E ora c’è di che preoccuparsi
Test sì ma forse, vaccini in ritardo, aerosol non pervenuti. E i contagi aumentano
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Test sì ma forse, vaccini in ritardo, aerosol non pervenuti. E i contagi aumentano
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Quando esci la sera devi avere le scarpe giuste. Devono essere adatte per scappare
• – Simona Sala
• – Franco Cavani
Santesuisse usa l'artiglieria pesante contro la riduzione delle riserve (e dei premi)
• – Fabrizio Triulzi
• – Daniele Piazza
• – Franco Cavani
• – Patrizio Broggi
Come mai la distribuzione del vaccino in patria procede con tanta lentezza?
• – Aldo Sofia
Il virus si trasmette soprattutto via aerosol ed è da quello che dovremmo proteggerci, cambiando radicalmente approccio
• – Riccardo Fanciola
Governi vittime e complici
• – Aldo Sofia
Test sì ma forse, vaccini in ritardo, aerosol non pervenuti. E i contagi aumentano
Come essere ottimisti? Oggi dovrebbe iniziare la campagna di test a tappeto per individuare immediatamente i nuovi casi e interrompere le catene di contagio, limitando così i contraccolpi negativi delle aperture di due settimane fa. In realtà, però, ancora non si sa se ci sono test a sufficienza e nemmeno si sa bene come farli. Non parliamo poi dei test fai da te, che se tutto va bene arriveranno in aprile.
Quanto ai vaccini, di certo ci sono solo nuovi ritardi. Sulla carta, è vero, la Svizzera ne ha acquistati abbastanza per vaccinare almeno un paio di volte tutta la popolazione, neonati compresi (Moderna 13,5 milioni; Pfizer/Biontech 6; AstraZeneca 5,3; Curevac 5 e Novavax 6); per ora Swissmedic ne ha però approvati soltanto due e alla fine della scorsa settimana erano state fornite 1 milione e 200 mila dosi (700 mila Moderna; 500 mila Pfizer/Biontech). Vien da chiedersi se, spendendo qualcosa di più per garantirci un accesso prioritario, come altri paesi hanno fatto (primi fra tutti Israele), oggi non staremmo meglio: domanda retorica, ovviamente.
Intanto alle cronache regionali sento che il parlamento cantonale torna a riunirsi a Bellinzona in un tripudio di plexiglas e che – dati permettendo – le palestre dovrebbero poter riaprire con mascherina e metro e mezzo di distanza. Almeno in Ticino, insomma, aerosol non pervenuti (ne parlavo nel mio ultimo contributo). Il che significa che i cosiddetti protocolli di sicurezza continueranno a trascurare la principale via di contagio, quella aerea, con buona pace della loro efficacia nel prevenire il diffondersi del virus.
Questo, mentre ci lasciamo alle spalle una settimana che ha fatto segnare un sensibile aumento dei nuovi casi (sono stati 8244, 1043 in più della settimana precedente), una tendenza che sembrerebbe cominciare a riflettersi anche su ospedalizzazioni (+35 ) e decessi (+27). E, soprattutto, che si è confermata nel week-end, con 3170 nuovi casi (426 in più rispetto a una settimana fa), le ospedalizzazioni a marciare sul posto (97: -3) e un leggero aumento dei decessi (21: +5). Come dire che quel che era previdibile – sorpresa sorpresa – sta puntualmente accadendo.
Entro la fine della settimana si attendono decisioni da parte del Consiglio federale, decisioni che, vista la situazione, dovrebbero portare a un nuovo giro di vite ma che probabilmente andranno in direzione opposta, vista l’aria che tira…
Venerdì scorso il governo se l’è cavata annunciando ipotesi di apertura e indicando date quanto mai incerte considerato che dovrebbero essere legate all’evoluzione della situazione epidemiologica.
Potrà almeno continuare su questa strada? C’è da sperarlo, ma non posso dire di contarci…
Imbarazzante: prima di decidere le ultime aperture il Consiglio federale non ha né consultato né informato la Task force scientifica
Dopo la manifestazione di ieri, un gruppo formatosi su Twitter che critica media e governo svizzeri ci spiega le sue ragioni