Ennesima rinuncia di chi negozia con l’UE
Lascia Livia Leu, capa-delegazione svizzera per la trattativa con l’UE; un rinvio che evita al Consiglio federale di decidere in campagna elettorale su un tema divisivo
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Lascia Livia Leu, capa-delegazione svizzera per la trattativa con l’UE; un rinvio che evita al Consiglio federale di decidere in campagna elettorale su un tema divisivo
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Lascia Livia Leu, capa-delegazione svizzera per la trattativa con l’UE; un rinvio che evita al Consiglio federale di decidere in campagna elettorale su un tema divisivo
E fa cinque. Anche Livia Leu getta la spugna, appena due anni e mezzo dopo la sua nomina alla segreteria di Stato per gli affari esteri e responsabile delle trattative sull’accordo quadro Svizzera-Unione europea. Dossier “avvelenato” che continua dunque a mietere vittime. Prima di lei: Yves Rossier, Jacques de Watteville, Pascal Baeriswyl, Roberto Balzaretti. Tutti fulminati sulla via di Bruxelles. Certo, nemmeno Livia Leu, come chi l’ha preceduta, ha ammesso di essere stata accompagnata alla porta, o, ancor più realisticamente, di essersi avviata verso l’uscita per una missione ridiventata impossibile, o bloccata, o infruttuosa. Nella conferenza stampa, annunciando le sue dimissioni, ha anzi assicurato di aver portato a termine il suo lavoro, “riuscendo a imprimere una dinamica positiva” alle relazioni con l’UE, e sottolineando i suoi rapporti corretti (“relazioni caratterizzate dal rispetto e dalla reciproca comprensione”) col ministro Ignazio Cassis. Troppo poco, troppo formale, per non alimentare dubbi sui reali motivi della sua rinuncia.
Compito non facile, quello ad una diplomatica apprezzata da tutti per capacità e competenza. Che ha dovuto gestire una delle pagine più tormentate e complicate della politica estera federale dopo il brusco abbandono da parte elvetica (era il maggio 2021) del progetto d’ “accordo quadro” con l’Europa comunitaria, dossier con temi divisivi anche nella Confederazione: nodi fondamentali, il lavoro, l’accesso ai mercati, la sovranità giudiziaria, la ricerca e la collaborazione universitaria. Non sono probabilmente bastati i suoi nove incontri con gli esponenti della Commissione per andare oltre una semplice ‘road map”, un tracciato che, superata la fase di massima tensione, rimettesse unicamente in fila quanto (molto) deve essere ancora superato. Delle dimissioni della Leu non è stato per nulla sorpreso Jean Russotto, avvocato svizzero a Bruxelles, che da diversi anni si occupa del negoziato istituzionale. “Una rinuncia attesa, visto quanto fossero diventati difficili questi colloqui esplorativi” su come rimettere in pista il confronto fra le richieste europee e i paletti che dovrebbero essere accettabili per la Svizzera.
“Entro giugno”, ha ripetuto il Consiglio federale, fissando l’inizio dell’estate come approdo da cui Berna intende ricominciare ufficializzando l’elenco dei punti chiave “di un mandato negoziale con Bruxelles”, che spera poi di concludere entro un anno, subito dopo le prossime votazioni per il parlamento europeo. Periodo elettorale non necessariamente propizio per concessioni di rilievo di un’Europa che registra l’aumento degli interessi particolari dei suoi membri. In ogni caso, scadenze apparentemente troppo ravvicinate per essere rispettate. Anche perché stranamente il governo ha preannunciato la creazione di una sorta di “commissione cerca” per la sostituzione di Livia Leu. Quindi tempi ulteriormente dilatati.
Dilatati a sufficienza per conseguire il vero obiettivo immediato del Consiglio federale, che si era profondamente diviso sulla strategia del suo ministro degli esteri, fino a “pretendere” le dimissioni del ticinese Balzaretti dalla Segreteria di Stato. Quale obiettivo immediato? Quello di evitare che una decisione venga presa durante l’imminente campagna elettorale per il rinnovo delle Camere in autunno. E con un quadro politico che potrebbe determinare nuovi equilibri anche in governo. Tema dunque troppo scottante per un governo che sul fondamentale rapporto con l’UE (il nostro principale partner economico) preferisce ancora una volta la tattica del “wait and see”. In attesa, immobile. Gioco a nascondino che non potrà continuare a lungo.
Nell’immagine: Livia Leu (foto DFAE)
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