Finita la discesa, inizia una nuova salita?
Negli ultimi giorni i casi tornano ad aumentare: e quanto sta succedendo nel Regno Unito accentua la preoccupazione
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Negli ultimi giorni i casi tornano ad aumentare: e quanto sta succedendo nel Regno Unito accentua la preoccupazione
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Negli ultimi giorni i casi tornano ad aumentare: e quanto sta succedendo nel Regno Unito accentua la preoccupazione
Su base settimanale, si è registrata ancora una diminuzione (da 944 a 778 casi) che si è riflessa anche sulle ospedalizzazioni (da 77 a 49), mentre i decessi sono rimasti stabili (14 contro i 13 della settimana precedente). Il calo però è decisamente meno pronunciato di quello delle settimane precedenti, come evidenzia il grafico.
È presto per trarre conclusioni, ma preoccuparsi è lecito perché su quest’evoluzione ancora non si fanno sentire gli ultimi allentamenti, entrati in vigore una settimana fa (ne ho scritto lunedì), allentamenti che di certo non aiuteranno a tener basso il numero dei contagi. Ma, soprattutto, suscitano preoccupazione le notizie che giungono dal Regno Unito.
Secondo l’ultimo rapporto degli esperti dell’Indipendent SAGE, il numero dei casi giornalieri sfiora ormai quota 30 mila, una cifra che non si vedeva dal dicembre 2020, con un aumento nell’ultima settimana del 70 per cento. In un lungo thread su Twitter, la professoressa Christina Pagel, dell’University College di Londra, commenta i dati dell’Indipendent SAGE, di cui fa parte, e sottolinea che il 19 luglio, se una simile crescita proseguisse, si supererebbero i 100 mila casi al giorno e che nel periodo che ci separa da quella data si registrerebbe un milione di contagi!
A infettarsi attualmente sono in maggioranza i giovani, spiega la prof. Pagel: la classe di età più colpita è quella tra i 15 e i 29 anni, ma i contagi crescono soprattutto nei ragazzi tra i 5 e i 14 anni. In Inghilterra, mancano tre settimane alla chiusura dell’anno scolastico e nelle scuole i focolai si moltiplicano: nella settimana del 24 giugno, le assenze per Covid erano quasi 400 mila.
Nel Regno Unito il 50 per cento della popolazione è completamente vaccinato e il rischio di saturazione degli ospedali ridotto: per questo c’è chi sostiene – governo compreso – che non ci si debba più preoccupare dell’aumento dei contagi e lasciare che giovani e ragazzi si infettino. Ma seppur più lentamente, grazie alle vaccinazioni, crescono anche ospedalizzazioni e decessi. La prof. Pagel sottolinea che le persone a rischio di contagio sono sempre ancora 25 milioni e che un forte aumento dei casi metterebbe comunque sotto pressione un settore ospedaliero provato da più di un anno di emergenza. Ma è soprattutto per le conseguenze a lungo termine che avrebbe, in particolare sui giovani (il cosiddetto Long Convid di cui soffre un guarito su dieci all’incirca), che l’esperta dell’Indipendent SAGE contesta la posizione del governo.
Quanto sta succedendo nel Regno Unito, complice una variante Delta ormai dominante, dovrebbe servirci da lezione. In Svizzera, secondo gli ultimi dati ufficiali, la Delta si sta diffondendo e rappresenta ormai il 30 per cento circa dei casi mentre il tasso di vaccinazione è decisamente inferiore a quello inglese: l’Ufficio federale della sanità pubblica indica che a essere completamente vaccinato è il 36 per cento della popolazione e ciò significa che le persone ancora a rischio di contagio sono 5.5 milioni.
La prudenza dovrebbe perciò essere d’obbligo. Ma, come avevo scritto a suo tempo, con il suo modello a tre fasi il Consiglio federale adotta proprio la strategia che la prof. Pagel critica. Non bastasse, proprio ieri, in un’intervista alla Neue Zürcher Zeitung, Alain Berset ha dichiarato che sarebbe sproporzionato adottare nuove misure solo per proteggere i non vaccinati.
Difficile, insomma, essere ottimisti.
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