Giornalisti russi contro Putin
Un sito russo di orientamento “liberale” ha iniziato a pubblicare testimonianze di giornalisti contrari alla politica di Vladimir Putin
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Un sito russo di orientamento “liberale” ha iniziato a pubblicare testimonianze di giornalisti contrari alla politica di Vladimir Putin
• – Redazione
Viviamo fra spudoratezza, violenza, guerra, irresponsabilità, cinismo, disumanità, ecocidio, arroganza, sfruttamento, e in qualche modo ne siamo complici anestetizzati
• – Lelio Demichelis
Quando scoppia una guerra abbandonarsi ad un’ondata di emozioni, rimpianti, recriminazioni appare poco utile. Forse più utile sarebbe capire come si sia arrivati fino a questo punto. Magari per intravvedere, se possibile, qualche prospettiva dopo il disastro
• – Jacques Pilet
Il riflesso bolscevico-brezneviano di Putin, che se la prende anche con Lenin, ma applica la dottrina e la violenza della ‘sovranità limitata’ in quello che considera il proprio cortile di casa
• – Aldo Sofia
Dire le cose come stanno, chiamare guerra la guerra, armi le armi e morte la morte è l’unica via possibile per non tacere e non smettere di usare la storia, la lingua e la cultura per il loro più alto valore
• – Pietro Montorfani
Putin ha ordinato la guerra totale per riconquistare l'ex satellite dell'Urss e in violazione del diritto internazionale; quali sono i propositi dell'autocrate russo? Intervista a Franco Venturini, commentatore del Corriere della Sera
• – Aldo Sofia
Come l’esercito russo sta attaccando l’Ucraina (e quanto possono resistere gli ucraini)
• – Redazione
Stati Uniti ed Europa dovranno inasprire ulteriormente le contromisure economiche-finanziarie contro la Russia: con la preoccupazione che non diventino un boomerang per l'Occidente
• – Aldo Sofia
Delitto e misfatti di un autocrate che fa della Russia il suo show personale
• – Redazione
In un saggio le voci di chi spesso deve lavorare gratis
• – Redazione
Un sito russo di orientamento “liberale” ha iniziato a pubblicare testimonianze di giornalisti contrari alla politica di Vladimir Putin
Di Marie Céhère, “Bon pour la tête”
“Mai nella mia vita, a parole o con atti, ho sostenuto il potere di Putin, non ho mai votato per lui, e oggi provo vergogna, ho la nausea” scrive Anton Dolin prima di rivolgersi direttamente al popolo ucraino: “Non vi chiedo perdono, perché perdonare quello che sta avvenendo è impossibile”.
È la voce di dissenso che viene, faticosamente e con non pochi rischi, da una Russia in guerra, agli ordini del suo nuovo “zar”, Vladimir Putin. Un dissenso che passa attraverso blog più o meno “protetti” e da un sito “Ekho Moskvy” di orientamento fortemente critico verso il regime, che sta raccogliendo testimonianze di giornalisti ed intellettuali che si oppongono alla guerra dichiarata all’Ucraina.
Il giornalista Alexander Nevzorov, per esempio, evoca la “Marcia funebre” di Chopin per riassumere gli avvenimenti di questi giorni. E vi aggiunge tutto il proprio disgusto, affermando che non ci sarà alcun “miracolo militare”, che le operazioni belliche sono destinate a diventare solo, e tragicamente, “un terribile e sanguinoso disordine, che durerà a lungo”. Del resto, continua, “la forza dell’Ucraina non sta là dove oggi stanno colpendo i missili russi”.
Le ragioni della guerra, esposte con l’utilizzazione di un ampio armamentario di revisionismo storico da parte del leader del Cremlino, sono comunque destinate ad esaurirsi, così che “ la guerra finirà, presto o tardi sui banchi del tribunale dell’Aia, dove dovranno sedere tutti coloro che l’hanno fomentata, approvata, elaborata, creata, eseguita. È inutile cercarne delle ragioni nella politica, nella geopolitica, nella costituzione, nel diritto internazionale. Non c`è alcun bisogno di cercare, perché quelle ragioni non esistono. Qualsiasi manuale di psichiatria potrebbe essere molto più utile per capire queste presunte ragioni. Ma in verità gli avvenimenti più terribili provengono da dove mai li si sarebbe immaginati, nemmeno dai libri di psichiatria, ancor meno da autori di squallidi testi incentrati sulla teoria del complotto storico”.
Quella che si libera online dai blog dissidenti è anche una certa collera verso un Occidente che fa troppa fatica, scrive ancora Nevzorov, ad assumersi un ruolo decisivo, quello che dovrebbe svolgere dando sostanza alla giusta indignazione nei confronti del proprio paese, un’indignazione verso un conflitto “troppo grave per l’umanità da essere risolto semplicemente negando ai diplomatici russi la possibilità di fare shopping a Milano”.
L’attore e ballerino Sergey Lazarev accenna al proprio figlio di sette anni terrorizzato dalla guerra e dichiara:” Voglio vivere in pace, lavorare e creare in tempo di pace! Lasciate vivere la gente! Nessuno può sostenere la guerra!”
Il senso di responsabilità e di vergogna nei confronti dei figli, dei bambini, torna spesso in questi appelli: “Come spiegare che degli adulti decidono chi deve morire e dove?” afferma indignata Ksenia Rappoport, l’attrice russa che vive da una quindicina d’anni in Italia.
In un video, lo sguardo diretto in camera [nell’immagine principale], Dmitri Muratov, premio Nobel per la pace e redattore capo della “Novaja Gazeta” annuncia che l’ultimo numero del suo bisettimanale esce eccezionalmente in russo e in ucraino, come segno di solidarietà di una redazione che si dichiara “in lutto”. Secondo Muratov, il tristemente celebre discorso di Putin per annunciare la guerra va letto né più né meno come una minaccia nucleare verso l’Occidente. Ma è un presidente “che gioca con il bottone rosso della bomba atomica fra le dita come si trattasse delle chiavi della propria auto di lusso”.
Da una cittadina di provincia in Ucraina, il reporter Vitali Taranenko fa invece giungere una triste descrizione della vita quotidiana di questi giorni, con supermercati saccheggiati e svaligiati in cui spariscono farina, zucchero, sale, cereali; prosciugati i bancomat, con la popolazione ormai in preda al panico. Proprio il panico, secondo Taranenko, è il grande nemico del popolo ucraino in questi giorni: è il primo e devastante effetto di questa guerra che, nonostante tutto, ancora oggi, esigerebbe la calma.
Sono numerosi i messaggi e le testimonianze come questa che si possono trovare in rete attraverso i blog che stanno crescendo, ad ogni ora che passa, nel contrapporsi alle decisioni dello “zar”, nella speranza di lanciare un allarme che giunga alle orecchie di un’Europa che ancora non sa bene che fare e di una popolazione russa che potrebbe anche mostrarsi capace di reagire.
Di Mattia Feltri, La Stampa Ieri ho visto un video magnifico e terribile, di un ragazzo condotto lunedì all’alba davanti alla telecamera prima che alla forca. Aveva sugli occhi...
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