaria –, gli permette di creare quel cuscinetto che consentirebbe, dovessero infine arrivare alcuni milioni da Berna, di fare digerire la prospettata riforma fiscale a quella parte della maggioranza borghese del parlamento a oggi piuttosto scettica (Lega e Centro): forse concedendo qualche sgravio-contentino non solo ai ricchi e ricchissimi, ma pure al ceto medio-alto. Infatti, non va tralasciato che dopo la manovra ad attendere c’è la riforma tributaria, indissociabili l’una dall’altra all’ora di analizzare i tagli comunicati dall’esecutivo (‘e’ volutamente minuscola).
In un recondito paesino colombiano tutti sapevano che Santiago Nasar sarebbe stato ucciso, e così fu. In Ticino, volendo, ci sarebbe ancora del tempo – poco tempo – per riscrivere il finale di questa cronaca di un pasticcio annunciato.
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