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Finlandia nella NATO, non è una bella notizia
Naufragi

Finlandia nella NATO, non è una bella notizia

Bruciante sconfitta per Putin, l’invasione dell’Ucraina allarga i confini dell’Alleanza euro-atlantica; e ne aumenta l’ossessione dell’accerchiamento e il timore che la Russia faccia la fine dell’Urss

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Sergio Rossi – Pareggio dei conti, un decreto contro-senso
Tre domande a...

Sergio Rossi – Pareggio dei conti, un decreto contro-senso

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• 13 Maggio 2022 – Aldo Sofia

La crisi del Donbas non è quella raccontata dal Cremlino
Il meglio letto/visto per voi

La crisi del Donbas non è quella raccontata dal Cremlino

Putin continua a giustificare l'aggressione all'Ucraina con il presunto 'genocidio' della popolazione russofona del paese: questo articolo dello storico Simone Bellezza offre una versione ben diversa

• 13 Maggio 2022 – Redazione

Uccisa la più nota giornalista palestinese
Il meglio letto/visto per voi

Uccisa la più nota giornalista palestinese

A Jenin, diventata città simbolo della lotta contro l’occupazione israeliana, l’ultima pagina di una tragedia infinita; e con precise responsabilità

• 12 Maggio 2022 – Redazione

Le lezioni dimenticate della nuova sinistra degli anni ‘70
Ospiti e opinioni

Le lezioni dimenticate della nuova sinistra degli anni ‘70

Domani una serata su passato e possibile futuro della nuova sinistra ticinese - di Damiano Bardelli

• 12 Maggio 2022 – Redazione

PARTICOLARMENTE
La matita nell'occhio

PARTICOLARMENTE

Il Parlamento, considerando gravi allo stesso livello tutti i casi di possibile violazione della privacy, limita di fatto la libertà di indagine

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Democrazie contro dittature in Ucraina?
Naufragi

Democrazie contro dittature in Ucraina?

Perché la lotta per la democrazia è essenziale anche per la lotta contro la guerra

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Cosa c’è dietro il discorso di Putin
Naufragi

Cosa c’è dietro il discorso di Putin

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• 11 Maggio 2022 – Redazione

Ospiti e opinioni

USI: spiegazioni non convincenti

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Sachs: «Il grande errore degli Stati Uniti è credere che la Nato sconfiggerà la Russia»
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Sachs: «Il grande errore degli Stati Uniti è credere che la Nato sconfiggerà la Russia»

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• 10 Maggio 2022 – Redazione

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Finlandia nella NATO, non è una bella notizia
Naufragi

Finlandia nella NATO, non è una bella notizia

Bruciante sconfitta per Putin, l’invasione dell’Ucraina allarga i confini dell’Alleanza euro-atlantica; e ne aumenta l’ossessione dell’accerchiamento e il timore che la Russia faccia la fine dell’Urss


Aldo Sofia
Aldo Sofia
Finlandia nella NATO, non è una bella notizia
• 13 Maggio 2022 – Aldo Sofia
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Si racconta che Urho Kekkonen, il più longevo capo di Stato a Helsinki, non gradisse affatto che i visitatori politici stranieri gli rivolgessero domande sulla ‘finlandizzazione’: cioè quel tipo di neutralità auto-imposta che il suo Paese aveva dovuto accettare, proclamare e rispettare anni dopo la “Talvisota”, la “Guerra d’inverno”, coraggiosamente combattuta per cinque mesi nell’inverno ’39-’40, con tattica guerrigliera fra boschi e rilievi innevati, contro l’aggressione dell’Urss di Stalin, e comunque pagata a caro prezzo: non solo in vite umane, ma anche con la consegna al nemico del dieci per cento della Carelia, di alcune isole, e della sua parte della penisola di Rybačij. Al termine della seconda guerra mondiale Helsinki fu costretta a scegliere quel forzato non-allineamento, che il più noto presidente nella storia post-bellica della nazione citava con fastidio, ma considerata necessaria, una sorta di polizza assicurativa per tranquillizzare il potente e ingombrante vicino, con cui condivide oltre 1.300 chilometri di confine. Sembrava eterna, la ‘finlandizzazione’. Addirittura indicata, quella formula, come ipotetico modello di soluzione dell’odierna tragedia dell’Ucraina: ‘ucrainizzazione’ dell’Ucraina, eventuale carta di scambio per far tacere le armi, magari con la rinuncia di una parte del Donbas russofono (l’eventuale Carelia ucraina) per tranquillizzare Putin, indurlo alla trattativa, bloccare l’invasione sulle attuali linee di stallo, alleviare nello zar l’ossessione che la Russia possa perdersi come si perse l’Unione Sovietica prima con Gorbaciov poi con Eltsin (massima tragedia del 20esimo secolo per il nostalgico imperialista del Cremlino).

Helsinki ha deciso di stracciare la polizza assicurativa degli ultimi settant’anni, chiedendo alla Nato di accoglierla nell’alleanza militare euro-atlantica a guida Usa; ora che, insomma, la Finlandia ha deciso la ‘de-finlandizzazione’ per garantirsi l’ombrello protettivo della Nato (articolo 5, tutti gli aderenti al club corrono in difesa di un alleato aggredito militarmente), ancor più possiamo vedere la misura del ribaltamento, la radicale fine di un paradigma, la pericolosa rottura dell’equilibrio fra Ovest e Russia che aveva retto persino durante gli anni della guerra fredda e della competizione fra i blocchi. Ricordando oltretutto che proprio Helsinki (grazie alla sua posizione di neutralità) ospitò a metà degli Anni Settanta la Conferenza sulla sicurezza, massima espressione di tentata e in parte fattiva distensione fra le due parti della churchilliana ‘cortina di ferro’.

La Finlandia che passa armi e bagagli e arsenali dalla parte della Nato, probabilmente seguita a ruota dalla Svezia, non può che esacerbare la sindrome dell’accerchiamento della Russia, tesi e colonna portante del pensiero (distorto) putiniano. In concreto, nelle giornate terse, da San Pietroburgo lo sguardo russo potrà ‘ammirare’ l’ulteriore avvicinamento del ‘nemico’ a quella che fu la capitale dell’impero zarista (e città nativa di Putin); la situazione di Kaliningrad, città di Kant oggi enclave russa e anticamente tedesca, stretta fra Polonia e Lituania, attracco di una parte vitale della flotta russa (anche nucleare), si rivela ancor più esplosiva; il Mar Baltico diventa un ‘mare atlantico’; e, ancor più, la concorrenza per il controllo dell’Artico, e delle sue vie di connessione, si sposta a favore di chi ha deciso che la guerra fra Kiev e Mariupol debba servire anche (soprattutto?) a indebolire fortemente l’impero euro-asiatico su cui Putin vuole ricostruire almeno parte di quello sovietico.

Sul piano politico-strategico, sconfitta bruciante per l’autocrate russo, che aveva dato per vera la profezia di Macron (novembre 2019, “la Nato è cerebralmente morta”), e che non ha calcolato quanto la sua distruttiva e sanguinaria aggressione contro Kiev avrebbe inquietato i neutrali paesi scandinavi, dose massiccia di paura, fuga dalla propria storica neutralità. Quindi, inquietudine e indignazione del Cremlino, che per l’ennesima volta, e forse oggi ancor più seriamente, torna ad agitare la minaccia nucleare.

Tutto questo proprio nel momento in cui una parte degli alleati europei, pur senza rinnegare l’aiuto anche militare a Zelensky (è l’impasse sul terreno del conflitto armato che ne può fare un interlocutore non ridotto alla resa totale), alzano lo sguardo, cercano di smarcarsi per quanto possibile dal partner statunitense, parlano di cessate il fuoco e pace, anche se per procedere bisogna essere in due, e le orecchie dello zar per ora non ci sentono, sigillate dal timore di non riuscire a raggiungere un trofeo sufficientemente accettabile per la nazionale a cui ha promesso glorie da trascorsi imperiali.

Quindi, la de-finlandizzazione non è affatto una buona notizia, per quello che nella sua sostanza storica significa. Ma nessuno può negare a Helsinki e Stoccolma il diritto di chiedere la protezione dello scudo della Nato. Non lo fareste anche voi, se nei panni di finlandesi e svedesi? Ma se la via maestra per porre fine alla tragedia passa, come passa, anche dalla necessità di ‘non umiliare Putin’ (parole del capo dell’Eliseo), allora l’Alleanza deve trovare la strada per evitare che le ultime candidature, e che l’ulteriore suo allargamento a nord-est, non piantino su quella strada un colossale, insuperabile cavallo di frisia sulla possibilità di salvare la faccia al nemico. Ipotesi: non negando l’adesione di Finlandia e Svezia alla Nato, e così garantendo loro la tempestiva applicazione dell’articolo 5 di mutua assistenza militare in caso di attacco alla propria integrità territoriale e indipendenza, ma impegnandosi a installare nei due paesi solo missili anti-missili difensivi, e comunque non nucleari. Impensabile? Eppure è già così per le strutture militari dell’Alleanza negli ex Stati satelliti, staccatisi dalle macerie dell’Urss, e confluiti nella Nato. Sempre che si voglia fare. E che al Cremlino si voglia capire.






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