Gli ultimatum e il diritto
Il Municipio fa la voce grossa ma la legge è dalla parte degli autonomi
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Il Municipio fa la voce grossa ma la legge è dalla parte degli autonomi
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Il Municipio fa la voce grossa ma la legge è dalla parte degli autonomi
Non serve aver fatto neppure il secondo anno di giurisprudenza per capire quanto arbitraria e infondata sia questa decisione sotto il profilo del diritto e della legalità. In effetti, gli autogestiti sono lì in forza di un contratto che non conosco, ma che immagino essere di comodato d’uso (art. 305ss CO), vincolato ad un uso specifico; la situazione sarebbe peraltro ancora peggiore per il Municipio se si trattasse di una locazione, la disdetta essendo vincolata a procedure ancora più tutelanti per il locatario.
Se quindi si è davanti a un comodato, il contratto prende fine (art. 309 CO) solo
Direi che solo un’interpretazione molto estensiva, al limite della temerarietà e dell’arbitrio, potrebbe condurre a una chiusura del contratto per gravi motivi; e in nessun caso per le altre ipotesi segnalate sopra, l’urgente bisogno essendo in particolare escluso (la circostanza è stata espressamente esclusa dalla municipale socialista).
Ma anche ammettendo, per denegata ipotesi – come dicono gli avvocati – e per puro amore dell’argomentazione, che vi siano gravi motivi da invocare, ė però da escludersi che il comodatario (gli autogestiti) possa essere fatto sloggiare con un preavviso tanto breve, e addirittura manu militari (sempre che i nostri baldi agenti possano essere definiti idonei allo scopo…). Il periodo di disdetta deve essere ragionevole e tenere conto dell’insieme delle circostanze, e in particolare della durata della presenza degli autogestiti negli spazi dell’ex macello e di tutte le attività necessarie per l’organizzazione della partenza (che peraltro imporrebbe anche di avere un’idea della destinazione).
Insomma, un altro dossier gestito con i piedi da anni e che si tenta di chiudere con una mossa tra il patetico e il ridicolo. I tre municipali leghisti e il collega liberale ci hanno pensato bene, dal loro punto di vista. I primi tre (due dei quali sono, chi lo direbbe?, giuristi) per i quali vige sempre la regola del tanto-peggio-tanto-meglio, in cui si chiede l’improponibile per poi gridare al complotto e fare le vittime se non lo si ottiene: tutto questo cuba alla grande presso il loro elettorato di opinione (e anche presso il foglio muzzanese, pare di capire); il quarto è il partente e un diluvio dopo di lui non lo toccherebbe, anzi. Gli altri tre hanno masticato amaro, non sono d’accordo, e lo hanno detto, in barba alla collegialità (che a Lugano è peraltro da tempo morta e sepolta).
Adesso gli autogestiti aprono al negoziato; vedremo come le esigenze del marketing elettorale permetteranno di gestire questa fase, in modo tale che i politici non perdano anche quel poco di faccia che è loro rimasta.
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