Donald scarica l’Europa
Saranno gli americani a decidere chi sarà il loro prossimo Presidente. Ma siamo noi europei a dover decidere se prenderci la responsabilità della nostra sicurezza e del sostegno all’Ucraina
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Saranno gli americani a decidere chi sarà il loro prossimo Presidente. Ma siamo noi europei a dover decidere se prenderci la responsabilità della nostra sicurezza e del sostegno all’Ucraina
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Saranno gli americani a decidere chi sarà il loro prossimo Presidente. Ma siamo noi europei a dover decidere se prenderci la responsabilità della nostra sicurezza e del sostegno all’Ucraina
Si sarà lasciato prendere dalla foga. Parlava alla folla dei fedelissimi. L’attendibilità non è mai stata il suo forte. Ma ha detto sulla Nato quello che pensa della Nato. E se lo pensa il candidato Donald Trump è quello che farà il Presidente Donald Trump, se rieletto. Liquiderà la Nato. Gli europei non si facciano illusioni. Senza il ferreo impegno alla difesa collettiva in caso di aggressione, a maggior ragione senza quello del principale alleato, la Nato come la conosciamo è finita. E senza Alleanza, il legame transatlantico che ha tenuto insieme Nord America ed Europa per tre quarti di secolo diventa un menù alla carta. Cosa farà l’Europa?
Da questa parte dell’Atlantico, il timore del ritorno di Donald Trump alla Casa Bianca è palpabile, fatta eccezione per la vasta palude simpatizzante che, a pieno titolo, conta solo un paio di piccoli governi ma spera di allargarsi a partire dalle elezioni europee di giugno. La prevalente reazione europea è stata di cacciare la testa sotto la sabbia, forte di tre argomenti: non è detto che Trump vinca il voto del 5 novembre; la prima presidenza trumpiana, relativamente addomesticata, incoraggia a non dare troppo peso alle esternazioni elettorali; per quanto riguarda la Nato, l’uscita dall’alleanza non può essere decisa dal Presidente ma richiede la ratifica del Senato – quindi la Nato sopravvivrebbe a Trump. Il primo è impeccabile: le elezioni presidenziali americane sono una gara a due che si decide al taglio del traguardo. Ma gli altri due sono illusori.
Quello che Trump ha detto nel comizio di sabato in Carolina del Sud – dove martedì si vota alle primarie, ultima spiaggia della rivale Nikki Haley per la “nomination” repubblicana – è quasi sicuramente inesatto. Se, parlando con un “Presidente” di un “grande Paese” alleato, avesse minacciato di “non proteggerlo se in mora con i pagamenti, anzi di incoraggiare la Russia a fare cosa diavolo gli pare (cioè attaccarlo)”, l’aneddoto sarebbe trapelato. L’approccio di Trump, da Presidente, è stato effettivamente transattivo ma concentrato sull’impegno – disatteso dalla maggioranza, fra cui l’Italia – a spendere il 2% del Pil per la difesa. Che non è una quota condominiale della Nato; è una spesa nazionale per le Forze Armate nazionali. Le pressioni di Trump hanno ottenuto qualche apprezzabile risultato; dopo di lui, ancor più quelle esercitate indirettamente da Vladimir Putin invadendo l’Ucraina quasi due anni fa.
Quello che conta non è quanto Trump abbia detto o non detto. Che l’abbia detto o no, ne è sicuramente convinto. Nel mentire passerebbe il poligrafo: è una delle sue forze. Conta quanto dice ora. In cui ci sono due messaggi, uno alla Russia, l’altro all’Europa. Il primo risponde ai segnali di Vladimir Putin via intervista a Tucker Carlson. L’America (Great Again…) di Trump non si sprecherà per proteggere gli alleati “che non pagano”, e tanto meno l’Ucraina. Il patto russo-americano sul cadavere dell’Ucraina è già pronto, se non proprio in ventiquattrore ma nel giro di qualche settimana. Come in tutti i “deal” bisognerà solo definire i dettagli. Post-scriptum per Volodymyr Zelensky: arrangiati. O veditela con gli europei. Noi americani ci tiriamo fuori.
L’avvertimento all’Europa, o meglio agli europei, che Trump, tifoso di Brexit, non ama considerare in blocco, Ue o Nato o G7, è: se volete la protezione degli Usa la dovete “pagare”. Cosa intende per “pagare”? Non il 2 o 3 o 5% del Pil, per di più non necessariamente speso in America, ma accettare le condizioni alle quali sono disposto a garantirvi la difesa. Sul piano bilaterale, naturalmente, altro che Articolo 5 del Trattato di Washington. Altrimenti, do via libera alla Russia. Per un’alleanza difensiva imperniata sulla deterrenza questo basta a vanificarla; non c’è bisogno di abrogazioni formali. Del resto, contrariamente ai miti sulla Nato guerrafondaia, l’Articolo 5 è un impegno politico non un automatismo militare. Messo in forse è come se non esistesse.
L’isolazionismo di Donald Trump tocca corde nell’elettorato Usa, a lungo dimenticate ma profonde. Saranno gli americani a decidere chi sarà il loro prossimo Presidente. Ma siamo noi europei a decidere se prenderci la responsabilità della nostra sicurezza e del sostegno all’Ucraina, con o senza fare affidamento sugli Stati Uniti. I mezzi li abbiamo. Se poi il futuro Presidente americano non dovesse essere Donald Trump il legame transatlantico sarà ancora più forte.
E Solovyov e la propaganda russa rilanciano entusiasti. Breve viaggio nel programma isolazionista e “trumputiniano” dell’ex presidente americano
Di Jacopo Jacoboni, La Stampa
Putin può cominciare a sfregarsi le mani. Per capire cosa possa significare una vittoria di Trump non servono voli di fantasia: basta ascoltare quello che l’ex presidente americano ha ripetuto in un comizio politico avvenuto sabato in South Carolina, quando da noi era notte. Trump ha ricordato lui stesso di quando disse ai leader della Nato che avrebbe «incoraggiato» la Russia a «fare quello che diavolo voleva» ai paesi che non avevano pagato il dovuto all’alleanza. Vladimir Solovyov sul suo canale telegram, e diversi canali affiliati nei network della propaganda russa, rilanciano entusiasti con diluvio di punti esclamativi: stavolta non c’è bisogno di fuorviare o distorcere nulla, il piatto viene servito direttamente dall’amico americano.
Il video di Trump sta ampiamente circolando e è già virale, la Casa Bianca è dovuta intervenire definendo i commenti di Trump «spaventosi e squilibrati». L’ex presidente aveva detto esattamente così, come fosse una storiella da ridere: «Uno dei presidenti di un grande Paese si è alzato e ha detto: “Bene, signore, se non paghiamo e veniamo attaccati dalla Russia, ci proteggerete?” “Io ho detto: ‘Non avete pagato? Siete morosi? Lui ha risposto: “Sì, mettiamo che succeda”. “Se non paghi sei un delinquente. No, non vi proteggerei, anzi li incoraggerei a fare quello che vogliono. Dovete pagare”».
Andrew Bates, portavoce alla Casa Bianca, ritiene che «incoraggiare le invasioni dei nostri più stretti alleati da parte di regimi assassini è spaventoso e sconsiderato – e mette in pericolo la sicurezza nazionale americana, la stabilità globale e la nostra economia interna».
«Trump non ha ancora capito come funziona la Nato – osserva Anne Applebaum –, pensa ancora che gli alleati “debbano dei soldi” e sta inviando un segnale alla Russia per attaccarli mentre la folla esulta. Un invito ad allargare la guerra». D’altra parte nel suo libro uscito nel 2000, “L’America che ci meritiamo”, Trump già scriveva che «ritirarsi dall’Europa farebbe risparmiare al Paese milioni di dollari all’anno», e durante il suo mandato presidenziale ha minacciato tante volte di ritirare gli Stati Uniti dalla Nato. Nel sito ufficiale della sua attuale campagna elettorale, sulla materia Nato c’è solo una frase, piuttosto ambigua se non inquietante: «Dobbiamo portare a termine il processo iniziato sotto la mia amministrazione di rivalutazione fondamentale dello scopo e della missione della Nato». Tutto lo staff dell’ex presidente ha rifiutato di spiegare, a precisa richiesta del New York Times, cosa intendano esattamente.
Secondo Phillips P. OBrien, professore di Strategic studies all’Università di Saint Andrews, «l’ammissione di Trump, secondo cui sarebbe felice di incoraggiare Putin ad attaccare l’Europa, dovrebbe distruggere tutte le speranze che il Partito Repubblicano sia in qualche modo salvabile. I Democratici dovrebbero fare due passi coraggiosi per raggiungere i Repubblicani sani di mente». Adam Schiff, deputato californiano che si è impegnato a lungo contro le interferenze russe nelle elezioni Usa 2016, chiosa amaramente che Trump «è più interessato ad accrescere se stesso e a compiacere Putin che a proteggere i nostri alleati», e questo «sarebbe sufficiente per far ammalare Reagan». E David Frum, commentatore per The Atlantic, riassume così la triste storia: «Bozza di titolo: Trump dice che “incoraggerebbe” la Russia ad attaccare l’Europa. Sottotitolo: Il leader repubblicano giura: “non proteggerà” gli alleati della Nato dall’invasione».
John Bolton, un falco che fu consigliere per la sicurezza nazionale dal 2018 al 2019, scrive nelle sue memorie che Trump fu più volte dissuaso dal suo team dall’idea di ritirarsi dalla Nato, e ha dichiarato a suo tempo che «non c’è alcun dubbio nella mia mente» che in una eventuale rielezione Trump porterebbe infine a termine suoi propositi di ritiro degli Stati Uniti dall’Alleanza.
In altre parole, un Trump unchained se ne frega abbastanza della memoria di Reagan, e non sembra intenzionato a fermarsi. Non potrete dire, stavolta, che non eravate stati avvertiti.
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