USI: spiegazioni non convincenti
Anche dopo l’eccellente discorso di commiato dell’ex rettore Boas Erez, gli interrogativi restano: anzi, si rafforzano - Di Benedetto Antonini
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Anche dopo l’eccellente discorso di commiato dell’ex rettore Boas Erez, gli interrogativi restano: anzi, si rafforzano - Di Benedetto Antonini
• – Redazione
L’economista della Columbia University: «Gli Stati Uniti sono più riluttanti della Russia nella ricerca di una pace negoziata. Negli anni Novanta l’America sbagliò a negare gli aiuti a Mosca, la responsabilità fu di Bush padre e di Clinton»
• – Redazione
Non ha nemmeno risposto alla richiesta del pontefice di essere ricevuto al Cremlino; la diplomazia europea deve fare di più, ma i tempi li impone la Russia in base alle sue convenienze
• – Aldo Sofia
L’ultimo discorso di Boas Erez e il futuro dell’USI
• – Pietro Montorfani
Filippine al voto: la corruzione dell’ecosistema informativo per Maria Ressa, Premio Nobel per la pace, e CEO di “Rappler”, è una delle più grandi crisi del nostro tempo
• – Loretta Dalpozzo
La crisi spinge verso nuovi scenari: progetti per una 'mondializzazione' divisa per aree geografiche compatte culturalmente ed economicamente; i vantaggi ma anche il rischio di ripetere gli errori della mancata governance politica del fenomeno
• – Aldo Sofia
La guerra in Ucraina scatena un’accesa controversia che rimette in discussione il sacrosanto principio della neutralità
• – Daniele Piazza
Stampa / Pdf
• – Franco Cavani
Checché ne dicano i ‘complessisti’, i se e i ma mi suonano stonati quando sono in ballo i valori del nostro ordinamento liberaldemocratico
• – Redazione
E quelle di chi non sa più quali siano le ragioni. O non crede che ce ne siano
• – Enrico Lombardi
Anche dopo l’eccellente discorso di commiato dell’ex rettore Boas Erez, gli interrogativi restano: anzi, si rafforzano - Di Benedetto Antonini
Appartengo alla generazione che credette ai destini universitari del Ticino e fui tra i convinti fautori del CUSI. Andò com’è andata, ma da un progetto embrionale è nata poi l’USI, università parziale, ma certamente portatrice di molte speranze. Speranze che, a mio avviso, per ora rimangono tali. Chi contava che con la presenza dell’USI, il Ticino compisse quel salto qualitativo che meriterebbe, per ora resta seduto in sala d’attesa. Mi sembra che manchi ancora un fattivo aggancio tra l’USI e la realtà socioeconomica e culturale del Paese. Insomma, l’Istituzione rimane un corpo estraneo, quasi lunare, mentre il Ticino continua come se non ci fosse. Un esempio tra i molti: qualche anno fa il Municipio di Lugano, criticato pubblicamente per la sua debolezza comunicativa volle, giustamente, fare appello ad esperti per una consulenza in merito a come migliorare in questo specifico campo. Restai stupefatto, però, quando lessi che pur essendo Lugano, sede di una facoltà di scienze della comunicazione, una delle tre facoltà all’origine dell’USI stessa, si rivolse a competenze d’oltralpe.
Si sente la mancanza di un vero collegio dei docenti, che faccia sentire la propria autorevole opinione sui grandi interrogativi politici del Ticino e, perché no, anche su quelli del futuro dell’USI. Dall’esterno si direbbe che la crisi qui ricordata in apertura non li abbia interessati. Il Rettore costretto a lasciare sembra un avvenimento banale. Noto un silenzio assordante e mi chiedo: era dunque opportuna la defenestrazione, poiché tra Rettore e corpo insegnante vigeva incomprensione? Oppure i docenti e colleghi di Boaz Erez sono stati messi a tacere, non si sa con quali mezzi di pressione? Senza parlare degli studenti che, si direbbe, non aspettassero altro che il cambio del Rettore: non una parola, non un sit-in e, per quanto a me noto, nemmeno un’assemblea per interrogarsi sulle eventuali mancanze del Rettore partente e far sentire che cosa si aspettano dal suo successore.
Insomma, la mancanza di spiegazioni convincenti da parte del Consiglio dell’USI è grave perché permette i peggiori sospetti. Per evitare lo scandalo viene fomentato il peggio, contando, come spesso succede in questo Cantone, sulla stanchezza, sull’oblio o peggio, sul prossimo evento grave o costruito come tale che polarizzi l’attenzione dei media e del pubblico, ripetendo il lampedusiano mantra “tutto cambia perché nulla cambi”.
Pur non conoscendolo personalmente, mi schiero dalla parte dell’ormai emerito rettore. Ha un curricolo scientifico di tutto rispetto, qualità che il Direttore del Corriere del Ticino ha ritenuto di dover ignorare nel suo editoriale susseguente all’annuncio della forzata partenza di Boaz Erez. More solito, il “Corrierone” è corso in aiuto ai vincitori.
Nel suo ultimo discorso di sabato scorso, Erez ha dimostrato l’alto livello del suo bagaglio culturale tanto che, come riporta Montorfani, non pochi presenti si sono chiesti se fosse misura provvida quella di rinunciare al suo apporto quale rettore. Egli mi è parso particolarmente simpatico quando si è esposto personalmente nel bel mezzo della crisi dell’ex-macello. Il Consiglio dell’Usi si è affrettato a dichiarare che quella presa di posizione, che non poteva piacere soprattutto all’estrema destra, non aveva rapporto alcuno con gli eventi successivi. Excusatio non petita, quasi paradigmatica. Io dubito di questa estraneità, anzi.
La mia simpatia nasceva da due considerazioni. La prima: finalmente l’USI, anzi, addirittura il suo rettore scende nell’arena del mondo reale e prende posizione in modo costruttivo, proponendo una mediazione e non un ostracismo come invece il clan dei demolitori propone. La seconda, finalmente una personalità autorevole, prende atto che antropologicamente è la gioventù irrequieta e talvolta anche scomoda che fa avanzare la società. Bisogna avere modestia e coglierne gli impulsi positivi. È questa una qualità che l’homo sapiens ha ereditato dai primati.
Il cambiamento disturba e spesso occorre che il clan additi un “untore” per galvanizzare il gruppo ed evitare che una crisi venga a disturbare la quiete fisica e morale della maggioranza. Con un atteggiamento come questo, però, non si può che continuare a pensare allo stesso modo e fare le cose di sempre.
Continuando a parlare di progresso!
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